Il suono di velluto di Bill Frisell e Thomas Morgan
Con lo Small Town’ Duo di Frisell e Morgan si è conclusa con successo la XX edizione del Piacenza Jazz Fest
La pregnante intesa espressiva restituita dal duo formato da Bill Frisell e Thomas Morgan ha chiuso qualche sera fa il ricco cartellone che ha contraddistinto la XX edizione del Piacenza Jazz Fest di fronte al pubblico da “tutto esaurito” che riempiva la Sala degli Arazzi della Galleria Alberoni.
Il rimando, presente fin dal titolo del concerto, al lavoro discografico Small Town pubblicato nel 2017 dall’etichetta ECM ha trovato anche in questa occasione quell’atmosfera densa e riflessiva che intride i dialoghi tra la chitarra di Frisell e il contrabbasso di Morgan, protagonisti di uno scambio intimo e personale, maturato in decenni di frequentazione e documentato anche nel più recente album Epistrophy, pubblicato nel 2019 sempre dalla casa discografica di Manfred Eicher.
Un’intesa che ha ripercorso il clima al tempo stesso uniforme e variegato tratteggiato nel fluire di un suono di velluto, ora intessuto attraverso gli intrecci armonico-timbrici distillati con fluida espressività dai due musicisti, ora attraversato dalle delicate schegge strumentali distribuite dagli effetti e dagli armonici sparpagliati dalla chitarra di Frisell.
Un percorso di ascolto che ha saputo rapire l’attenzione del folto pubblico, accompagnandolo nella rievocazione di atmosfere capaci di riecheggiare rimandi al mondo espressivo di figure quali Paul Motian o Lee Konitz – punti di riferimento omaggiati proprio in apertura del disco Small Town – per poi tratteggiare percorsi compositivi scaturiti dall’originale fantasia dei due musicisti. Un dialogo che ha trovato nelle lunghe peregrinazioni strumentali – disegnate da un lato dal suono corposo e agile al tempo stesso del contrabbasso di Morgan e dall’altro dall’ampia e raffinata varietà timbrica della chitarra di Frisell – una sorta di spazio dilatato e ideale nel quale perlustrare atmosfere cangianti.
Un panorama che ha indagato rimandi i più differenti, toccando ora profumi folk ora sapori blues, ora esplorazioni improvvisative più affilate ora tratteggi melodici più morbidi e sinuosi. Una miscela capace di rievocare il clima di composizioni anche molto diverse tra loro quali, per esempio, la significativa fusione tra i brani “Wildwood Flower” e “Save The Last Dance For Me”, che unisce idealmente i due album citati, o ancora “You Only Live Twice”.
Un dialogo equilibrato e intenso, quello restituito da Frisell e Morgan, salutato dagli applausi convinti del pubblico presente e suggellato da un bis che ha chiuso un concerto che ha saputo attraversare rimandi ideali e variegati, comprendendo anche un significativo omaggio a Burt Bacharach a pochi mesi dalla scomparsa.
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