Sei / ascolti #6: Michel van der Aa

I compositori di oggi si raccontano in sei brani che hanno influenzato il loro modo di pensare e scrivere la musica

Michel van der Aa (foto di Sarah Wijzenbeek)
Michel van der Aa (foto di Sarah Wijzenbeek)
Articolo
classica

Contemporanea o colta che dir si voglia, sono molti i nomi che possiamo usare per definire la musica del nostro tempo. Ma cosa si nasconde dietro quelle sonorità, spesso accusate di apparire troppo ostiche o addirittura cerebrali? Abbiamo chiesto ad alcuni compositori "di oggi" di scegliere sei brani di autori diversi che in qualche modo abbiano esercitato una particolare influenza sul loro modo di pensare e scrivere la musica.

Dopo la quarta puntata con Yannis Kyriakides e la quinta con Hugues Dufourt tocca a Michel van der Aa.

– Leggi le puntate precedenti di Sei / ascolti

Formatosi prima come tecnico del suono all’Aia e poi come compositore con Gilius van Bergeijk e Louis Andriessen, Michel van der Aa ha studiato anche regia cinematografica e teatrale. Figura poliedrica, il suo segno distintivo si ritrova nella continua mescolanza di media diversi tra musica, video, teatro e sceneggiatura in lavori che sfuggono ad una precisa collocazione di genere. Le sue composizioni avviano spesso singolari collaborazioni artistiche, tanto con alcuni tra i più acclamati solisti classici, che con le star del pop o del canto popolare.

– Leggi anche: Michel van der Aa, un disco di canzoni per il compositore

Dopo essere stato costretto in ospedale dal coronavirus, Michel van der Aa ha ripreso a seguire gli eventi che cadenzano la sua fitta agenda. Attualmente sta lavorando ad Upload, la sua nuova “Film Opera” che lo vede coinvolto come compositore, regista e librettista, il cui debutto è previsto per il prossimo marzo allo Stopera di Amsterdam con il soprano Julia Bullock, il baritono Roderick Williams e Otto Tausk alla guida dell’Ensemble MusikFabrik.

1. Il clavicembalo ben temperato, Johann Sebastian Bach

«Per me l’arte diviene interessante quando poetica, struttura e forma si trovano in perfetto equilibrio. La musica di Bach dispone sempre al meglio questi elementi. La sua arte riesce a toccarmi come nessun’altra: è sublime. Tra tutti i suoi lavori oggi scelgo di ascoltare il primo libro de Il clavicembalo ben temperato. Domani sicuramente suggerirei un altro ascolto, con Bach si casca sempre in piedi».

2. “Weird Fishes/Arpeggi”, Radiohead

«È il mio gruppo preferito sin dall’adolescenza. Tra tutti gli album dei Radiohead, Ok Computer ha avuto una forte influenza sui miei interessi musicali. Ho sempre adorato il loro modo di destabilizzare l’ascoltatore con le canzoni: non riuscivo mai a capire veramente quale piega avrebbero preso i loro dischi, se potessero contenere canzoni di puro cantautorato o ricche di elettronica, o tutto ciò che poteva esistere tra questi due poli. “Weird Fishes/Arpeggi” ne è un esempio, tra le canzoni più rappresentative dello stile dei Radiohead».

3. Concerto da camera, György Ligeti

«Ligeti è probabilmente il compositore che più ha condizionato i miei studi al conservatorio. Ho sempre ammirato il modo in cui tratta il suono, la sua capacità di scrivere brani di musica elettronica attraverso il solo impiego di strumenti tradizionali. Ligeti è stato fino all’ultimo un compositore dalle ampie vedute, ha saputo percorrere nuovi territori anche nell’ultima parte della sua vita, così come Stravinsky, altra personalità che adoro. Credo che riuscire a mantenere fino all’ultimo momento una simile apertura mentale e una tale flessibilità, sia per un compositore una cosa meravigliosa».

4. “I Believe in You”, Talk Talk

«I Talk Talk hanno a che fare con la mia adolescenza. Anche se i dischi di questa band strepitosa, guidata da Mark David Hollis, che purtroppo è mancato di recente, si contano sulle dita di una mano, sono tutti incredibili. “I Believe In You” è per me la canzone pop perfetta».

5. L'amour de loin, Kaija Saariaho

«Provo molto rispetto per questa compositrice, e in particolar modo per la sua prima opera L’amour de loin. Un lavoro incredibile che mi ha molto colpito per il suo modo di compensare la parte emotiva con la struttura e le altre componenti tecniche che riguardano la musica…un po’ come Bach».

6. “Running Up That Hill”, Kate Bush

«Kate Bush e Joni Mitchell sono due straordinarie cantautrici, le ho vissute a lungo. “Running Up That Hill” è una delle canzoni iconiche della mia gioventù: al solo ascolto riesce a catapultarmi direttamente in quegli anni. Kate Bush è una artista incredibile, aperta a nuove vie e nuove collaborazioni, davvero una personalità autentica».

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