Afghanistan psichedelico
Naujawanan Baidar è il progetto dell'afgano-americano N.R. Safi, a partire da vecchie cassette ritrovate
Naujawanan Baidar – Volume 1 & 2 ha il compito di racchiudere materiale composto tra il 2017 e il 2019 e già uscito su due cassette di non semplice reperibilità, pubblicate dall’etichetta olandese Radio Khiyaban. Naujawanan Baidar – “gioventù illuminata” in lingua farsi – è il progetto di N.R. Safi, membro del gruppo psichedelico The Myrrors: strumenti tradizionali afgani, found voices, squarci di noise psichedelico, loop infiniti, tutto messo in un tritacarne per creare un risultato ipnotico di grande fascino, a cavallo tra Occidente e Medio-Oriente.
Residente a Tucson, Arizona, N.R. Safi è di padre afgano e grazie al padre di quest’ultimo è entrato in possesso di un certo numero di cassette di musica tradizionale afgana prodotta tra gli anni Sessanta e Ottanta. Ed ecco l’idea: mettere la fratellanza derviscia dell’Hindu Kush in una stanza con strumenti della tradizione afgana come rubab, sorna, harmonium e tabla, alcuni registratori a nastro, uno scatolone di dischi psichedelici degli anni Sessanta e Settanta, e stare a vedere cosa ne esce fuori.
«Non ero assolutamente interessato alla mia eredità afgana, essendo cresciuto negli Stati Uniti e in Europa cercando di adattarmi al panorama culturale dominante, come succede alla maggior parte dei ragazzini. Continuai a non esserlo fino al periodo delle scuole superiori, quando iniziai ad apprezzare ed esplorare quel lato della mia eredità. L’idea per Naujawanan Baidar ha preso corpo in maniera naturale dalla musica che ascoltavo e suonavo nel tempo libero dagli impegni con The Myrrors, ma direi che tutto ciò è diventato un vero progetto dopo che mia nonna mi diede la collezione di mio nonno di vecchie cassette provenienti da Kabul».
Non essendo mai riuscito ad andare a Kabul, per Safi l’Afghanistan è soprattutto un luogo immaginato, (ri)costruito sulla base dei racconti fatti dai parenti e delle proprie ricerche. Le registrazioni dei brani di questo disco sono state effettuate nella zona settentrionale del New Mexico per i suoi parallelismi col clima e col paesaggio dell’Afghanistan, in grado di influenzare il risultato finale dei suoni. Oltre a ciò, la drastica diversità tra il proprio panorama culturale e quello di Kabul rende più interessante la conversazione tra i differenti mondi sonori all’interno del progetto Naujawanan Baidar.
Fin dall’inizio del disco si ha l’impressione, dopo aver smanettato, di essere finiti su una stazione radiofonica insolita che tramette in un linguaggio musicale mai sentito prima. Ovviamente siamo distanti dagli artisti che sono stati la fonte d’ispirazione per questo lavoro - Ahmad Zahir, Beltoon, Hamidullah e Salma Jahani – ma c’è qualcosa di toccante nella maniera in cui Safi rende loro omaggio in qualche maniera “reinventandoli”.
I 15 brani della raccolta interagiscono tra di loro formando un loop sciamanico, tra krautrock e Killing Joke, strati di riverberi psichedelici e registratori, sample e melodie metalliche distorte, il traffico di Kabul e l’inquietante silenzio del passaggio notturno del valico di Khyber che collega l’Afghanistan al Pakistan.
I talebani hanno distrutto una quantità enorme di registrazioni di musica afgana, quella che oggi sopravvive è un pop commerciale influenzato dalla musica da film oppure un folk intriso di noioso nazionalismo. La musica di Naujawanan Baidar, influenzata dalla sua formazione occidentale, crea un ponte tra il passato e il presente in evoluzione dell’Afghanistan, in attesa che i figli della diaspora possano rientrare in sicurezza nel loro Paese, con il loro bagaglio di esperienze e idee nuove.