André Mehmari, musiche per corde
Musica para cordas si aggiunge alla ricca discografia del compositore-improvvisatore brasiliano, tra Monteverdi e il choro
André Mehmari lo considera il progetto discografico, a oggi, più ambizioso: Musica para cordas, registrato nel marzo 2019 e presentato dal vivo a ottobre scorso, contiene musiche commissionate al compositore e pianista brasiliano e composte tra il 2006 e il 2015.
Un doppio CD, prodotto dal SESC (Servizio Sociale per il Commercio) che va ad arricchire la lunga lista, in continuo ampliamento, degli album di Mehmari (più di venti, dal 1998). La “passione” per la registrazione di Mehmari (che ha fondato una propria casa discografica, la Estúdio Monteverdi) è complementare alla sua natura di improvvisatore: le sue composizioni spesso nascono e crescono durante i tour concertistici (come è accaduto con MiraMari, insieme al clarinettista Gabriele Mirabassi) per essere infine “fissate” nella registrazione.
La biografia di questo musicista precoce e talentuoso, in grado di suonare – pare – ventisei strumenti, ha un che di leggendario, con un inizio di carriera a undici anni, il conferimento di un incarico di insegnamento in Conservatorio e la compilazione di un metodo per pianoforte a quindici; e poi una sequela di premi e commissioni dalle maggiori istituzioni del proprio Paese, e non solo.
André Mehmari a suo dire si sente più un improvvisatore che non un pianista classico, in grado di contaminare con grande raffinatezza stili e generi musicali diversi, ma che è profondamente imbevuto, oltre che della musica popolare brasiliana, di quella eurocolta.
Musica para cordas testimonia pienamente i legami di Mehmari con la musica europea, dal barocco ad oggi: dal brano di esordio del primo CD, "Ballo", una serie di variazioni di grande varietà ritmica e timbrica per orchestra d’archi sul tema monteverdiano del Ballo delle Ingrate, commissionato nel 2009 dalla São Paulo Dance Company, a "Shostakovitchiana", per archi, che cita ed elabora temi dai Ventiquattro preludi e fughe e dal Quartetto d’archi n. 8 di Šostakovič, con l’ossessivo tema re-mi bemolle- do-si (tratto dalle iniziali dell’autore DSCH) che diventa uno choro.
La tavolozza timbrica degli archi, pur estremamente varia nei due brani di apertura, si arricchisce con strumenti solisti nei brani successivi. Nella "Musica per armonica ed archi" il riferimento è al più noto compositore brasiliano, Heitor Villa Lobos, e al suo concerto per armonica.
Nei tre brani composti tra il 2008 e il 2009 che compongono il secondo CD, di nuovo emergono echi dal barocco italiano. Gli "Strambotti per fisarmonica, clarinetto e archi" si ispirano alle Stagioni vivaldiane ma anche a Villa Lobos, mentre nel secondo movimento del Concerto per piano, trio jazz e archi ("Ariantiga", un adagio barocco-blues) il modello è ancora Monteverdi.
È questo Concerto il brano più complesso del doppio CD, non solo per la metrica di sette e undici, ma anche per la fisionomia melodica e armonica; il linguaggio è frammentato, lontani sono gli echi della musica etnica. Bellissimo è poi il Concerto per fagotto, arpa e archi, che completa l’album, dove Mehmari affida allo strumento a fiato pagine di straordinario virtuosismo e vitalità ritmica.
Accanto al compositore, al pianoforte e al clavicembalo, suonano Gabriele Mirabassi al clarinetto, Christian Riganelli alla fisarmonica, Fabio Cury al fagotto, José Staneck all’armonica, Neymar Dias al contrabbasso, Sergio Reze alla batteria, Paola Baron all’arpa; dirige Emmanuele Baldini, primo violino dell’Orchestra di Stato di San Paolo.