A Karlsruhe in scena due volti di Händel
All’Internationale Händel Festspiele un nuovo allestimento di Ottone e la ripresa di Hercules
Un ritorno completo alla normalità per l’Internazionale Händel Festspiele di Karlsruhe, che quest’anno festeggia l’edizione numero 45 con un programma molto ricco e soprattutto con un tutto esaurito in gran parte degli eventi del cartellone. Come da lunga tradizione, erano due le produzioni sceniche: la nuova produzione di Ottone rè di Germania e la ripresa di Hercules dalla scorsa edizione.
Reduce dalle mitiche fatiche, Ercole vittorioso torna a casa e affronta forse la fatica più grossa: la gelosia della moglie. È una preda di guerra della sconfitta Oechalia, la bellissima principessa Iole, a scatenare la “peste infernale” in Dejanira. Ritrovato il consorte creduto morto, Dejanira perde la pace e non solo, convinta che Ercole non abbia saputo resistere alla bellezza di Iole, bramata ma senza troppe speranze anche dal figlio Illo. Dejanira non esita a usare le arti magiche per riconquistare il suo uomo: però il mantello impregnato del sangue del centauro Nesso non è, come fu fatto credere alla donna, lo strumento dell’amore eterno ma dispositivo mortifero per l’eroe. Dejanira non regge al dolore e perde il senno. Iole è commossa e, complice la volontà di Giove, acconsente a sposare Illo. Così la vicenda da libretto, che il regista Florin Visser immagina come un flashback deformato dalla mente folle di Dejanira. In effetti si comincia dalla fine, con la donna barricata nella propria stanza da letto mentre vaga fra le costellazioni tracciate sul muro. Resiste all’assalto del medico finché non giunge a salvarla l’eroe Ercole a torso nudo con due grandi ali nere da aquila. Che sia una fantasia nata dal delirio della donna diventa via via più chiaro nel flusso della trama, interrotta da diversi inserti, spesso con movimenti rallentati, che mostrano le fantasie omicide di Dejanira e l’immaginario processo del quale è imputata che vira nel surreale al momento del verdetto. Ha molto di cinematografico il taglio dato da Visser, già regista di un divertente allestimento di Semele a Karlsruhe, per questo divertente Hercules, trasportato negli ambienti eleganti di una dimora altoborghese degli anni Cinquanta (con tanto di salone sovrastato da un fregio classico con le fatiche del padrone di casa) disegnati da Gideon Davey, come gli eleganti costumi.
Diverte un po’ meno la musica, diretta con una certa parsimonia di colori orchestrali e contrasti dinamici da Lars Ulrik Mortensen, che comunque sula tolda dei Deutsche Händel Solisten assicura una navigazione tranquilla e un accompagnamento affidabile ad uno spettacolo che sfiora le quattro ore (intervallo compreso). Affidabile anche il cast vocale, privo di fuoriclasse ma molto funzionale allo spettacolo. L’eroe eponimo è Brandon Cedel, “physique du rôle” calzante e vocalmente a posto, mentre Dejanira è Kristina Hammarström, nel complesso un po’ sottotono e piuttosto in affanno nella celebre aria della follia “Where shall I fly?”. Lauren Lodge-Campbell è una Iole vocalmente corretta ma di scarso carattere, come anche Moritz Kallenberg che è un giovane Illo vocalmente piuttosto esile ma musicale. Buona la prova del controtenore James Hall nel ruolo dell‘attendente Lica. Ottima la prova anche scenica dell’Händel-Festspielchor, fondamentale nell’Händel inglese degli oratori.
Di 22 anni precedente era il secondo dei due titoli del cartellone 2023, l’Ottone, re di Germania, con Rinaldo uno dei più grandi successi londinesi del compositore ma oggi di rara esecuzione. Se Hercules è un ritratto dell’Händel più maturo (e inglese) degli oratori, Ottone rinvia fedelmente al modello dell’Händel italiano: intreccio piuttosto convoluto, che è solo un pretesto per mettere in rilievo le qualità vocali dei sei personaggi, tutti interpretati da autentiche star all’epoca della prima al King’s Theatre nel 1723 a partire dal Senesino nel ruolo eponimo.
Motore della complessa trama è la principessa bizantina Teofane contesa da Ottone e da Adelberto, istigato dalla madre Gismonda, che spera così di ottenere per il figlio il regno d’Italia, possedimento del re di Germania. Per complicare il quadro, Adelberto si finge Ottone per vincere le resistenze della principessa, cosa che provoca il risentimento di Matilda, promessa ad Adelberto e cugina di Ottone, al quale la donna rivela le trame ai suoi danni. Come sempre la vicenda si sviluppa fra numerosi colpi di scene e sfruttando tutte le possibilità combinatorie dei personaggi in gioco fino al lieto fine che vede Ottone convolare a nozze con Teofane, che ritrova nel capo dei pirati Emireno il fratello Basilio, e Matilda con Adelberto, dopo aver ottenuto con Gismonda il perdono del magnanimo re.
L’allestimento firmato da Carlos Wagner è stilizzato e giocato nella chiave di un Settecento un po’ di maniera, funzionale soprattutto a dare rilievo ai numeri chiusi degli interpreti vocali. La scena di Christophe Ouvrard rappresenta la facciata di un imponente edificio, che non nasconde i segni del tempo, con rampe di scale laterali che si prestano a descrivere i diversi ambienti dell’articolata vicenda. Il corpo centrale si apre per mostrare la proiezione di un mare in tempesta per l’aria di sortita di Ottone e ruota svelando i resti di un naufragio nel secondo e terzo atto. Di foggia settecentesca anche i costumi dello stesso Ouvrard, piuttosto elaborati e di un bianco statuario per i romani Adelberto e Gismonda, più essenziali e neri per i tedeschi Ottone e Matilda e con inserti d’oro per i bizantini Teofane e Basilio (dismessi gli abiti turcheschi del pirata Emireno).
Ben assortita la compagnia di canto che trova in Yuriy Mynenko un Ottone di carattere nobile e del tutto compiuto sul piano espressivo. Lucía Martín-Cartón mette il bel timbro luminoso al servizio di una Teofane risolta sul piano del canto ma poco personaggio, al contrario di Sonia Prina, che invece rende la sua Matilda personaggio a tutto tondo con tratti fortemente contrastati. Lena Belkina è una Gismonda un po’ affettata anche sul piano vocale, mentre Raffaele Pe è un musicalissimo Adelberto reso con introspezione e partecipata sensibilità. Nel ruolo minore di Emireno/Basilio molto riuscita è anche la prova dell’agile basso Nathanaël Tavernier, l’unico dell’ensemble del teatro.
Carlo Ipata dirige con estro i Deutsche Händel-Solisten facendone risaltare il suono agile e ricco di colori e servendo al meglio la compagine di canto con una lettura dinamica e avvincente di questa partitura händeliana.
Mentre si sta per chiudere con successo l’edizione 2023, si guarda già all’edizione 2024 con la ripresa di questo Ottone re di Germania e un nuovo Siroe re di Persia, che riduce a quattro i titoli händeliani non ancora presentati a Karlsruhe (Floridante, Sosarme, Atalanta e Faramondo).
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