Manara per Mozart
Jesi: Milo Manara alla sua prima scenografia operistica per Così fan tutte
La stagione lirica di tradizione del Teatro “G.B. Pergolesi” di Jesi si inaugura con Così fan tutte, il meno rappresentato dei tre capolavori del sodalizio Mozart -Da Ponte, per lungo tempo gravato da pregiudizi attribuiti all’ esilità e frivolezza della trama, al di là della bellezza indiscussa della musica.
Solo in tempi relativamente recenti è stata riconosciuta invece la complessità dell’intreccio, tra erotismo, sottile sadismo e velleità di educazione sentimentale (il sottotitolo è infatti La scuola degli amanti) oggi particolarmente attuale, tra l’altro, se solo si pensa alla natura delle sempre più diffuse relazioni via web, tra finzione e reticenza a rivelarsi per indagare l’interlocutore. Opera straordinariamente moderna quindi, dal finale sospeso, ma anche specchio della cultura illuminista, del suo scrollarsi di dosso vecchi moralismi e dare spazio agli impulsi di natura (“E’ legge di natura” sentenzia Despina riguardo alla volatilità delle leggi di attrazione che regolano le relazioni umane).
Rinvia al secolo dei lumi anche l’esilarante scena della magnetizzazione compiuta da Despina mascherata da dottore, con una calamita in mano (la “pietra mesmerica”) che risveglia dal finto avvelenamento i due albanesi: il riferimento è al medico tedesco Franz Anton Mesmer, assertore del “magnetismo animale” e al centro di un acceso dibattito che coinvolse seguaci e denigratori tra Vienna e Parigi e che fu messo a tacere da una commissione di scienziati voluta dallo stesso Luigi XVI. Forse fu Mozart, più che Da Ponte, a voler omaggiare Mesmer nell’opera, legato al compositore da vincoli di amicizia e primo ad accogliere nel teatrino all’aperto della sua casa viennese Bastien un Bastienne.
L’allestimento di Jesi è una nuova produzione che vede impegnata la Fondazione Pergolesi Spontini come capofila, insieme a Fondazione Teatro Verdi di Pisa, Fondazione Teatro Comunale Pavarotti di Modena, Teatro Sociale di Rovigo e Opéra-Théâtre of Eurométropole de Metz.
Buona la compagnia di canto, con Ekaterina Bakanova, in Fiordiligi, Lilly Jørstad in Dorabella, Jiri Rajnis in Guglielmo, Antonio Mandrillo in Ferrando, Francesca Cucuzza in Despina e Emanuele Cordaro in Don Alfonso. Tra tutti sono spiccate le voci e le presenze di Bakanova e di Jørstad, entrambe attrici molto espressive e vocalmente ineccepibili. Tutti gli altri hanno condotto bene le parti, interpretando i rispettivi personaggi con spigliatezza, tra accenti comici e malinconici, cinismo ed erotismo, ben diretti da Aldo Sisillo alla guida della FORM- Orchestra Filarmonica Marchigiana, alle cui prime parti va un plauso, e del coro del Teatro Ventidio Basso, preparato da Giovanni Farina.
La regia di Stefano Vizioli è stata briosa e tutta basata sulle capacità attoriali degli artisti, in un’opera il cui libretto nella relativa staticità dell’azione e nel suo incentrarsi sull’evoluzione psicologica delle due protagoniste femminili ha più che in altre opere le connotazioni del teatro di parola. L’azione era ambientata in uno spazio senza tempo, appena accennato dai costumi settecenteschi e dai pochi arredi in scena; perché sul palcoscenico dominava la scenografia tutta dipinta con le bellissime tavole del grande fumettista Milo Manara (gli originali sono stati esposti nella Galleria di Palazzo Pianetti, sede della Pinacoteca Civica di Jesi) che a 78 anni firma per la prima volta scene e costumi di un’opera lirica: cupidi, satiri, ninfe, e gli amori di Giove nei suoi vari travestimenti a scopo di seduttivo, secondo quanto si legge nelle Metamorfosi di Ovidio. Quindi una scenografia bidimensionale, all’ “antica”, fatta di quinte, fondali, pannelli a scomparsa e semplici ingegni di macchineria teatrale, in cui dominano i colori pastello di un Settecento stilizzato.
Lo spettacolo è stato molto gradito dal pubblico, in un teatro sold out in entrambe le recite, precedute da un’anteprima riservata agli studenti delle scuole della provincia di Ancona che ha riscosso vivo successo e partecipazione.
Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche
Jonas di Carissimi e Vanitas di cinque compositori contemporanei hanno chiuso le celebrazioni per i trecentocinquanta anni dalla morte del grande maestro del Seicento
Il primo pianista francese a vincere il Čajkovskij di Mosca conquista il pubblico milanese con un interessante quanto insolito programma.