Arabella debutta a Madrid
L'opera di Strauss per la prima volta al Teatro Real
Per la prima volta l’opera Arabella di Richard Strauss viene presentata sul palcoscenico del Teatro Real di Madrid.
La scena è una scatola bianca, il mondo e l’atmosfera della Vienna ottocentesca restano dietro questo involucro, mentre, ogni tanto, alcuni interni o scorci appaiono o vengono occultati da pannelli scorrevoli: il fulcro delle vicende e degli intrighi del libretto di Hugo von Hofmannsthal, nella visione che ne ha dato il regista Christof Loy, si disegna plasticamente in questa cornice, scarna, essenziale, icastica. Ambientati in un contesto genericamente ‘primo novecento’, fuori dal tempo storico in cui è stata pensata da Hofmannsthall, i conflitti da operetta di questa sorta di ‘commedia triste’ si stagliano nitidamente, senza orpelli, con una perfetta conduzione della macchina teatrale, che ricorda un po’ quella di Capriccio, che lo stesso regista ci presentò, sempre al Real, la passata stagione.
Il carattere della protagonista, mirabilmente interpretato da Sara Jakubiak, si viene così profilando con varie sfaccettature, fatuo, leggero, finanche triste e malinconico: sentimento questo che lascia trasparire quando decide di accettare la proposta di matrimonio di Mandrika e di congedarsi così dal bel mondo dei balli e delle feste.
È quindi sostanzialmente una cura minuziosa delle dinamiche conflittuali a far sì che lo sviluppo della vicenda si presenti nel complesso perfettamente delineato.
Così come, perfettamente, funziona la direzione musicale di David Afkham e la resa dell’Orchestra del teatro. Una direzione che si caratterizza per un controllo estremamente attento delle diverse variabili della partitura di Strauss, negli intricati concertati con le parti vocali e nei cambi repentini di tempo, a gestire un cast vocale di tutto rispetto: Sarah Defrise delinea una Zdenka disinvolta, agile e penetrante negli acuti, la robusta voce di basso di Martin Winkler presenta, con un marcato piglio comico e grottesco, la figura del padre, il conte Waldner; così Elena Sancho Pereg è una formidabile e saettante Fiakermilli e Matthew Newlin riesce a far emergere la scialba figura di Matteo con un più che convincente colore vocale. Josef Wagner, nei panni di Mandrika, rivela una timbrica robusta e duttile nei diversi piani espressivi della parte; Perfettamente a suo agio la Jakubiak nel ruolo del titolo, prezioso il suo timbro, padrona del personaggio e delle sue variabili espressive, specie nei momenti lirici di ampio respiro, fino al mesto happy end del lungo e intenso duetto finale con Mandrika.
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