Riceviamo e pubblichiamo questa "Lettera aperta sulla situazione al Teatro La Fenice di Venezia", firmata dal segretario generale Libersind Confsal Giuseppe Sugamele, in risposta alla nostra intervista al sovrintendente del Teatro Fortunato Ortombina.
2 aprile 2020
Lettera aperta sulla situazione al teatro La Fenice di Venezia
Care lettrici, cari lettori, cari lavoratori,
dopo la pubblicazione dell’intervista al Sovrintendente del Teatro La Fenice, prof. Fortunato Ortombina, realizzata il 30 marzo scorso dal sito web gdm - giornale della musica, si rende necessario indirizzare questa nostra replica alla più ampia platea di lettori.
L’intervista al Sovrintendente, realizzata sulla base di un nostro comunicato stampa del 24 u.s., si apre con un vero e proprio atto di accusa: «... è il classico atto di sciacallaggio da tesseramento per cercare adepti in un teatro nel quale, al momento, non hanno nessun rappresentante ...».
Non è nostra intenzione soffermarsi su queste gratuite, oltre che poco raffinate, affermazioni del massimo rappresentante del teatro veneziano. Crediamo invece opportuno ricostruire, per una maggiore comprensione dei nostri lettori, i vari passaggi che la nostra organizzazione ha compiuto in queste ultime settimane, passaggi che probabilmente sono sfuggiti al prof. Ortombina.
Il 18 marzo, con una lettera inviata al presidente Anfols, Dott. Giambrone, la nostra organizzazione sindacale notificava al Presidente che, di fronte all’emergenza Covid-19, viceversa il teatro veneziano aveva assunto, con comunicazione ufficiale datata 13 marzo, decisioni in totale autonomia che prevedevano l’attivazione della cassa integrazione. Tale delibera arrivava addirittura in anticipo rispetto alle indicazioni emanate dal Dott. Giambrone, che il giorno 14 marzo invitava tutti i suoi associati a considerare, solo come ultima opzione, l’attivazione di tale ammortizzatore sociale.
A questa prima iniziativa seguiva una successiva richiesta di incontro, che la nostra organizzazione inviava ufficialmente al Sovrintendente del teatro veneziano il 19 marzo u.s., richiesta alla quale non è seguita alcuna risposta.
Il 24 marzo il comunicato stampa Libersind - Confsal fornisce al giornale della musica, l’opportunità di un confronto a distanza con il Sovrintendente che sfocia nell’intervista che lo stesso quotidiano pubblica sul suo portale web il 30 marzo.
Nulla di quanto esposto in premessa emerge nell’intervista prodotta dal giornale della musica ed effettivamente qualsiasi lettore, all’oscuro di quanto accaduto, non farebbe alcuna difficoltà ad avvalorare le tesi di “sciacallaggio”, mosse dal Sovrintendente, alla nostra organizzazione. Viceversa, mentre il Sovrintendente rimarca l’assoluta necessità che tali accuse siano sottolineate, si dimentica, oppure decide di non menzionare, i nostri precedenti ed inascoltati appelli, la lettera al Presidente Anfols e la richiesta di incontro.
Il Sovrintendente afferma una verità, che però, anche in questo caso, è solo un rafforzativo per avvalorare il triviale linguaggio già esposto in premessa, la nostra organizzazione non ha iscritti presso la Fondazione Teatro La Fenice.
Facciamo presente che il sindacato Libersind, appartenente alla Confederazione Confsal, quarta Confederazione in Italia con due milioni di iscritti, è stato presente nel passato presso il teatro La Fenice come prima forza sindacale, quando il prof. Ortombina non ricopriva tale incarico, ma anche rappresentata in altri teatri, come il Lirico di Cagliari e il Carlo Felice di Genova, mentre oggi, solo a titolo di esempio, è ancora saldamente presente presso l’Opera di Roma, il Massimo di Palermo, il Teatro Lirico G. verdi di Trieste, oltre al teatro Bellini di Catania, orchestra sinfonica di Palermo ed in molti altri teatri di prosa italiani, nonché firmataria di CCNL nella Rai e nel Coni. Si tratta pertanto di una organizzazione che conosce molto bene i gravi problemi di questo settore e di molti altri.
Il sovrintendente del teatro veneziano, nelle Sue numerose missive ai dipendenti, rimarca la grave situazione di questa emergenza epidemiologica, addirittura paragonandola a quella della “... seconda guerra mondiale ...”. Qui forse sarebbe opportuno evidenziare come l’utilizzo di un simile paragone sia oltre ogni misura sproporzionato, del resto ancora e per fortuna non vediamo abitazioni distrutte dalle bombe oppure persone costrette a scappare nei rifugi anti-aerei, solo per citare due rapide immagini di quei tristissimi anni, ma il linguaggio del Sovrintendente, anche in questa occasione, non conosce limiti.
Vogliamo invece cogliere questa spropositata espressione verbale solo come modello per evidenziare come di più che in ogni altra occasione, un confronto, seppur infruttuoso, sarebbe stato opportuno che il Sovrintendente ce lo avesse fornito. Questo non perché noi si abbia la soluzione a portata di mano, ma perché, vista l’assoluta eccezionalità e straordinarietà del momento, nessuno è depositario di verità assolute oppure di soluzioni divinatorie, tantomeno il Sovrintendente del Teatro La Fenice.
A tal proposito ci chiediamo, perché le tre Organizzazioni Confederali raggiungono a livello nazionale la determinazione che gli ammortizzatori sociali vengano avviati dietro confronto con le parti sociali e poi a livello veneziano il Sovrintendente le promuove senza evidenza scritta di confronti territoriali?
Non possiamo che concordare sul fatto che le Fondazioni sono istituzioni di diritto privato e che i suoi dipendenti sono soggetti a tali rapporti, ma non dimentichiamoci che le Fondazioni riescono a sopravvivere e a pagare lo stipendio ai propri dipendenti, grazie alle fondamentali risorse pubbliche, date dai trasferimenti governativi oltre che territoriali. Se la cassa integrazione è un paracadute indispensabile per tutte quelle imprese che vivono solo tramite i propri ricavi, registriamo viceversa che il ricorso a questo strumento, da parte di una Fondazione musicale, possa, anzi debba essere rinviato, non perché lo scrive questa organizzazione sindacale, ma perché così aveva stabilito il Presidente ANFOLS di tutti i Sovrintendenti il 14 marzo u.s..
Pur considerando sguaiato il vocabolario utilizzato dal prof. Ortombina, quando accusa di “sciacallaggio” la nostra organizzazione, rinviamo l’utilizzo di tale becero sostantivo maschile, alle affermazioni del Sovrintendente. Questi, con un cinismo di rara memoria nel panorama dialettico di una fondazione musicale, da un lato – in una Sua ipotetica e visionaria «seconda guerra mondiale» – vagheggia inverosimili obbiettivi legati al pareggio di bilancio mentre, in punta di diritto, lamenta anche l’impossibilità di applicare gli ammortizzatori sociali ai dirigenti, come se questi – in tale emergenza e con livelli retributivi distanti anni luce da quelli dei loro dipendenti – potessero pretendere una simile protezione, dall’altra invece decide di abbandonare i suoi dipendenti e le loro famiglie ad un sussidio di pura sopravvivenza.
In conclusione, ma senza farne alcuna risibile rivendicazione categoriale, ci piacerebbe sapere se il prof. Ortombrina, in questo periodo di pesantissime rinunce per chi è difeso da questa organizzazione, continua a percepire il suo intero onorario come Sovrintendente alla luce della totale chiusura del teatro veneziano.
Il Segretario Generale Libersind Confsal Cav. Giuseppe Sugamele