Verdi e il bandito
Ottimo successo per Ernani al Teatro del Maggio Musicale Fiorentino
Ernani mancava dal cartellone del Teatro del Maggio Musicale Fiorentino addirittura dal 1965, un’edizione diretta da Bruno Rigacci, ma negli annali del teatro fiorentino l’Ernani che ha fatto epoca è stato quello del 1957, sul podio nientemeno che Dimitri Mitropoulos, il quartetto protagonista formato da Mario Del Monaco, Anita Cerquetti, Ettore Bastianini, Boris Christoff.
Lo si ripropone in un nuovo allestimento dal 10 al 20 novembre nella Sala Mehta da mille posti per cinque recite (con ottimo successo alla prima, repliche 13, 15, 18, 20 novembre) nel festival verdiano concernente opere a soggetto spagnolo, voluto dal sovrintendente Alexander Pereira e dal direttore principale Daniele Gatti. Iniziativa, questa di un minifestival d’autunno a tema, che sicuramente dovrà trovare i necessari aggiustamenti, soprattutto sul piano del calendario: per ora, abbiamo avuto un Trovatore a settembre, questo Ernani, e a fine dicembre avremo il Don Carlo diretto da Gatti: troppo distanziati per fare un festival tanto più se “mini” e per essere proposti come “pacchetto” al pubblico dei melomani vaganti.
Come dicevamo, non è mancato il successo, e anche piuttosto netto. C’era una regìa esperta, sciolta e ben leggibile (Leo Muscato) e una componente visuale che ci è sembrata veramente molto bella, un punto di forza di questa edizione (scene: Federica Parolini; costumi: Silvia Aymonino; luci: Alessandro Verazzi), con la scena definita da una grande struttura dall’apparenza lignea a perni rotanti e mobili, e con moduli a scomparsa che si componevano e scomponevano, con un’ottima ed efficace economia nell’utilizzo dello spazio ridotto del palcoscenico della Sala Mehta, e con un’azzeccata ambientazione ottocentesca di masnadieri, carbonari, frati, soldati e donzelle, il tutto senza forzature e concettualizzazioni, anzi in modo piuttosto arioso e spontaneo.
Sul piano musicale c’è da registrare l’apprezzamento per la direzione di James Conlon, con il suo Verdi sempre così ben respirato e nobilmente romantico, che a Firenze ha avuto tante prove, e la buona resa dell’orchestra e del coro. Il successo si estendeva con calore anche ai protagonisti che però non hanno convinto fino in fondo chi scrive questa recensione: Francesco Meli, Ernani, per una certa carenza di carisma romantico tenebroso (che ci sembra indispensabile per questo personaggio scaturito dalla fantasia di Victor Hugo) e slancio vocale, Maria José Siri, Elvira, forse un po’ in difficoltà per i contenuti più propriamente belcantistici del ruolo, e Roberto Frontali, un Don Carlo che ci è parso un po’ sfocato; meglio, per imponenza vocale e scenica, il Silva di Vitalij Kowaljow. Ma il successo, lo ribadiamo, è stato ottimo per tutti.
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