La repubblica musicale delle donne è al Palazzetto Bru Zane

Il ciclo di primavera del Centro di Musica Romantica Francese sarà interamente consacrato alla produzione musicale delle donne | IN COLLABORAZIONE CON PALAZZETTO BRU ZANE

“Compositrici!”
“Compositrici!”
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classica

«Sembra che la composizione musicale, cioè la grande composizione, non sia un affare di donne. Le donne sono spesso state grandi interpreti, ma mai ci sono state grandi creatrici»: è quanto scrive il critico e musicologo Camille Bellaigue nella Revue des deux mondes del 15 febbraio 1895. È certamente un fatto che nei libri di storia della musica fino a pochissimo tempo fa non compaiano quasi nomi di donne. Da anni il Palazzetto Bru Zane prova a riscrivere questa storia con le sue armi più proprie, cioè recuperando partiture dagli angoli più nascosti di biblioteche e archivi un patrimonio musicale oggi quasi completamente dimenticato e riproponendolo al pubblico. Un momento significativo dell’impegno pluriennale nel recupero delle presenze femminili nella musica del Centro di Musica Romantica Francese sarà il prossimo festival di primavera “Compositrici!” e la quasi concomitante uscita del cofanetto di 8 CD “Compositrices. New light on French Romantic women composers” per Bru Zane Label.

A Venezia fra il 1 aprile e l’11 maggio, il pubblico avrà l’opportunità di conoscere la produzione musicale da camera di compositrici per lo più sconosciute, ma spesso presenti nei programmi del Palazzetto Bru Zane. Già nel primo dei concerti, in cartellone il 1 aprile alla Scuola Grande di San Giovanni Evangelista, “La Belle Époque delle compositrici”, il violinista Pierre Fouchenneret, la violista Lise Berthaud, il violoncellista Yan Levionnois e la pianista Adam Laloum presenteranno lavori per archi e pianoforti di cinque fra le compositrici più significative fra gli ultimi anni dell’Ottocento e i primi decenni del Novecento nel processo di emancipazione e di pieno riconoscimento della legittimità delle donne a dedicarsi professionalmente alla composizione musicale: Rita Strohl, Hélène Fleury, Charlotte Sohy, Lili Boulanger, Mel Bonis.

Rita Strohl
Rita Strohl

Se è vero che nella Francia del XIX secolo non vigesse un divieto formale alle donne di comporre, i vincoli all’accesso alla formazione nei conservatori erano tali e tanti che, quando non accettavano di essere dirottate sullo studio del pianoforte o dell’organo, dovevano comunque rivolgersi a insegnanti privati per ricevere la formazione negata dalle istituzioni ufficiali. Ed è così che Mel Bonis prenderà lezioni in privato da César Franck, come la collega Augusta Holmès, Rita Strohl da Adrien Barthe e prima di loro Hélène de Montgeroult, Louise Bertin, Louise Farrenc e Pauline Viardot si erano rivolte a Antoine Reicha, mentre Clémence de Grandval a Camille Saint-Saëns e Cécile Chaminade da Benjamin Godard. Ma anche a processo di formazione avvenuto, per le donne non è facile dedicarsi alla composizione per i vincoli sociali loro imposti dall’appartenenza alle classi borghesi e aristocratiche (alle altre, naturalmente, le professioni intellettuali sono comunque precluse alla fonte). Più facile cambiar nome e provare a passare per maschio sfumando sulla propria femminilità, mascherando il proprio genere, come farà Mélanie Bonis che scelse il più neutro Mel o Charlotte Sohy che invece optò per le iniziali Ch. quando non per il nome del nonno materno Charles.

Charlotte Sohy
Charlotte Sohy

Per la maggior parte comunque era cedere alle pressioni sociali mettendo su famiglia e fare figli, sospendendo per anni la propria vocazione artistica per dedicarsi in primo luogo ad allevare ed educare i propri figli. Charlotte Sohy ne ebbe sette dal suo matrimonio con il direttore d’orchestra e compositore Marcel Labey, anche se la loro condizione di agiatezza permise loro di consacrarsi alla musica e di sostenersi a vicenda nella loro produzione artistica. Quattro figli, invece, ebbe Rita Strohl, che continuò comunque la sua produzione musicale anche dopo il matrimonio nel 1888 con l’ufficiale di marina Émile Strohl e, rimasta precocemente vedova, insegue il sogno di fondare una “piccola Bayreuth” a Bièvres nell’Essonne con il musicista Richard Burgsthal, che sposa in seconde nozze nel 1908. Meno fortunata fu invece Mel Bonis, costretta a ritirarsi dal Conservatorio per impedire il suo matrimonio con un compagno di studi. In seguito, nel 1883 sposa il ricco industriale e due volte vedovo Albert Domange con cui ha tre figli ai quali si dedica completamente, prima di incontrare nel 1890 il suo amore di gioventù Amédée Hettich e riprendere la carriera musicale.

Helène Fleury-Roy
Helène Fleury-Roy

Nonostante la Terza Repubblica in Francia, che si impone dopo la disfatta di Sedan, non discrimini gli studenti sulla base del sesso, i canali per l’affermazione del proprio talento sono largamente preclusi alle giovani compositrici in cerca di visibilità. Il celebre Prix de Rome, ad esempio, per le donne resta un sogno almeno fino al 1903, quando Helène Fleury-Roy, nonostante dichiari di non avere alcuna speranza di vincere, trova «coraggioso... e divertente... competere per qualcosa che finora è stato riservato solo agli uomini». Il percorso è breve, poiché la prima candidata cade alla prima prova, quella che prevede la composizione di una fuga. Anche se sconfitta, dichiara: «Penso che tale iniziativa sia destinata a produrre buoni risultati, ma non pretendo di beneficiarne io stessa. Altri verranno e raccoglieranno ciò che io ho seminato. E questo basta a soddisfarmi». E occorrerà aspettare ancora 10 anni prima che una donna, Lili Boulanger con la cantata Faust et Hélène, vinca nel 1913 quel prestigiosissimo premio, viatico in Francia di ogni compositore che volesse vivere della sua arte.

Lili Boulanger
Lili Boulanger

Di queste cinque donne, cui spetterà l’onore di aprire il ciclo “Compositrici!”, verranno presentate composizioni per diverse formazioni di archi con accompagnamento di pianoforte, composte in un vasto arco temporale fra il 1887 e il 1931. Apre il programma Solitude per violoncello e pianoforte di Rita Strohl (o “R. Strohl”, come da partitura a stampa). Definito “romance sans parole” dall’autrice, il breve pezzo insiste sulla capacità lirica del violoncello, che deve suonare questa composizione in maniera “gentile con un grande senso di tristezza”. La Fantaisie pour alto et piano è un pezzo composto da Hélène Fleury-Roy su commissione del Conservatorio di Parigi per il concorso della classe di viola di Théophile Laforge nel 1906 che vide la stessa Fleury-Roy accompagnare al pianoforte i candidati. Il pezzo concepito per mettere in risalto le capacità tecniche dello strumentista, non fu troppo apprezzato dalla stampa dell’epoca: “un po’ contorta” la definì il cronista de Le Figaro, mentre Arthur Pougin nel Ménestrel scrisse «ho trovato solo frammenti, embrioni di frasi che scorrono l’una dopo l’altra, senza unità, senza essere legate da nulla, non offrendo alcun significato». Il Trio avec piano in la minore corrisponde alla seconda metà della carriera di Charlotte Sohy, quella in cui la compositrice affronta le forme classiche della musica da camera secondo i canoni della Schola Cantorum di Parigi fatta di rigore formale e tecnica mai spinta fino al virtuosismo, piuttosto chiusa alle esperienze moderniste. Lo sottolineò anche il critico Marcel Belvianes, che notò “l’influenza di César Franck e, a volte, di Wagner.” Appartiene agli ultimi anni della sua breve vita D’un matin de printemps per violino e pianoforte, pezzo spesso associato al contemporaneo D’un soir triste, come i due lati psicologici della compositrice. Se D’un soir triste rappresenta il lato più malinconico e forse già presago della morte imminente, D’un matin de printemps si apre con una danza vivace seguita da un passaggio “misterioso, espressivo, rubato” più tranquillo per poi concludersi con un’ampia melodia lirica dalle armonie audaci. La conclusione del programma del concerto è affidata al Quartetto con pianoforte n.1 in si bemolle maggiore op. 69 di Mel Bonis, composizione musicalmente “molto femminile ma non effeminata” secondo il giudizio del Mercure musical. Secondo Le Guide musicale il quartetto di Bonis «non ha l’ambizione di opera severa, ma è piuttosto una suite in quattro movimenti – Moderato, Intermezzo, Andante e Finale – nella quale il pianoforte occupa una posizione piuttosto preponderante».

Mel Bonis
Mel Bonis

«Gli esempi passati perorano la loro causa; arriverà il momento in cui vinceranno e, libere anche esse, creeranno la repubblica musicale delle donne» scriveva il critico musicale e compositore Maurice Bourges nel 1847. Chissà che la repubblica musicale delle donne non nasca proprio al Palazzetto Bru Zane.

Il programma completo di “Compositrici!” è qui.

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