Il blues brasiliano di Juçara Marçal
Juçara Marçal, voce dei Metá Metá, al suo secondo disco solista
Juçara Marçal, musicista brasiliana di San Paolo quasi sessantenne, realizza Delta Estácio Blues, il suo secondo album solista dopo Encarnado, uscito nel 2014. Se quel disco era costruito intorno alla chitarra, questo nuovo privilegia i suoni processati attraverso il sampler Roland SP 404 manovrato da Kiko Dinucci, da anni suo collaboratore nonché socio nell’avventura musicale chiamata Metá Metá. Due elementi rimangono invariati: lo straordinario stile canoro della Marçal e l’affascinante eccentricità.
Nel corso dei secoli le innovazioni musicali della cosiddetta Diaspora Africana hanno avuto un ruolo ben definito nell’identità musicale di intere nazioni, Stati Uniti e Brasile in testa. Juçara Marçal esplora questi mondi paralleli nella title- track di Delta Estácio Blues, il suo nuovo lavoro. La canzone mette in connessione mistica la leggenda afro-americana del blues Robert Johnson coi suoi contemporanei afro-brasiliani Bide, Baiaco e Ismael, i fondatori della prima scuola di samba che aveva sede a Estácio, quartiere di Rio.
Si parte con un sample loop di una chitarra acustica che apre la strada a un basso intenso, cicalecci di cuíca e urla, ed ecco che “Delta Estácio Blues” deforma o, se preferite, rimodella la tradizione di riferimento, mischiando Caetano Veloso, Juana Molina e Björk.
Il rap esplode in “Crash”, brano potente scelto come singolo di lancio dell’album.
In passato Juçara era già stata coinvolta in collaborazioni da Emicida e Marcelo D2, due dei rapper brasiliani più famosi.
Nel disco trova finalmente posto anche “La Femme à Barbe”, canzone di Jacques Higelin e Brigitte Fontaine che da qualche anno Juçara propone nei suoi spettacoli dal vivo, cimentandosi brillantemente col francese.
La Negritudine ha sempre avuto un ruolo importante nei suoi lavori passati: “Osanyin”, presente in MM3 dei Metá Metá, metteva in mostra le capacità della cantante con la lingua Yoruba e Delta Estácio Blues contiene una delle migliori canzoni della Marçal in questa lingua, “Iyalode Mbé Mbé”. È un canto estasiante mentre il sax di Thiago França si destreggia tra groove nervosi e improvvisazione vigorosa. Tutto ciò, unito alle percussioni stratificate di Dinucci, contribuisce a rendere la canzone un’esperienza ipnotizzante.
Un altro brano legato alla Diaspora Africana è l’iniziale “Vi de Relance a Coroa”, in cui si racconta che la corona appartiene a Malunguinho, uno spirito afro-amerindio.
«Nei suoi testi Marçal denuncia sistematicamente il governo disfunzionale e populista di Jair Bolsonaro. Ma approcciando un argomento così serio con un senso di creatività radicalmente aperta, Marçal e Dinucci sottolineano il ruolo che custodire le menti aperte può avere come baluardo contro i regimi repressivi» – Ammar Kalia, The Guardian
Delta Estácio Blues non è solo un esercizio teorico ma anche pratico, a patto che gli ascoltatori siano disposti ad abbandonare per una quarantina di minuti la propria zona di comfort per sperimentare nuovi percorsi. Per quanto mi riguarda, ne è valsa davvero la pena.