Rivolgendosi prevalentemente, ma non esclusivamente, agli studenti di università e conservatorio, La musica rinascimentale. Storia, teorie, analisi di Francesco Rocco Rossi (Libreria Musicale Italiana, 305 pp., 30€) presenta un quadro ben articolato della polifonia vocale del Quattrocento e del Cinquecento fino a lambire il Seicento, e dunque l’avvento del Barocco in musica attraverso la figura di Claudio Monteverdi.
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Dopo una premessa storica sul concetto di Rinascimento, che l’autore estende all’arco dei due secoli cha vanno dal 1400 al 1600, con una precisazione del significato da attribuire ai diversi appellativi con i quali vengono citati i compositori provenienti o attivi nei Paesi Bassi (fiamminghi, borgognoni, oltremontani), e una breve illustrazione della notazione mensurale bianca, la presentazione della evoluzione dell’arte polifonica è illustrata attraverso numerosi esempi musicali, i più approfonditi dei quali definiti "proposte analitiche".
Il Quattrocento viene introdotto con la definizione della tecnica compositiva dell’isoritmia, della prassi del falsobordone, e della prima apparizione della messa ciclica, prendendo spunto da opere di Ciconia, Power e Dunstable, questi ultimi in riferimento alla "contenance angloise" citata in una strofa del lungo poema Le champion de dames di Martin Le Franc, divenuta l’indizio e il simbolo dell’influenza della polifonia inglese su quella dell’Europa continentale.
Nei capitoli terzo, quarto e quinto, dedicati rispettivamente a mottetti, chanson e messe del primo Quattrocento prevalgono ampiamente gli esempi musicali del musico intimamente legato al panorama della musica d’arte delle principali corti italiane, Guillaume Dufay, e per analogia il settimo capitolo è dedicato integralmente alla figura di Josquin Desprez.
Segue un capitolo dedicato alla frottola, quale cerniera fra Quattrocento e Cinquecento, con un accenno alle intavolature per liuto, mentre il discorso sul nuovo secolo nel successivo capitolo prende avvio dall’evento politico religioso della Riforma, e dal ruolo dell’invenzione della stampa e la nascita dell’editoria musicale, in una sintesi che abbraccia la chanson parigina, gli anthem e i song inglesi e messe e mottetti di alcuni tra i più importanti autori fiamminghi, protagonisti anche del capitolo dedicato all’avvento del madrigale, come Arcadelt, de Rore e Willaert.
I penultimi capitoli sono dedicati a Palestrina, alla scuola veneziana e romana, e all’apogeo della cultura madrigalistica, rappresentato da Marenzio e Gesualdo, e infine il genio monteverdiano che riassume in sé tutto quello che di meglio la musica ha prodotto fra la tradizione della polifonia e l’innovazione della monodia accompagnata in stile rappresentativo.
A supporto degli esempi musicali e più in generale del panorama storico artistico delineato, nelle prime pagine dopo l’indice vi è una lista di link relativi a diciotto partiture consultabili online, ma scaricabili anche direttamente dal sito della LIM sulla pagina web dedicata a questo volume.
Complessivamente il libro, che appare come una attenta rielaborazione e un sostanziale ampliamento del precedente Percorsi musicali nel Rinascimento pubblicato nel 2012 da Aracne editrice, si distingue per la grande chiarezza espositiva e per la notevole capacità di sintesi, grazie alla profonda conoscenza della musica antica dell’autore, e questo rende estremamente piacevole e interessante la sua lettura.