Una playlist classica per i tempi di quarantena

12 ascolti (rigorosamente domestici) di musica classica a tema, aspettando che il coronavirus ci abbandoni

Coronavirus - peste - playlist musica classica
Morte a Venezia di Luchino Visconti
Articolo
classica

Non tutti i mali vengono per nuocere: è vero anche che la musica da malattie, piaghe ed epidemie ha da sempre tratto una fonte di ispirazione spesso straordinaria; chi ci dice non sia lo stesso per il coronavirus? Ecco allora una piccola escursione (con mascherina) lunga tre secoli e in dodici tappe fra pestilenze e colera, invocazioni e preghiere a santi protettori e messe di ringraziamento, utile, se non a far dissolvere il virus, a proteggere dalla noia nei giorni di quarantena.

Dopo le musiche da coronavirus pop, una playlist classica per gli ascolti domestici aspettando che il virus ci abbandoni. Un percorso in musica dalle tenebre alla luce. 

Musica da quarantena: una colonna sonora per i tempi del coronavirus

1.Gustav Mahler, Quinta Sinfonia (Adagietto) 

Mahler malgré lui. Parlando di Morte a Venezia e dell’epidemia di colera che spegne il sogno di bellezza di Gustav von Aschenbach nelle calli di una Venezia decadentissima, più che all’ultima opera di Britten si pensa al film di Luchino Visconti e alla musica indissolubilmente legata a quelle immagini. 

 

2. Amilcare Ponchielli, I promessi sposi (Don Rodrigo e Coro, “Il nappo spumante”) 

Si dice peste e si pensa immediatamente a Manzoni e ai suoi Promessi sposi. E siccome nell’Italia ottocentesca il romanzo ha sempre la sua declinazione melodrammatica, occorre rivolgersi ad Amilcare Ponchielli, che rivela il contagio del villain dell’opera, Don Rodrigo, dopo il festoso brindisi “Il nappo spumante m’invita al piacer”. Poteva essere altrimenti? 

3. Georg Friedrich Händel, Israel in Egypt 

Il catalogo più esaustivo delle sciagure umane è nella Bibbia, nel libro dell’Esodo. Sono sette le piaghe d’Egitto e fra queste non manca, ovviamente, la peste. Nell’oratorio Israel in Egypt Händel le rappresenta con una sintesi musicale straordinariamente vivida. 

4. Alban Berg, Lulu (Interludio) 

Seduttrice seriale. Gli uomini si ammazzano per lei. La sua è una vita spericolata. Un’ascesa irresistibile e una inesorabile caduta, come un palindromo esistenziale. Un palindromo è anche il momento centrale dell’opera di Berg, che la racconta con un film senza parole. L’arresto, la prigionia, il processo e la reclusione. E poi il colera, l’isolamento in ospedale, la fuga con l’abito della Geschwitz, che per amor suo si immola. È Lulu. 

5. Cezar' Antonovič Kjui, Il festino in tempo di peste (La canzone del Presidente) 

La fonte è una delle quattro Piccole tragedie di Puškin. La storia è quella di un gruppo che si trova a un banchetto per ricordare un amico scomparso nella Londra del 1665. La peste infuria in città, passano i carri funebri accanto al luogo del festino, ma Walsingham, il Presidente, canta un inno in onore della peste e così si esorcizza la paura: “Gloria a te, o Peste, non temiamo il buio della tomba, il tuo richiamo non ci spaventa!” Una delle cose più terribili e stregonescamente suggestive mai uscita dalla penna di Puškin, si è scritto. 

6. Franz Josef Haydn, " Bessy Bell and Mary Gray" Hob. XXXIa:178bis (Schottische Lieder für William Whyte

Erano due belle fanciulle Bessy Belle e Mary Gray. Nel 1666 lasciarono il villaggio per vivere in campagna e sfuggire alla peste. Era innamorato di entrambe quel giovane che portava cibo nella loro capanna. Poi lui si ammalò e le contagiò. Tutti e tre morirono in quella piccola capanna nella campagna. La loro storia si ritrova nelle canzoni popolari scozzesi e irlandesi ma anche Joseph Haydn ha fatto la sua versione in uno dei suoi 150 Schottische Lieder

7. Heinrich Albert, “Ich steh' in Angst und Pein” (Simon Dach) 

L’Europa del Seicento è un succedersi di guerre, di carestie e ovviamente di epidemie. “Sono in ansia e in tormento” canta la protagonista di questo lamento di Heinrich Albert, che è cosciente di quanto sia labile la vita umana esposta al fuoco, alla furia delle acque e alla peste. Sente prossima la fine e si affida all’infinita saggezza del Signore. 

 

8. Robert Schumann, Das Paradies und die Peri 

Il sangue del giovane eroe sparso contro la tirannide non serve a ridarle il Paradiso e allora Peri vola in Egitto, sul lago di Moeris mentre avanza la peste. Sulla sponda del lago c’è un giovane morente, solo, che cerca sollievo all’arsura. E poi compare lei, la fedele moglie che abbandona il palazzo del padre per raccogliere con un bacio il suo respiro e morire con lui. La Peri raccoglie quell’ultimo respiro ma nemmeno questo le aprirà le porte del Paradiso cui aspira. È l’amore ai tempi della peste secondo Schumann. 

 

9. Guillaume Dufay, “O sancte Sebastiane” 

Quando non si sa più a che santo rivolgersi, San Sebastiano da sempre è un riferimento per la protezione dalle epidemie. Si sa da secoli, anche nelle Fiandre del Quattrocento, come dimostra questa invocazione al Santo, scritta verosimilmente come supplica per scongiurare la diffusione di una epidemia di peste. 

10. Richard Strauss, “Sankt Michael” (Lieder Op. 88) 

Se poi San Sebastiano non funziona, c’è sempre San Michele, guerriero e principe delle milizie celesti, uccisore di draghi e, quando occorre, guaritore di epidemie. Questa sua virtù la ricorda anche Richard Strauss nella supplica al Santo sui versi di Joseph Weinheber: “Il vento soffia forte da ponente, una tempesta porta la peste da oriente … San Michele, salva nos!” 

 

11. Francis Poulenc, La petite servante (Max Jacob) 

Si sa che è sempre meglio prevenire che curare. Sembra saperlo la servetta dell’ingenua preghiera che prega con le parole di Max Jacob sulla musica da Francis Poulenc. “Proteggici dai dardi e dai bubboni, dalla peste e dalla lebbra. E pazienza, se è per penitenza. Ma se invece è opera del diavolo, che il Signore lo faccia trottar via veloce da qua!” 

12. Claudio Monteverdi, Gloria 

A Venezia nel 1631 la peste gli strappa il più giovane dei figli, Massimiliano, fra le quasi 50 mila vittime. In quello stesso anno l’epidemia finisce. Venezia si arricchisce della Chiesa della Salute e il divino Claudio aggiunge il suo Gloria a sette voci, gemma fra le gemme della sua Selva morale e spirituale

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