La bella Ort di Daniele Rustioni

Successo vivissimo per il concerto per pianoforte di Schumann, solista Francesco Piemontesi, e per la Grande di Schubert, sul podio l'ex direttore principale che ora sarà direttore artistico

Daniele Rustioni
Daniele Rustioni
Recensione
classica
Teatro verdi, Firenze
Rustioni/ORT
29 Settembre 2020

Grande riuscita martedì scorso al Teatro Verdi di Firenze per l'Orchestra della Toscana diretta da Daniele Rustioni, con l’eccellente Francesco Piemontesi solista nel concerto di Schumann, e la Grande di Schubert. Il trentasettenne direttore resta all'Ort, dove è stato per tanti anni, prima come direttore principale ospite, poi, per due mandati, come direttore principale. Ma non ci resta stando sul podio, bensì come direttore artistico. Nella conferenza stampa che aveva preceduto di poche ore il concerto, lui e il presidente dell’Ort, Maurizio Frittelli, hanno spiegato il perché di questo passaggio. Che, a pensarci bene, è decisamente insolito, perché quando non si è in presenza di qualcosa come il Generalmusikdirektor, e non è questo il caso, quella del direttore artistico è una professionalità sui generis, con profilo fra musicologico e organizzativo, un bel po' di fantasia e di scienza delle combinazioni possibili.  Dunque, il passaggio va spiegato. Un anno fa, la nomina – confermata – di un tris di direttrici, la finlandese Eva Ollikainen direttore principale, Beatrice Venezi e la giovanissima Nil Venditti direttrici principali ospiti (a cui si aggiunge nientemeno che James Conlon come direttore onorario), aveva fatto seguito ad un addio da parte di Rustioni assolutamente in amicizia, visto il già lungo impegno su questo podio e i crescenti impegni con le principali stagioni internazionali. Poi c'è stato il Covid, il lungo isolamento, il traumatico congedo del direttore artistico Giorgio Battistelli. Nella coscienza di dover ricostruire, ripensare tutto un progetto artistico oramai quarantennale, la dirigenza Ort ha chiesto dunque di fare il direttore artistico alla persona più legata ai suoi trascorsi recenti, la persona che l'orchestra la conosceva meglio. Rustioni, appunto. Capiamo questa ricerca di certezze, di condivisioni possibili su tutti i fronti, e Rustioni in conferenza stampa ha detto cose che ci sono piaciute molto. D'altro canto, il nuovo ruolo  sembra in gran parte escludere quello suo naturale, essere sul podio sulla bacchetta in mano, forse non del tutto, ma… staremo a vedere.  E qui torniamo al concerto di martedì, che per l'appunto non ci è sembrato solo un concerto molto bello, ma anche l'esito di un percorso di crescita personale e collettivo. Abbiamo ammirato davvero l’equilibrio fra una nitida e trasparente restituzione del testo - nelle strutture formali, negli intrecci, negli spessori e nelle gradazioni dinamiche e agogiche – e il tocco proprio dell'interprete, la sua visione, in questo caso con il carattere profondamente lirico, intimo e quasi sognante di Schumann, in profonda intesa con la visione dell'eccellente solista Francesco Piemontesi,  e con una Grande di Schubert davvero affascinante nella sua ricchezza di suggestioni diverse e insieme grande coerenza, fra grande costruzione di memoria beethoveniana, reticoli ritmici delicati ma sempre pulsanti, e momenti stupendi, come il passo misterioso dell'attacco del secondo movimento, o il Trio dello Scherzo, nella sua soavità campestre. Insomma, rispetto ai precedenti concerti di Rustioni su questo podio, in cui avevamo sempre ammirato le doti tipiche del bravo direttore giovane, la gagliardìa, la vivacità dell’impeto direttoriale, ci è sembrato di vedere un nuovo passaggio, una maturità diversa, e ricordiamo di aver avuto lo stesso pensiero ascoltando a maggio  l’Eroica offerta dell’Ort e Rustioni ai fedelissimi che nei mesi dell'isolamento assoluto avevano sostenuto l’Ort rinunciando ai rimborsi sui biglietti e pacchetti già venduti. Vero che la musica non è mai stata così bella come in questi primi appuntamenti dopo il grande silenzio. D’altra parte dei risultati così non si ottengono senza una grande e profonda intesa con l'orchestra, che è stata magnifica. Successo ottimo, e proseguono questi Intermezzi 2020, nome che l’Ort ha voluto dare a  questa stagione di transizione, da settembre a dicembre, con altri sette appuntamenti, fra cui segnaliamo almeno i due programmi mozartiani affidati a James Conlon a novembre.   

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