Lenhart Tapes, ethno-noise dai mercatini di Belgrado

In Dens (Glitterbeat) Lehnart Tapes frulla insieme frammenti di folk slavo e voci da vecchie audiocassette  

Lenhart Tapes By Aleksa Savulov
Foto di Aleksa Savulov
Disco
world
Lenhart Tapes
Dens
Glitterbeat
2023

Da Belgrado ecco Dens, il secondo album di Lenhart Tapes, un progetto realmente underground.

«Un ragazzo, 4 walkman. Conversazioni di capre e pecore, il canto musulmano, ripetizioni, istruzioni per l'E-bow, inni turbo-folk, lezioni di lingue straniere, rituali satanisti, chitarra heavy metal per principianti…».

«Un ragazzo, 4 walkman. Conversazioni di capre e pecore, il canto musulmano, ripetizioni, istruzioni per l'E-bow, inni turbo-folk, lezioni di lingue straniere, rituali satanisti, chitarra heavy metal per principianti…»: questa la presentazione di Lenhart Tapes sulla sua pagina Bandcamp che ha scatenato la mia voglia di approfondirne la storia.

Una rapida ricerca e sì, esiste un sito da cui apprendo che Lenhart Tapes (vero nome Vladimir Lenhart) è un one-man-cassette-tape-manipulator conosciuto soprattutto per le sue indimenticabili esibizioni live. Ed è vero, i walkman sono i suoi strumenti musicali e Vladimir fa un mix dal vivo di materiale selezionato dalla sua collezione di cassette, in gran parte recuperate nel corso degli anni nei mercatini delle pulci di Belgrado, in cima a loop ritmici di sapore industrial o decisamente noise.

Ma lasciamo parlare Lenhart: «Sono stato un collezionista appassionato di audiocassette per molto tempo. Field recording, folk music rara, spoken word e materiali di propaganda sonora, album dei più disparati generi musicali – voi li nominate, io probabilmente li ho. Prima di avventurarmi nel mio progetto solista, ho suonato in svariati gruppi underground in giro per la Serbia. E poi, nell’ottobre del 2010, ecco che Lenhart Tapes prende vita. Il mio album Duets esce il 10 settembre 2021. Ho iniziato a lavorare su quel materiale già nel 2012, con l’idea di incorporare voci femminili di cantanti folk con campionamenti di rumori estratti da un mucchio di cassette. Il risultato è stato una compilation di canzoni non pubblicate, registrate tra il 2014 e il 2018 e mixate nel 2019».

Il più delle volte Lenhart si esibisce da solo ma non disdegna di coinvolgere – come avvenuto in Dens - le cantanti Tijana Stanković (lei anche violinista), Svetlana Spajić e Zoja Borovčanin, e, di tanto in tanto, la cosiddetta Lenhart Tapes Orchestra, composta da cinque o più elementi.

Dens, il nuovo lavoro uscito per l’etichetta Glitterbeat, si compone di otto brani difficili da etichettare; come riporta il comunicato stampa, i fan amano le etichette, mentre i musicisti tendono a non farlo, ma Vladimir Lenhart – gentilmente, gli va riconosciuto – userebbe quella di ethno-noise, lasciandoci poi a riflettere sul significato di questa definizione.

Sarà possibile farsene un’idea dopo solo un minuto di ascolto del primo pezzo – “Vodu brala” – o se, parlando in maniera generale, si è trascorso del tempo nei Balcani, circondati dalla musica folk in tutte le sue incarnazioni, e, in maniera più specifica, a Belgrado, mettendo insieme i fantasmi del punk jugoslavo e della scena industrial degli anni Ottanta con le attuali sperimentazioni disponibili per chi ha voglia e tempo di andare a cercarle. 

Come anticipato, “Vodu brala”, che possiamo tradurre con “(Lei stava) trasportando l’acqua”, è il brano che ha il compito di aprire l’album: una canzone folk della minoranza slovacca residente nella Vojvodina, nella parte settentrionale della Serbia, che Vlamidir ha ascoltato per la prima volta su un nastro abbandonato quando le stazioni radio locali stavano passando alla tecnologia digitale e le vecchie apparecchiature analogiche diventavano obsolete. 

La scomparsa Mária Šagová, originaria di Stara Pazova, ha proposto la canzone senza accompagnamento musicale durante un’intervista per un programma radiofonico. All’inizio questa registrazione si è rivelata interessante per Lenhart per un possibile campionamento, ma in un secondo tempo l’ha presentata a Tijana Stanković come materiale potenziale per un duetto; a quel punto il progetto per Dens è cambiato e si è deciso che le voci femminili dal vivo avrebbero sostituito i campionamenti. In qualità di etnomusicologa, Tijana ha riconosciuto l’autenticità di questa canzone folk arcaica e, in qualità di artista, ha provveduto a instillarvi nuova vita.

Più tardi, Vladimir ha trovato immagini di repertorio di Mária da TV Novi Sad risalenti agli anni Settanta e, come forma di omaggio nei suoi confronti, ne ha inserite alcune nel video che accompagna la canzone. 

La musica di Lenhart Tapes incapsula lo spirito dei Balcani, una regione immersa in tradizioni musicali ricche e ricordi funesti, e la sua passione per campionamenti di generi musicali diversi, dal folk alla world music fino al noise passando per l’industrial, e alimenta la creazione di un’esperienza sonora immersiva. In più questa sua musica non è confinata in uno studio di registrazione ma prende vita in esibizioni appassionate in piccoli locali, dove i suoi walkman creano un collage di ritmi e melodie con cui le voci di Tijana, Svetlana e Zoja possono interagire. Il risultato è un universo musicale sfaccettato, allo stesso tempo denso e spazioso, caotico e modellato con grazia, qualcosa che, a pensarci bene, richiama alla mente la città di Belgrado.

Il nonno di Vladimir, Ján, era un popolare interprete di canzoni folk slovacche durante gli anni Cinquanta e l’attenta salvaguardia da parte del maresciallo Tito delle culture delle minoranze in Jugoslavia ha prodotto un’eredità musicale che continua a farsi sentire da coloro che sono venuti dopo. Essere più giovani tuttavia significa avere proprie storie musicali da raccontare e influenze su cui lavorare. I nastri “un tanto al kilo” di Vladimir sono, a ben vedere, un approccio in qualche misura imparentato con quello dei turntablist e degli artisti hip-hop, ma la chiave è il suo amore per il suono industriale, quello che dà vita a un incontro magico del tipo “la bella e la bestia” di rumore sporco, violino improvvisato e folk “corretto”.

Però Vladimir Lenhart è solo metà della storia, senza Tijana Stanković probabilmente questo progetto non avrebbe visto la luce: cantante, violinista di formazione classica, etnomusicologa e music editor di Radio Belgrade, per stessa ammissione di Vladimir la sua conoscenza enciclopedica della musica ha creato la sostanza di questo album e ha spinto Lenhart ad assumere una linea sonora più inflessibile.

È stata una provocazione felice che alla fine ha segnato questo album come una collaborazione tra pari. Una curiosità – o meglio, una mia impressione: avete ascoltato “Mejremo”? Provate a immaginare di sostituire la voce di Tijana con quella sciamanica di John Lydon: funziona, vero? Potrebbe essere un pezzo dei PIL. Un’altra curiosità – o meglio, questa volta un mio desiderio: cosa succederebbe se “Džamahirija”, con la sua propulsione spaziale e la voce di Zoja Borovčanin, dovesse mai entrare nella echo chamber di Adrian Sherwood

Dens è un viaggio analogico (niente Frecciarossa, questo è un treno regionale) che richiede (e merita) ascolti attenti e ripetuti. Cosa ci riserverà Lenhart Tapes in futuro? Non lo sappiamo, ma una certezza l’abbiamo: Vladimir continuerà a portare il rumore. Come dicevano i Public Enemy, Bring the Noise!

 

 

 

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