The Pop Group in dub

Lavorare sulla perfezione: The Pop Group, Dennis Bovell e la versione dub di Y

The Pop Group e Dennis Bovell
The Pop Group e Dennis Bovell a Coventry
Disco
pop
The Pop Group
Y in Dub
Mute
2021

Del disco d’esordio del Pop Group abbiamo già scritto due anni fa in occasione del quarantesimo anniversario della sua pubblicazione, avvenuta il 20 aprile 1979.

– Leggi anche: The Pop Group, 40 anni al di là del bene e del male

Disco fondamentale per la nascita e lo sviluppo del post-punk, vede come produttore un ventiseienne originario di Barbados, tal Dennis Bovell, all’epoca conosciuto come membro fondatore dei Matumbi, uno dei primi gruppi reggae britannici, e della Dub Band, il gruppo di supporto ai testi di Linton Kwesi Johnson, che proprio nel 1979 pubblica Forces of Victory.

E non finisce qui: il 7 settembre esce Cut delle Slits, sempre con Bovell a manovrare i cursori del mixer. E ora, 42 anni dopo, ecco che Bovell entra nella echo chamber coi nastri di Y per sottoporli a un trattamento di echi, delay, frammentazioni e destrutturazioni di varia natura, per uscirne con Y in Dub. Come again, selectah, this is a different version!

È piuttosto curioso che Dennis Bovell, uno che ha dedicato la propria carriera artistica al reggae e al dub, abbia raggiunto i propri vertici come produttore lavorando con artisti bianchi come le già citate Slits, i Madness, i Thompson Twins, le Bananarama, gli Orange Juice, i Maximum Joy e, ovviamente, The Pop Group.

La sua carriera di produttore a tempo pieno comincia a metà degli anni Settanta, dopo aver abbandonato il ruolo di DJ per Sufferer, uno dei più importanti soundsystem della scena londinese alla fine degli anni Sessanta e all’inizio dei Settanta: come sottolineato da Lloyd Bradley nel suo libro Bass Culture: When Reggae Was King, «Sufferer era il soundsystem contro cui tutti gli altri dovevano misurarsi».

The Pop Group con Dennis Bovell (foto Chiara Meattelli)
The Pop Group con Dennis Bovell (foto Chiara Meattelli)

La collaborazione con The Pop Group comincia col 7” “She is Beyond Good and Evil / 3.38”: arrabbiato, ruvido, scontroso, scomodo, The Pop Group è un gruppo post-punk anomalo, con attitudine agit-prop e la passione per Funkadelic, Miles Davis e il dub.

L’incontro con Bovell, che proseguirà con Y, è assolutamente brillante: un basso disco pompatissimo, percussioni che vivono in un echo space a parte, la chitarra – quella chitarra – e la voce di Mark Stewart a ricordarci che per la sua ragazza i valori occidentali non significano nulla perché lei è al di là del bene e del male. E il retro, se possibile, è ancora più bizzarro.

Dopo aver celebrato nel 2019 i 40 anni di Y con la sua ristampa in un lussuoso cofanetto, The Pop Group “arruola” Bovell per reinterpretarlo, dopo la sua straordinaria apparizione nello stesso anno nel negozio Rough Trade East a Londra per l’evento Salon Y, durante il quale Bovell esegue versioni live di “She is Beyond Good and Evil” e “3.38”, basate sui principi decostruttivi del dub. Con Y In Dub Bovell riprende ufficialmente il suo ruolo at the controls.

«Per me il dub è la musica dell’opportunità. Il sogno di un adolescente alla fine diventato realtà, questo è per gli esploratori» – Mark Stewart a proposito di Y in Dub

Rispecchiando la scaletta dell’album del 1979, Y in Dub è composto dai nove brani originari con l’aggiunta di “She is Beyond Good and Evil” in doppia versione – a tutti gli effetti una version di una version – e “3.38”, che nella nuova versione dura 4.44 e azzera totalmente la voce di Stewart.

The Pop Group e Dennis Bovell hanno presentato il disco in anteprima mondiale il 31 luglio all’interno del festival Terry Hall presents Home Sessions for Coventry UK City of Culture 2021.

Quando hai lavorato a quello che per molti è un capolavoro, un disco che rispecchia fedelmente un periodo di grande libertà espressiva come reazione a un clima politico e sociale che ha portato all’affermazione del thatcherismo, risulta difficile metterci nuovamente mano, il rischio di combinare un disastro è presente.

Tranquilli, Bovell fa un lavoro eccellente, gli strumenti sono perfettamente separati e l’ascoltatore è avvolto dai suoni, come se fosse seduto in poltrona al centro di una stanza, ed ecco allora i velocissimi schemi della batteria di “Snowgirl” e il celebre riff chitarristico di “We Are Time” che gioca a nascondino, compare per poi scomparire nuovamente. Lo stesso dicasi per la voce di Stewart, uno dei punti di forza del gruppo, qui esaltata, risultando ancora più presente malgrado i trattamenti a cui Bovell la sottopone.

Come ha scritto Simon Tucker su Louder Than War, «la più grande sorpresa di Y In Dub è che vi sorprende. Potreste pensare che ascoltare l’originale per la prima volta non possa essere eguagliato ma con la sua rielaborazione Bovell è riuscito a rendere un album meravigliosamente strano e singolare ancora più strano e singolare».

I demoni si sono risvegliati, il Thief of Fire e i Boys from Brazil sono tornati, le parole sono le stesse, continuano a disobbedirci, ma il linguaggio è cambiato: ottimo lavoro, Mr. Dennis ”Blackbeard” Bovell, Member of (the Order of) the British Empire.

«Ti prego, non vendere i tuoi sogni, non vivere nel sogno di qualcun altro» - Don’t Sell Your Dreams

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