Le giocose variazioni stilistiche di Ahonen
Il pianista finlandese Joonas Ahonen protagonista di un originale programma con pagine di Castiglioni, Webern, Gander e Beethoven
Il pianista finlandese Joonas Ahonen è stato protagonista di un recital ospitato qualche giorno fa nella sezione autunnale della rassegna di musica moderna e contemporanea Traiettorie, da poco ripresa a Parma dopo la pausa estiva. Variegato e originale il repertorio proposto in questa occasione dal musicista trentottenne, esempio emblematico del carattere eclettico di questo pianista da un lato componente della formazione Klangforum Wien, vale a dire una delle compagini più riconosciute nell’ambito della valorizzazione della musica classica contemporanea, e dall’altro membro fondatore del Rödberg Trio, specializzato in repertorio classico e romantico su strumenti d’epoca.
Una doppia anima che ha trovato nelle pagine affrontate in questa occasione terreno fertile per la vivacità virtuosistica ed espressiva di questo interprete, impegnato ad avvio di serata a giuocare con il clima dinamico e obliquo di un brano come He di Niccolò Castiglioni, restituito da parte di Ahonen attraverso una densità timbrica che ha saputo trasportare l’ascolto attraverso un flusso divertito e coinvolgente, fino a quell’incaglio ritmico-armonico che, nell’ostinato ripetersi, ribadisce l’impressione finale di un disco rotto risolto finalmente nell’accordo conclusivo.
Nelle successive Variationen für Klavier op. 27 di Anton Webern l’approccio del pianista ha virato verso una lettura nella quale il rigore della struttura musicale weberniana veniva distillata attraverso una sensibilità interpretativa dall’efficace consapevolezza. Un’attenzione che ha fatto emergere un’attitudine al controllo digitale mai fine a sé stesso, ma intriso di una musicalità personale e convincente, capace nondimeno di cambiare di segno passando alla seguente Peter Parker, pagina Bernhard Gander segnata da una sorta di materia armonica densa e a tratti raggrumata.
La doppia anima del pianista finlandese alla quale si accennava più sopra si è poi potuta confrontare con quel monumento rappresentato dalle Variazioni in do maggiore su un valzer di Diabelli op. 120 di Ludwig van Beethoven, tratteggiate fin dalle prime note con quel piglio giocoso che è parsa la cifra caratteristica dell’interpretazione offerta da Ahonen. Un approccio che ha messo in risalto una tecnica brillantemente spigliata, viatico per un viaggio tra le differenti atmosfere che intridono le trentatré variazioni beethoveniane nutrito di una personale vitalità, emersa in modo particolare, tra l’latro, in quella sorta di rilettura giocosamente stringata della variazione n. 22, dove balenava il rimando al celebre incipit della sortita di Leporello nel Don Giovanni mozartiano.
Alla fine applausi convinti da parte del pubblico presente, gratificato da un brano fuori programma che ha chiuso la serata.
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