Il sovranismo impera nella Penisola e nelle sue sale di spettacolo, terreno di conquista. In questo anno che si sta per concludere nella rassegna del meglio visto e ascoltato nei teatri lirici e nelle sale da concerto l’Italia è molto presente ma lo sono anche le molte personalità internazionali che del podio o sul palcoscenico danno lezioni di grande stile. Il messaggio è chiaro: le cose migliori il nostro Paese continua a produrle quando si apre al mondo.
1. Manon per tre
Torino, Teatro Regio – Giacomo Puccini, Manon Lescaut – Leggi la recensione
Torino, Teatro Regio – Jules Massenet, Manon – Leggi la recensione
Torino, Teatro Regio – Daniel Auber, Manon – Leggi la recensione
Fra tutte le aperture di stagione in Italia, la palma va a quella “tripla” del Teatro Regio di Torino. L’eroina di Prevost vista da tre grandi compositori – Giacomo Puccini, Jules Massenet, Daniel Auber – per un viaggio a ritroso nel tempo. Tre diversi direttori d’orchestra (Renato Palumbo, Evelino Pidò, Guillaume Tourniaire) e tre diverse protagoniste (Erika Grimaldi, Ekaterina Bakanova, Rocío Perez) ma un'unica mano registica, quella di Arnaud Bernard, che sceglie il filo del cinema per legare insieme i tre allestimenti. Qualche problema c’è ma l’idea funziona.
2. A Milano torna Daniel
Milano, Teatro alla Scala – Daniel Barenboim e Orchestra Filarmonica della Scala – Leggi la recensione
Dopo una lunga assenza dal podio per gravi problemi di salute, l’anziano maestro scaligero, Daniel Barenboim, è tornato a Milano per dirigere la Filarmonica della Scala. È provato nel fisico e limitato nei movimenti ma il controllo sull’orchestra è ferreo e lucidissima la lettura del suo doppio Beethoven. Ovviamente, un trionfo.
3. Muti l’italiano
Francoforte, Alte Oper – Riccardo Muti e Chicago Symphony Orchestra – Leggi la recensione
Riccardo Muti si congeda dalla Chicago Symphony a vita dopo tredici stagioni insieme. Un saluto fatto di 14 concerti in 19 giorni attraverso l’Europa. Il direttore emerito a vita sceglie programmi molto variegati con un tocco di italianità, anche nell’inedito The Triumph of the Octagon di Philip Glass ispirato al celebre ottagono di Castel del Monte. Grande successo ovunque ma soprattutto nel gran finale italiano con i tre concerti di Torino, Milano e Roma.
4. Petrenko conquista tutti
Milano, Teatro alla Scala – Richard Strauss, Der Rosenkavalier – Leggi la recensione
Operista di lungo corso e dalle doti universalmente note, Kirill Petrenko fa il suo debutto al Teatro alla Scala con Der Rosenkavalier di Strauss, compositore nelle corde del direttore russo. Esecuzione di perfezione assoluta che mette in secondo piano il vecchio e non bellissimo allestimento di Harry Kupfer per Salisburgo. Il tocco magico di Petrenko conquista anche la Scala.
5. Gioconda Anna
Napoli, Teatro San Carlo – Amilcare Ponchielli, La gioconda – Leggi la recensione
Solo qualche settimana prima aveva trionfato diretta da Pappano con l’Orchestra dell’Accademia di Santa Cecilia a Salisburgo. Il successo si ripete anche a Napoli ancora come Gioconda e ancora con Jonas Kaufmann al suo fianco ma con Pinchas Steinberg in buca. È la prima volta di Anna Netrebko ma è subito Gioconda.
6. Castel Sant’Harding
Roma, Auditorium Parco della Musica – Giacomo Puccini, Tosca – Leggi la recensione
Pesante eredità quella lasciata da Antonio Pappano, ma il nuovo corso dell’Orchestra dell’Accademia di Santa Cecilia con la guida di Daniel Harding inizia con il piede giusto. Nel profluvio di Puccini nazionali e non del fin troppo centenario della morte, Harding sceglie proprio Puccini, finora poco frequentato, e Tosca per il suo saluto a Roma. Senza scene, fa brillare la raffinata scrittura orchestrale e la potenza espressiva e drammatica della partitura pucciniana. Eleonora Buratto è una protagonista perfetta ma questa è la Tosca di Harding.
7. Festa di compleanno con Prometeo
Venezia, Chiesa di San Lorenzo – Luigi Nono, Prometeo – Leggi la recensione
Luigi Nono ne fa cento e la sua città non lo dimentica. Dov’era (nella Chiesa di San Lorenzo) ma non com’era (l’arca di Renzo Piano non c’è più) quarant’anni dopo torna il suo lavoro più utopico e che più di ogni altro rappresenta la summa della sua opera musicale, Prometeo. Non ci sono più i giganti di allora ma la visionaria tragedia dell’ascolto di Nono è ormai patrimonio degli uomini. Come nel 1984, è ancora la Biennale di Venezia a offrire il regalo più bello per un compleanno importante.
8. Mitteleuropa sui Navigli
Milano, Auditorium – Emmanuel Tjeknavorian e Orchestra Sinfonica di Milano – Leggi la recensione
Già violinista e ora direttore d’orchestra di Talento, il giovane Emmanuel Tjeknavorian, viennese con radici armeno, debutta sul podio della Sinfonica di Milano. Il programma è consacrato ai due Richard più noti: il Wagner del preludio e Liebestod dal Tristan und Isolde e lo Strauss della suite del Rosenkavalier e del Till Eulenspiegel. Grande intesa con l’orchestra: la collaborazione inizia sotto i migliori auspici.
9. Il buio di Salome
Roma, Teatro dell’Opera – Richard Strauss, Salome – Leggi la recensione
Al Costanzi arriva la Salome al buio di Barrie Kosky. Niente kitsch biblico o invadenti e complicate scenografie: solo una scatola nera puntato sui personaggi ma la teatralità ne guadagna. Qualche prevedibile fischio alla regia, ma una conferma che la linea artistica intrapresa dall’Opera di Roma con regie liriche dal segno più incisivo è quella giusta.
10 Diabolico Mefistofele
Venezia, Teatro La Fenice – Arrigo Boito, Mefistofele – Leggi la recensione
L’opera di Arrigo Boito infiamma il Teatro La Fenice. Un grande protagonista, Alex Esposito, e una ispirata coppia di registi, Moshe Leiser e Patrice Caurier, una fiammeggiante bacchetta, Nicola Luisotti, fanno sentire l’odore di zolfo che impregna l’opera. Uno dei migliori spettacoli visti in laguna in una stagione un po’ sottotono.