E finalmente arrivò l’anno della ripartenza. Il peggio è ormai alle spalle (si spera) e i teatri lirici sono ripartiti alla grande. Fra recuperi di progetti messi da parte e stagioni finalmente normali, il 2022 è stato un anno fin troppo ricco di offerte. Durerà?
Nell’attesa di scoprirlo, abbiamo scelto le dieci produzioni liriche più interessanti viste in Italia e nel resto d’Europa in questo anno che si sta per chiudere.
1. Pappano si addice ad Elektra | Roma, Auditorium Parco della Musica – Elektra di Richard Strauss
L’ultima stagione di Antonio Pappano all’Orchestra dell’Accademia di Santa Cecilia si apre con l’Elektra di Strauss, opera del cuore, inseguita a lungo ma sempre sfuggita fra le dita per una serie di circostanze sfavorevoli. Sir Tony esalta tensione e violenza dell’opera straussiana con una esecuzione mozzafiato. Un trionfo soprattutto per il direttore ma anche per un’orchestra eminentemente sinfonica dalla lunga tradizione straussiana ma al debutto in questo titolo operistico del compositore bavarese.
2. Ildar conquista la Scala | Milano, Teatro alla Scala – Boris Godunov di Modest Musorgskij
Il Teatro alla Scala inaugura la stagione con il Boris Godunov nella prima versione del 1869, più breve e compatta, mai andata in scena alla Scala per volontà del direttore Riccardo Chailly. Esecuzione musicale di grande classe, allestimento interessante ma il vero trionfatore è Ildar Abdrazakov, fuoriclasse dalla voce generosa e vellutata e di grande maestria attoriale.
3. I corpi di Kat’a | Salisburgo, Festspielhaus (Felsenreitschule) – Kat’a Kabanová di Leoš Janáček
Difficile scegliere il migliore spettacolo nel ricchissimo bouquet preparato dal direttore Markus Hinterhäuser per il suo Festival di Salisburgo 2022, tornato in forma smagliante dopo un paio di annate sottotono causa pandemia. Vince (ai punti) la Kát’a Kabanová secondo Barrie Kosky, regista vero, che mette al servizio del racconto solo dei corpi: quello esile della protagonista Corinne Winters, bravissima, e quelli della folla di spalle per descrivere plasticamente il rifiuto della donna. Il tutto nell’immenso spazio della Felsenreitschule, amplificatore di solitudini esistenziali.
4. Il Goldoni senza cipria | Venezia, Teatro La Fenice– Le baruffe di Giorgio Battistelli
Un Goldoni che non sembra Goldoni: ma non fu il riformatore di un teatro ormai sclerotizzato? In Le baruffe Battistelli e Michieletto tolgono cipria e belletto al grande commediografo, cancellano Chioggia dal titolo e liberano la carica atmosferica ed eversiva di uno dei lavori più iconici e incrostati dalla tradizione. Baruffe musicali allo stato puro.
5. Schreker, lo sconosciuto | Berlino, Deutsche Oper – Der Schatzgräber di Franz Schreker & Lione, Opéra – Irrelohe di Franz Schreker
Celebre e celebrato negli anni di Weimar, riesumato già da mezzo secolo in Germania e non solo, Franz Schreker è ancora uno sconosciuto in Italia. Non è ancora entrato stabilmente nei repertori lirici, ma ogni nuovo allestimento delle sue opere è un evento. Nell’ultimo anno gli eventi sono stati addirittura due: Der Schatzgräber a Berlino e Irrelohe a Lione.
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6. La messa laica di Larry | Roma, Terme di Caracalla – Mass di Leonard Bernstein
Aida? No. Carmen? No. Dopo l’esilio pandemico l’Opera di Roma torna alle Terme di Caracalla con un titolo sconosciuto ma capace di accontentare appassionati d’opera, del musical, del jazz e della danza: Mass, “a Theatre Piece for Singers, Players and Dancers” di Leonard Bernstein. Officiano Diego Mateuz e Damiano Michieletto, che firma uno spettacolo dinamico, trascinante, coinvolgente dall’inizio alla fine.
7. Tre Mozart in una stanza | Ravenna, Teatro Alighieri – Le nozze di Figaro, Così fan tutte e Don Giovanni di Wolfgang Amadeus Mozart
Il tris Mozart-Da Ponte in un’unica scatola scenica per la trilogia d’autunno di Ravenna che festeggia i dieci anni. Fra commedia dell’arte e artificio del “teatro nel teatro”, il regista Ivan Alexandre con lo scenografo e costumista Antoine Fontaine costruisce una trama di rimandi fra i tre lavori in un ambiente unico come variazioni sul tema di tendaggi gestiti dagli interpreti, che si muovono su un palcoscenico nel palcoscenico, attori e spettatori al tempo stesso delle vicende che stanno mettendo in scena in prima persona.
8. Ridere prima della fine | Bruxelles, Théâtre royal de la Monnaie – On purge bébé di Philippe Boesmans
Dove sono le Ebridi? E che fare se il piccolo Toto costipato si rifiuta di prendere la purga? E se la porcellana non è infrangibile, il delegato del ministro si comprerà i pitali di papà? Il primo Feydeau trasformato in opera da Philippe Boesmans e Richard Brunel. Una farsa un po’ insensata, una scrittura spiritosa e raffinata che trasforma i pitali in Sacri Gral e romanticheggia sulla Plombières delle terapie enteritiche, un manipolo di interpreti scatenati. L’estremo omaggio col sorriso ad un operista fuori dal tempo del Théâtre La Monnaie, per molti anni la sua casa.
9. Se Marthaler smonta Weber | Basilea, Theater Basel – Der Freischütz di Carl Maria von Weber
Marthaler smonta il classico dei classici dell’opera nazionale tedesca e lo trasforma in uno dei suoi esercizi umoristici sul filo dell’assurdo. È una lotta fra palcoscenico e la buca che ogni tanto risale per riprendersi la scena. Decostruzione teatrale sì, ma con la musica non si scherza. Anzi. Le melodie di Weber brillano grazie alla Kammerorchester di Basilea guidata dalla bacchetta brillante di Titus Engel.
10. Oltre le frontiere della tradizione | Venezia, Biennale Musica 2022. Out of stage
Teatro musicale fuori dai teatri tradizionali ma anche teatro musicale oltre il palcoscenico: è Out of Stage, il tema della Biennale Musica numero 76. Innumerevoli sono le declinazioni del teatro musicale contemporaneo presentate al festival ma soprattutto The Book of Water di Michel van der Aa e The Return (a.k.a. Run Time Error @ Venice feat. Monteverdi) di Simon Steen Andersen, attraverso l’interazione tecnologica fra performance live e immagini video, spostano l’illusione della quarta parete oltre le frontiere della tradizione.