Fabbriciani tra Respighi e Platz

Due novità per il flautista Roberto Fabbriciani, alle prese con le musiche di Robert H.P. Platz e con degli inediti di Ottorino Respighi

Roberto Fabbriciani
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classica

Escono quasi contemporaneamente due compact disc novità, prodotti in quest’ultimo anno, del flautista Roberto Fabbriciani, che si presenta con le sue due "anime" di interprete: quella contemporanea e quella classica.

– Leggi anche: L'alluvione di Roberto Fabbriciani

Per l’etichetta Stradivarius Più di un sogno, musiche per flauto solo del compositore tedesco Robert H.P. Platz (classe 1951, già allievo di Stockhausen), mentre per la Tactus sono state registrate per la prima volta composizioni per flauto e orchestra e per orchestra da camera di Ottorino Respighi (Ottorino Respighi. Opere per flauto e orchestra), a partire da manoscritti che giacevano nelle biblioteche del Museo della musica di Bologna e della Fondazione Cini di Venezia.

Fabbriciani Platz

Nel disco di musiche di Platz, Fabbriciani prosegue una sua personale esplorazione delle sonorità dello strumento: una ricerca propria di una lunga carriera che vanta dediche di compositori che hanno fatto la storia del Novecento musicale, come Berio, Nono, Stockhausen o Cage. Fin dalla prima composizione, Più di un sogno, che dà anche il titolo al cd, questa esplorazione dello spazio sonoro parte proprio dalle vibrazioni più profonde del flauto iperbasso (uno strumento invenzione dello stesso Fabbriciani, che arriva a suonare un’ottava sotto il do più basso del pianoforte), con un’incedere che si manifesta quasi come una sorta di dilatazione degli assunti melodici, con un carattere astratto e meditativo; un carattere che sarà poi la cifra essenziale di quasi tutti i brani della raccolta. Un’atmosfera meditativa, sognante per l’appunto, soprattutto nella prima parte, alternata ai guizzi di una gestualità strumentale tipicamente novecentesca.

I registri sono quelli dei flauti  che vengono di volta in volta alternati – contrabbasso, contralto, quello in do fino all’ottavino –, le atmosfere si colorano anche di toni gioiosi, i suoni dei flauti vengono quindi anche sovrapposti in polifonie circolari. C’è una diffusa ricerca quasi zen, mistica fino a concludere con una serie di brevi pezzi dove il suono dei flauti si sovrappone all’elettronica di un nastro magnetico. Emerge qui una dimensione poetica, finanche didascalicamente illustrativa, legata alle sensazioni e all’esperienza, di un soggiorno in Giappone, con i suoi giardini, e le atmosfere nei diversi momenti della giornata: un disco, intenso, da ascoltare tutto d’un fiato, di una musica che può essere colta sia per i suoi caratteri più mistici o introspettivi sia per altri più marcatamente ambient.

fabbriciani Respighi

Il carattere di un gioioso ed elegante "invito alla danza" irrompe fin dalle prime battute della "Suite per flauto e archi", così come nella "Melodia" e "Valse caressante", di un Ottorino Respighi quasi viennese, in una prima registrazione assoluta di un repertorio, fino a oggi probabilmente mai eseguito, del compositore bolognese. Qui il flauto più che un ruolo di strumento solista vero e proprio svolge un ruolo concertante, in un disteso dialogo con l’Orchestra Sinfonica Abruzzese; un dialogo mirabilmente gestito, con eleganza e gusto strumentale, da Fabbriciani. Una serie di danze che, una dopo l’altra, evocano un delicato gusto retrò, alla Belle Époque, quindi atmosfere russe, quasi cajkovskiane, nell’orchestrazione e nell’incedere danzistico, così come anche in quel prezioso bozzetto che è la  Serenata per piccola orchestra.

La Suite orchestrale che chiude la successione dei brani si ricollega infine alle esperienze di scrittura di Respighi, nel rielaborare stilemi antichi, barocchi in questo caso, con una scrittura densa di manierismi e con alcune preziosità compositive, realizzate e interpretate con un’ottima resa dall’Orchestra Sinfonica Abruzzese diretta da Nicola Paszkowki.

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Articolo in collaborazione con Fondazione Busoni

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