In attesa della presentazione ufficiale del 39° Festival Internazionale di Musica di Portogruaro, che si terrà dal 26 agosto al 9 settembre, abbiamo incontrato Alessandro Taverna, nuovo direttore artistico, per cercare di carpire qualche anticipazione. Da tempo Alessandro Taverna si è imposto a livello internazionale come uno dei pianisti italiani più originali per scelte artistiche, abilità tecnica e sensibilità interpretativa.
Il programma del Festival verrà annunciato ufficialmente martedì 27 luglio alle ore 11 con una conferenza stampa trasmessa in diretta Facebook.
Sebbene sia di casa a Portogruaro, per il pubblico il suo nome è sempre stato legato al pianoforte: come si presenta ora per questa una nuova esperienza?
«Nel corso del tempo ho vissuto il Festival da più angolazioni: da giovane musicista iscritto ai corsi di pianoforte, fino a diventare io stesso docente e ora anche direttore artistico. Direi che è stato un percorso lungo e naturale, se non altro preparato. In questi anni ho potuto osservare e conoscere le dinamiche che hanno guidato la preparazione del Festival, una fase per me importante e che mi permette ora di intraprendere una direzione precisa, contando soprattutto sui consigli preziosi di amici e colleghi che mi hanno preceduto».
Come ha immaginato questa edizione del Festival?
«L’ho chiamato Ouverture innanzitutto per il coraggio di intraprendere un nuovo sentiero, poi anche per il suo significato musicale. Sotto questo titolo si riuniscono diverse tematiche legate anche ad alcuni anniversari di compositori e di eventi legati alla nostra Storia, dai 1600 anni della fondazione di Venezia ai 50 anni della morte di Stravinsky, dal 250° della visita di Mozart a Venezia al centenario del Milite Ignoto e della morte di Saint-Saëns. In questo senso riusciamo a presentare una proposta necessariamente agile e varia».
Nel complicato periodo che stiamo ancora vivendo, organizzare un Festival di musica comporta inevitabilmente maggiore esperienza e responsabilità. Cos’è cambiato?
«Sono cambiate molte cose e per poter organizzare una manifestazione oggi bisogna tenere presenti diversi aspetti nuovi. Dal punto di vista logistico, per esempio, non è più possibile contare su grandi numeri di musicisti sul palcoscenico. Il Teatro Russolo, sede principale del nostro Festival, al momento può accogliere sul palco al massimo quaranta musicisti. Un dato che obbliga a prendere in considerazione solo una parte del repertorio per orchestra e, di conseguenza, incide inevitabilmente sulle scelte artistiche».
«Altro aspetto invece è quello dei concerti all’aperto che richiedono l’adozione di specifici piani di sicurezza. Dobbiamo prima di tutto salvaguardare il pubblico e gli artisti nell’ambito della legalità. È comprensibile la speranza che il covid sia già alle nostre spalle ma dobbiamo invece ragionare sulla realtà, avvertendolo ancora come un pericolo potenziale. L’eliminazione dell’intervallo, non potersi alzare liberamente dal posto come si faceva una volta, sono solo alcuni dei limiti imposti da questa situazione sanitaria. In questo senso abbiamo lavorato affinché questi limiti diventassero opportunità pensando a programmi ad hoc, sia in termini di durata che da un punto di vista di proposta artistica, puntando anche su eventi all’aperto, come Piano B, l’anteprima del Festival che si è tenuta lo scorso 12 luglio».
Di cosa si è trattato?
«Piano B è il titolo di un progetto molto particolare del pianista Alexander Romanovsky. In nome dell’amicizia che ci lega, Romanovsky ha deciso di inserire una nuova data al suo tour nazionale facendo così tappa a Portogruaro. Con Piano B il pianista viaggia portando con sé il suo palcoscenico e il pianoforte, lanciando un chiaro segnale di avvicinamento al pubblico. Un’operazione interessante che si allinea con l’obiettivo di questo Festival».
Questa edizione dichiara il dunque bisogno di cercare nuove soluzioni anche attraverso un grande musicista che, per assurdo, non avrebbe problemi a riempire un teatro…
«Con Piano B Alexander Romanovsky ha tenuto il suo debutto a Portogruaro da pianista “maturo”, forte di un indiscusso prestigio internazionale, dopo essersi esibito qui in passato ancora adolescente. Come per Romanovsky, ho potuto contare sull’adesione di tantissimi altri amici, artisti che ho incontrato lungo il mio percorso di musicista, con i quali ho lavorato in orchestra o in contesti cameristici, o ancora, come nel caso di Romanovsky, con i quali ho condiviso gli anni di studio. A tutti loro va la mia gratitudine per aver accettato da subito il mio invito a Portogruaro nonostante avessero già un’agenda fitta di impegni».
L’invito prevedeva qualche particolare richiesta?
«La voglia di legare il loro nome al destino di questa mia prima avventura da direttore artistico, di condividere insieme un progetto, dato che ho pensato a loro in modo del tutto naturale».
Il pubblico e i giovani musicisti che verranno a Portogruaro per i concerti e i corsi estivi, cosa devono aspettarsi da questa nuova edizione del Festival?
«Abbiamo deciso di confermare le attività che già funzionavano bene, come le masterclass distribuite in un periodo più ampio per assicurare la massima sicurezza ai musicisti coinvolti, ma abbiamo introdotto anche delle novità. Senza voler svelare toppo, posso dire che ho voluto un Festival capace di rapportarsi anche alla contemporaneità senza essere legato per forza soltanto al passato. Quello di Portogruaro sarà sì un Festival pronto a celebrare gli anniversari di alcuni dei più grandi compositori della storia, ma anche un Festival con i piedi per terra. Mi piace poter pensare che da quest’anno il Festival potrà accogliere l’intervento di un importante compositore dei nostri giorni, a partire dalla nuova composizione di Ivan Fedele Galileo’s Journey che ospiteremo in collaborazione con il Conservatorio di Trieste».
Sarà dunque l’edizione del cambiamento…
«Ogni edizione del Festival si è contraddistinta per qualche aspetto nuovo. In questo senso mi inserisco in un solco di rinnovamento nella continuità».
Qualche anticipazione sui musicisti coinvolti?
«Alcuni artisti saranno attivi in qualità di docenti e concertisti. In questa doppia veste arriverà per la prima volta a Portogruaro la pianista Mariangela Vacatello. Oltre agli eventi all’insegna della collaborazione e dell’amicizia, ho poi cercato di coinvolgere orchestre e realtà in grado di puntare sulle giovani generazioni. Credo che nel nostro campo i giovani siano stati maggiormente penalizzati da questa pandemia. Penso ai ragazzi che pur avendo vinto un concorso o conquistato una borsa di studio non abbiano avuto ancora modo di esibirsi una sola volta. Come musicisti siamo chiamati a pensare effettivamente ai giovani, per cercare di dar loro nuove opportunità auspicando che possano nascere collaborazioni proficue e durature nel tempo».