Albert Mayr, riflessioni sul tempo
A Firenze il G.A.M.O. , in coproduzione con Spazio Musica Cagliari, celebra il compositore che del G.a.m.o. è stato uno dei fondatori e affianca ai suoi pezzi tre prime assolute di giovani autori
Alla Sala Ketty La Rocca alle Murate di Firenze il Gamo, Gruppo Aperto Musica Oggi, di cui è in corso la stagione 2023, ha reso omaggio il 19 settembre a uno dei suoi fondatori, il bolzanino Albert Mayr, presente a Firenze per gran parte della sua carriera di compositore e didatta. Professore di Musica elettronica al Conservatorio Cherubini fino alla fine degli anni 90, Mayr veniva compiendo ricerche ed esplorazioni sonore spesso anticipatrici di tendenze poi trasversalmente frequentate da molta arte contemporanea, anche in quel terreno di confine che vede interpreti, performer, sviluppatori, artisti concettuali, utilizzare materiali e compiere percorsi comuni. “A Tempo” era il titolo del concerto, e proprio la riflessione sul tempo ci è sembrata il focus di questo concerto che alternava brani acusmatici per strumenti elettronici dello stesso Mayr a pezzi dal vivo in prima esecuzione assoluta di tre giovani compositori, Theocharis Papatrechas, Sandro Mungianu e Andrea Veneri, e alla rivisitazione di un’opera concettuale dello stesso Mayr, Pezzi di durate (1981), ricreata per l’occasione dal vivo dal Gamo Ensemble.
Verrebbe da pensare che i brani acusmatici che abbiamo ascoltato in questo concerto siano in sintonia con il pensiero kantiano per cui il tempo è una forma a priori pura, o forse con la definizione platonica di tempo come immagine mobile dell’eternità. Di Albert Mayr si sono ascoltati gli acusmatici Simultaneità 2 (1977), Proposta Sonora V e Proposta Sonora X (brani degli anni ’60) definiti dall’autore "né studi o esercizi, né composizioni, ma semmai meditazioni, proposte dove importante è la ricerca di capire come eventi sonori prodotti dalle macchine convivano insieme, nel piacere di esplorare più che in quello di trovare delle risposte". Un atteggiamento e una poetica cageana, diremmo, in sintonia con l'amico e sodale Giancarlo Cardini, che non a caso inserì spesso musiche di Mayr nei propri impaginati di concerto.
Simultaneità 2 univa a una voce registrata anche un video dove un lettering cinetico alludeva al concetto junghiano di sincronicità, concetto dirompente, innovativo, per un musicista che rifletteva sul tempo nei propri lavori. L’alternanza di questi brani, che potremmo definire storici, dell’esplorazione acusmatica, con i tre pezzi in prima esecuzione assoluta sembrava costituire il dato più importante della serata, pezzi appena battezzati messi a confronto con le proposte mayriane dense di seminale energia germinativa.
Il primo brano eseguito dal vivo era Stato esoterico, scritto nel 2023 dal greco Theocharis Papatrechas (1988), per sassofono,fisarmonica, contrabbasso e pianoforte. È il compositore stesso che presenta il suo brano come scaturito da una ricerca delle ragioni o delle immagini sonore che risuonino interiormente, come a mettere in scena una narrazione intima. All’ascolto il concetto di lavoro e ricerca in limine si traduceva nella scelta di una tavolozza sonora di rumori, nell'uso anticonvenzionale dei quattro strumenti, come a ricordarsi del lavoro di Helmut Lachenmann, coevo a Mayr e a lui singolarmente accostato con bella intensità strumentale.
Seguiva di Sandro Mungianu Inverno di Kondratiev - per sassofono baritono, fisarmonica, pianoforte, contrabbasso e live electronics. Le onde di Kondratiev sono note, in ambito più scientifico-economico che artistico, come cicli regolari sinusoidali. Il compositore osserva grafici di andamento del mercato trasfigurandoli in strutture musicali ed evoluzioni metriche, per favorire la capacità della musica di impossessarsi del tempo e restituirlo alla nostra percezione in forma di tensione e rilascio. Si noti che anche qui, consapevole o meno, l’atteggiamento è cageano (Etudes Australes), unito all’invito agli esecutori a far superare ai loro strumenti la propria natura: il sassofono baritono, leggero su dinamiche lievi e multifoniche, la fisarmonica in registri sopracuti, il pianoforte a sollecitare la propria anima metallica con il tocco del vetro sulla cordiera, il contrabbasso a cantare i propri armonici. Brevi strutture melodiche e armoniche si costruivano e decostruivano in evoluzioni timbriche, contrappuntistiche ed elettronica, in fraseggi e linee melodico-tematiche allusive anche alla tradizione, fino a perdersi in un soffio finale.
Questo soffio veniva di nuovo inglobato nella Proposta sonora X, che lasciava al pubblico uno spazio meditativo prima di ascoltare ελαστικότητα (elastikótita) (2023) di Andrea Veneri in cui un’idea cinetica, il rimbalzo elastico, era motore generativo a collocare e relazionare fra loro note, corde, centri tonali, ritmi. Ne derivava un brano segmentato con una sua aura seduttiva, capace di sorprendere e creare attesa nell’ascoltatore, continuamente spiazzato dal dialogo-reazione degli strumenti dell’ensemble.
Gran finale del concerto la ricreazione-improvvisazione di Pezzi di durate (1981), brano concettuale in cui Albert Mayr rastrema all’osso la propria riflessione sul tempo affidando agli esecutori improvvisazioni a coordinate fisse, creando uno spazio-tempo definito e assoluto, stringente, dentro il quale esercitare la propria libertà strumentale. La risposta dei musicisti è stata straordinaria, come a centellinare e spremere dai minuti e secondi a loro concessi tutta l’intensità possibile, a volte in ascolto gli uni gli altri, a volte allungati sui registri estremi. Ricordiamo i bravi solisti del Gamo Ensemble Michele Bianchini, sassofono, Francesco Gesualdi, fisarmonica, Giacomo Piermatti, contrabbasso, Ilaria Baldaccini, pianoforte, Roberto Zanata regia del suono, che saranno a Cagliari allo Spazio Musica il 29 settembre per la replica del concerto.
Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche
Al Teatro Sociale di Rovigo va in scena La voix humaine e a Padova l’OPV propone L’histoire de Babar
A Santa Cecilia, all’Opera e al Teatro Olimpico tre diverse edizioni del balletto di Čajkovskij
A Piacenza la stagione d’opera si apre con successo con una Madama Butterfly dall’efficace segno musicale