A Treviso un “Trovatore” che guarda al passato

L’opera di Giuseppe Verdi chiude con successo la stagione lirica del Teatro Comunale “Mario del Monaco”

Il Trovatore
Il Trovatore
Recensione
classica
Treviso, Teatro Comunale “Mario Del Monaco”
Il Trovatore
17 Febbraio 2023 - 19 Febbraio 2023

Si chiude con Il trovatore verdiano la breve stagione lirica del Teatro Comunale “Mario Del Monaco” di Treviso, inaugurata nello scorso novembre con un altro titolo verdiano a forte trazione popolare come Rigoletto.

Frutto di una collaborazione fra i teatri di Novara, Rovigo e Jesi, l’allestimento visto a Treviso è firmato da Deda Cristina Colonna con le scene dal segno fin troppo essenziale e i colorati costumi in stile figurine Liebig di Domenico Franchi. Si intuisce una qualche ambizione nel progetto scenico, con la scena divisa su due piani con quello sul fondo che accoglie le azioni secondarie che generalmente sono relegate al fuori scena. Probabilmente i vincoli imposti dalla portabilità e un budget verosimilmente non generosissimo hanno un po’ mortificato il risultato, nel complesso piuttosto modesto sul piano della spettacolarità. Gusto passatista a parte, il limite maggiore è comunque, come spesso accade in questo genere di allestimento, nell’evidente approssimazione sul piano della direzione attoriale, con gli interpreti abbandonati al personale repertorio gestuale appreso nelle classi di arte drammatica. Ma, in fondo, il bello dei teatri di tradizione nazionali è proprio l’incrollabile difesa di un’idea museale di opera, sempre buona come i sapori di una volta.

Alla musica pensa un rodatissimo direttore come Francesco Rosa, che sa far funzionare a dovere il febbricitante melodramma più melodrammatico e drammaturgicamente scombinato di Verdi: passo spedito, forti contrasti sonori, largo spazio al canto. Insomma, c’è tutto quello che serve per apprezzare e dare un senso a quest’opera. Non si tirano indietro né l’Orchestra Regionale Filarmonia Veneta né la compagine vocale, molto indovinata, che segue con grande sfoggio di vocalità muscolare. Muscolare è sicuramente il Manrico di Gaston Rivero, tenore dal timbro squillante e dall’acuto sicuro, dal gusto un po’ datato forse ma generosissimo coi do di petto per la delizia del pubblico. Bene anche la Leonora di Dinara Alieva, che canta e canta anche bene ma la si vorrebbe più emotivamente partecipe del dramma che vive il personaggio. Fin troppo elegante il Conte di Luna del giovane Jorge Nelson Martínez González, giovane baritono dal bel timbro brunito, ancora un po’ acerbo per i ruoli verdiani e non proprio sciolto sulla scena ma voce da tenere d’occhio. Gigioneggia non poco Olesya Petrova come Azucena, ma la tecnica di canto è ineccepibile così come l’efficacia sul piano scenico. Nei ruoli minori si difendono bene Carlo Malinverno, un Ferrando di presenza vocale autorevole, e Brigida Garda, una Ines solo un po’ enfatica nell’espressione, mentre Francesco Marsiglia è un poco più che funzionale Ruiz. Complessivamente buona la prova del Coro Lirico Veneto, piuttosto impacciato però nei movimenti scenici.

Pubblico numeroso alla prima e generoso di applausi durante la rappresentazione e alla fine con solo un “buh” isolato all’indirizzo della regista.

 

 

 

interpreti

Jorge Nelson Martínez González (Il Conte di Luna), Dinara Alieva (Leonora), Olesya Petrova (Azucena), Gaston Rivero (Manrico), Carlo Malinverno (Ferrando), Brigida Garda (Ines), Francesco Marsiglia (Ruiz)

 

regia

Deda Cristina Colonna

 

scene

Domenico Franchi

 

costumi

Domenico Franchi

 

luci

Fabrizio Gobbi

 

Coro

Coro Lirico Veneto

 

maestro del coro

Giuliano Fracasso

 

orchestra

Orchestra Regionale Filarmonia Veneta

 

direttore

Francesco Rosa

 

note

Produzione Comune di Treviso - Teatro Mario Del Monaco, Teatro Sociale di Rovigo, Fondazione Pergolesi Spontini di Jesi, Fondazione Teatro Coccia di Novara

 

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