Who, gli intramontabili

Tommy e Quadrophenia in estratto e in versione sinfonica con l’Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino, con l’intermezzo di hit della sola band, elettrizzano l’arena fiorentina del Visarno

Who a Firenze (Foto Elena di Vincenzo)
Who a Firenze (Foto Elena di Vincenzo)
Recensione
classica
Ippodromo del Visarno, Firenze
Who
17 Giugno 2023

Della storica band inglese sono rimasti solo il fondatore Roger Daltrey, la voce, e Peter Townshend, la chitarra ma anche la mente creativa più rilevante, colui che soprattutto è identificato come la firma del sound di un gruppo straordinario per tanti motivi: lo specchio più fedele del disagio e della ribellione giovanile degli anni Sessanta, ma anche i creatori di linee e ritmi e sequenze accordali originali e grintosi ma anche così solidi e “classici” che già allora in molti casi potevano convivere perfettamente con il suono di archi e fiati dell’orchestra sinfonica.

Ciò ha avuto perfetto riscontro nell’unica data italiana del tour europeo degli Who attualmente in corso, il 17 scorso nel grande spazio dell’ippodromo del Visarno a Firenze, di fronte a un pubblico fatto non solo di sessantenni nostalgici ma anche di ventenni, trentenni e quarantenni non meno entusiasti per i pezzi e per le esecuzioni.

C’era un gruppo veramente ammirevole per grinta e perizia, il chitarrista e cantante Simon Townshend, il bassista Jon Button, il batterista Zak Starkey, le tastiere di Loren Gold e Emily Marshall, la voce di Billy Nichols, a cui vanno aggiunti Keith Levenson che dirigeva l’Orchestra del Maggio le cui file di violini e violoncelli erano capeggiate stavolta da Katie Jacoby e Audrey Snyder.

Alle sequenze da Tommy, con pezzi iconici come Ouverture, 1921, Amazing Journey-Sparks, Pinball Wizard, We’re Not Gonna Take It, e da Quadrophenia con brani struggenti e specchio della “terra desolata dell’adolescenza”, per dirla con una classica formula Who, come The Real Me, I’m One, The Rock, Love Reign O’er Me, si aggiungeva, come si è detto, l’Orchestra del Maggio, e si è notato anche a Firenze, come in altri concerti in tour precedenti del resto, come l’orchestra sinfonica, con i suoi scatti ritmici e le sue dipanate melodie, aggiungesse a questi canti della disperazione e dell’introspezione, o della ribellione, qualcosa come un’energia e un sovrappiù di orgoglio e di incisività, ad esempio nella stupenda versione di The Real Me.

Fra le due sequenze di Tommy e Quadrophenia una parte dedicata alla sola band in cui abbiamo riascoltato altri classici della band come I Can See for Miles, Seeker, WGFA, e se i due storici membri della gloriosa band potrebbero aver inevitabilmente perso un po’ della loro freschezza, sono ancora signori del podio, capaci di trascinare la band e il pubblico e di coinvolgerlo in giochi di risposte corali come gli u-u-u-u in Who Are You.

 

 

 

Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche

classica

Madrid: Haendel al Teatro Real

classica

A Roma, prima con i complessi di Santa Cecilia, poi con Vokalensemble Kölner Dom e Concerto Köln

classica

Federico Maria Sardelli e il sopranista Bruno de Sá per un programma molto ben disegnato, fra Sturm und Drang, galanterie e delizie canore, con Mozart, da giovanissimo a autore maturo, come filo conduttore