A Francoforte un Flauto magico senza magia

Ted Huffmann firma un nuovo allestimento dell’opera mozartiana all’Oper Frankfurt

Die Zauberflöte (Foto Barbara Aumueller)
Die Zauberflöte (Foto Barbara Aumueller)
Recensione
classica
Francoforte, Oper Frankfurt (Opernhaus)
Die Zauberflöte
02 Ottobre 2022 - 22 Aprile 2023

Ha poco o nulla della favola il nuovo allestimento della mozartiana Die Zauberflöte, che il regista Ted Huffmann ha portato in scena all’Oper Frankfurt, mandando in pensione il vecchio allestimento di Alfred Kirchner dopo 15 riprese dal 1998, anno del debutto. Prima delle nuove produzioni della stagione del teatro, il nuovo allestimento ha inaugurato ad ottobre una lunga serie di recite in cartellone fino al prossimo aprile con cast vocali variabili formati attingendo in gran parte dall’ensemble del teatro.

A Huffmann interessa poco, dunque, la dimensione fiabesca e meno ancora quella simbolico-massonica dell’opera di Mozart. Gli interessa, invece, una lettura scenica che descrive, come in un flashback di un Tamino anziano e non più lucido, una parabola esistenziale che parte dalla scoperta dell’amore e della formazione di una coppia e si conclude con il decadimento della vecchiaia e della malattia. Sul palcoscenico rotante, la scena di Andrew Lieberman riproduce le diverse stanze di un grande appartamento, nel quale rivivono le tappe e i personaggi che hanno incrociato l’esistenza di Tamino, vestiti con abiti di ordinaria contemporaneità da Raphaela Rose: le tre sensuali dame inebriate di champagne, la donna, Pamina, di cui si innamora al primo sguardo e che lo accompagnerà fino alla fine dei suoi giorni, la madre manipolatrice di lei, e poi l’amico Papageno, tutto vestito di giallo, il tentato stupratore Monostatos, il Sarastro boss capace di pietà. Le prove del fuoco e dell’acqua, le più dure, sono quelle nel quale, per la prima volta, i giovani e i vecchi si incontrano e si svela il gioco: la Pamina anziana porge a Tamino le sue pasticche e lui, fragilissimo e tremolante, rovescia l’acqua del bicchiere. Durante il coro finale nel quale si annuncia la vittoria del sole sulla notte, sulla scena si vede solo quella coppia di anziani: lei apparecchia la tavola e lui, a fatica, si siede, mentre il sole sorge su quella coppia ancora felicemente insieme.

In questa versione spogliata di ogni magia, i dialoghi dello Singspiel mozartiano, un po’ ridotti, vengono sottratti agli interpreti e letti da una voce registrata (quella dell’attrice Heidi Ecks), mentre l’azione scenica si blocca con un effetto straniante che inevitabilmente rallenta il ritmo e frantuma la drammaturgia originale. Intatte restano, invece, le parti musicali dirette con piglio agile e leggero da Steven Sloane alla guida della Frankfurter Opern- und Museumsorchester in versione quasi cameristica. Del cast vocale si apprezza soprattutto il gioco di squadra ma anche la freschezza vocale, specialmente della coppia di protagonisti Kudaibergen Abildin, un Tamino di bel colore vocale che acquista sicurezza dopo qualche impaccio iniziale, e Hyoyoung Kim, una Pamina di delicata espressività, mentre le loro controparti senili (e mute) sono gli attori Micha B. Rudolph e Corinna Schnabel. Ottima la prova di Danylo Matviienko, un Papageno di sfrontata simpatia e sicurezza vocale che non soffre troppo per il taglio dei dialoghi, e della pressoché debuttante Karolina Bengtsson, una spiritosissima Papagena. Quanto agli altri, Aleksandra Olczyk è una regina madre efficace soprattutto vocalmente ma emotivamente poco partecipe, Kihwan Sim è un Sarastro corretto ma privo del peso vocale che il ruolo imporrebbe, Theo Lebow è un Monostatos ben disegnato senza gli ordinari toni farseschi, e le tre dame di Elizabeth Reiter, Cecelia Halle Cláudia Ribas combinano brillantemente precisione musicale e divertimento. Da citare, infine, l’ottima prova dei tre geni Rocco Schulz, Zoe Nettey-Marbell e Liel Reimer, tutti e tre nel Coro di voci bianche del teatro.

Superati i dissensi per il team registico registrati alla prima, il folto pubblico presente ha riservato a tutti gli interpreti applausi calorosi.

 

 

 

 

 

 

 

Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche

classica

Jonas  di Carissimi e Vanitas  di cinque compositori contemporanei hanno chiuso le celebrazioni per i trecentocinquanta anni dalla morte del grande maestro del Seicento

classica

Napoli: Dvorak apre il San Carlo

classica

Il primo pianista francese a vincere il Čajkovskij di Mosca conquista il pubblico milanese con un interessante quanto insolito programma.