#Beethoven250: Ludwig tra malattia e quarantena

Giochi di memoria, diari, remix e un gigantesco orecchio di Beethoven: la nostra newsletter beethoveniana nei mesi del coronavirus 

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«O voi uomini che mi stimate o mi definite astioso, scontroso o addirittura misantropo, come mi fate torto! Voi non conoscete la causa segreta che mi fa apparire a voi così […] Da sei anni mi ha colpito un grave malanno peggiorato per colpa di medici incompetenti […]  Pur essendo dotato di un temperamento ardente, vivace, e anzi sensibile alle attrattive della società, sono stato presto obbligato ad appartarmi, a trascorrere la mia vita in solitudine. E se talvolta ho deciso di non dare peso alla mia infermità, ahimè, con quanta crudeltà sono stato allora ricacciato indietro dalla triste, rinnovata esperienza della debolezza del mio udito […] Tali esperienze mi hanno portato sull’orlo della disperazione e poco è mancato che non ponessi fine alla mia vita – La mia arte, soltanto essa mi ha trattenuto». 

Così si esprimeva Beethoven nel celebre Testamento di Heiligenstadt scritto il 6 ottobre del 1802 per i fratelli Carl e Johann. 

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Sordità a parte, è impressionante l’elenco delle malattie che afflissero il compositore fin dalla giovane età. L’anatomo-musicologo John O’Shea nel suo informatissimo volume Musica e medicina, di qualche anno fa, di Beethoven tentò di tracciare un’anamnesi quanto più possibile completa: una grave perdita di udito a 28 anni, dolori addominali e diarrea persistente forse sintomi di una pancreatite cronica, torace debole – ossia asma – fino all’insufficienza epatica causata da cirrosi che lo portò nella tomba a soli 56 anni. Malattie che furono certamente una spinta all’isolamento ma mai un freno alla creatività. 

Da questa storia di malattia, isolamento e creatività, quattro occasioni attorno a Beethoven e alla malattia da godere anche mantenendo le distanze da tempi di coronavirus. 

La forza e la libertà nell’isolamento 

Avrebbero dovuto aprire il Festival SWR di Schwetzingen, quest’anno consacrato a Beethoven in declinazioni insolite. Ma il virus ha fermato anche quel festival e il loro progetto Forza e Libertà. Nico and the Navigators, con il Quartetto Kuss, avrebbero voluto portare la musica beethoveniana su un piano esistenziale, come riflessione sulla tensione fra vincoli esterni e libertà interiore con la sua opposizione di desiderio soggettivo e realtà oggettiva. Il terreno nel quale Beethoven ha dovuto muoversi e affermarsi per tutta la vita. 

I 29 giorni destinati alle prove, dal 2 al 30 aprile, sono diventati un diario per immagini di Nicola Hümpel e dei suoi performer-navigatori, che testimonia l’esperienza dell’isolamento forzato. Sono 28 video in tutto per conservare piccoli ricordi, come capsule del tempo o reminiscenze di un presente da condividere e da ricordare in un futuro prossimo. Sono meditazioni in immagini che prendono spunto dai quartetti di Beethoven, registrati integralmente dal Quartetto Kuss per la Rubison Classics, presenti come miniature sonore in molti dei video. Il diario si trova qui

E per chi ha voglia di scherzare c’è anche un gioco di memoria costruito a partire dai video. Ai vincitori, biglietti per i futuri spettacoli fisici di Forza e Libertà

Beethoven a porte chiuse 

Anche a Mainz si pensava a un omaggio a Beethoven: un grande progetto interdisciplinare che avrebbe dovuto vedere la luce allo Staatstheater all’inizio di maggio. Anche là teatro chiuso, prove interrotte e progetto abortito. 

Lo spettacolo voleva concentrarsi sulle opere meno conosciute di Beethoven per offrire un punto di vista insolito sul compositore. Con il burattinaio Michael Pietsch, il regista Jan-Christoph Gockel e il direttore musicale del teatro Hermann Bäumer avevano pensato di concentrarsi sul lavoro creativo di Beethoven, sulla perdita dell’udito e il suo conseguente isolamento, nonché sulla popolarità senza precedenti del compositore. Troppo stimolante il parallelo fra l’isolamento creativo di Beethoven e l’isolamento sociale al quale ha costretto la pandemia per lasciar cadere il progetto. Gockel e Bäumer hanno quindi deciso di contattare il secondo canale nazionale pubblico ZDF e il canale culturale di lingua tedesca 3sat per ripensare insieme il progetto. 

Ne è nato lo spettacolo teatrale per la televisione Beethoven - Ein Geisterspiel (Beethoven - Partita a porte chiuse) che si propone di andare oltre i consueti (e abusati) streaming sia nei contenuti sia nell’estetica. La prima assoluta sarà trasmessa il prossimo 14 giugno alle 11:40 dal canale televisivo 3sat. Un’anteprima dello spettacolo sarà diffusa il 13 giugno alle 19:30 nei siti web di 3sat e di ZDFkultur

Lucia nell’orecchio di Ludwig 

«Cartilago auris, magna et irregulariter formata» scrissero Johann Wagner e Carl von Rokitansky, i due medici che il 27 marzo del 1827 eseguirono la prima autopsia del sistema auditivo di Beethoven. Un orecchio grande e di forma irregolare quasi come la cassa di un pianoforte. Almeno secondo Lucia Ronchetti che da quella immagine dei due anatomopatologi intenti a scavare nel mistero della trasmissione del linguaggio musicale e della percezione di quel meccanismo ha costruito il suo “action concert piece” che ruba il titolo al colto referto di Wagner e von Rokitansky. Un pianista suona e due operatori si muovono attorno allo strumento aperto trasformando i suoni attraverso materiali diversi e azioni che non interrompono il flusso sonoro. 

Tenuto a battesimo alla Philharmonie di Colonia lo scorso dicembre, Cartilago auris con Le palais du silence (2019) e Rosso pompeiano (2010) farà parte del ritratto che l’Ensemble Modern dedicherà a Lucia Ronchetti il prossimo 27 maggio in un concerto diffuso in live streaming sulla pagina Facebook del complesso francofortese. 

Cartilago auris alla Kölner Philarmonie
Cartilago auris alla Kölner Philarmonie

Ludwig van BEAThoven 

È un progetto nato prima della pandemia e la pandemia non lo poteva certo fermare. Il World BEAThoven Project nasce dall’idea di Darius Darek (Taxi MunDJal MusiX) che ha riunito in un ideale network mondiale un gruppo di musicisti attorno a un progetto di album singolare e visionario che affonda le radici nella musica di Beethoven. In principio erano frammenti beethoveniani eseguiti su strumenti extra-europei da musicisti della regione di Colonia e Bonn. I frammenti registrati sono stati raccolti e messi a disposizione in un database curato da Felix Ohlert, collaboratore di Hans Zimmer, e quindi utilizzati da musicisti internazionali come base per remix diventati le 19 tracce dell’album. 

Il World BEAThoven Project oggi esiste ed è disponibile dallo scorso gennaio in download gratuito dalla piattaforma bandcamp. Appena possibile, sarà anche presentato in festival e club in un arrangiamento per la Youth Brass Band NRW, orchestra di ottoni di 35 elementi. 

L’idea di Darius Darek è presentare la musica di Beethoven come veicolo di diversità culturale, come testimonianza di una eredità culturale viva e “riciclabile” in esperienze culturalmente diverse e lontane, e come motore di un’esperienza realmente partecipativa e senza frontiere. A 250 anni, Beethoven è vivo e lotta (ancora) insieme a noi per un pianeta migliore. 

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