Il passaggio tra il Cinquecento rinascimentale e il Seicento barocco è stato uno dei momenti rivoluzionari dell’arte musicale italiana ed europea e i principali artefici e testimoni di questo exploit creativo sono Claudio Monteverdi per la musica vocale, e Girolamo Frescobaldi per quella strumentale. Ma mentre il primo è universalmente noto per la qualità e l’originalità dei suoi madrigali e delle sue opere ampiamente eseguite, le occasioni per poter ascoltare le numerose toccate, ricercari, canzona e capricci del secondo sono molto meno frequenti.
Grazie all’impresa discografica di Francesco Cera, il mondo musicale frescobaldiano si rivela ora in tutta la sua bellezza, varietà e complessità.
Ascoltando i sette cd di questo prezioso cofanetto Arcana si ha l’impressione che il clavicembalista e organista sia entrato nella mente del compositore e nelle pieghe più intime della sua poetica musicale e il risultato è estremamente interessante, anche per la scelta dei differenti strumenti con i quali ha registrato in diversi luoghi il Primo e il Secondo Libro delle Toccate, i Capricci e i Fiori Musicali. Nel dettagliato libretto di presentazione dei dischi ci sono anche le schede tecniche relative ai nove strumenti utilizzati con le loro foto, e le schede dello storico dell’arte Luis Grenier dedicate ai dipinti scelti come copertine dei sette cd per esaltare le affinità elettive che legano le arti del Barocco.
In questa conversazione Francesco Cera racconta e commenta il lavoro di preparazione e registrazione che lo ha impegnato per quattro anni.
Come è nata questa impresa frescobaldiana?
«Dal desiderio di offrire una occasione di ascolto e di riconsiderazione della sua musica, e di quelle che considero le sue principali opere che hanno molto influenzato lo stile compositivo per cembalo in Europa».
«Ho sempre suonato Frescobaldi fin dall’epoca della mia formazione, perché sentivo l’esigenza di approfondirlo rispetto ai normali programmi di studio, e anche grazie al lavoro svolto con i miei maestri, Tagliavini, Leonhardt e Vartolo ho potuto assorbire molto della loro esperienza. Poi ho cercato di guardare la sua musica in modo personale, per così dire a tu per tu, aggiungendo la mia esperienza relativa alla musica vocale del primo Seicento».
«All’inizio si è materializzata l’occasione di uno sponsor, il Museo Ugo Marano di Ferrara, che mi ha permesso di affrontare le spese di registrazione del Primo libro di toccate e partite, contenuto in due cd, e registrato nella principale reggia estiva della famiglia d’Este, la Delizia di Belriguardo a Voghiera in provincia di Ferrara. Anche se il complesso è parzialmente distrutto, ho scelto di registrare nella sala affrescata che ha una acustica fenomenale, di grande chiarezza e trasparenza. La presa di suono è diversa da quelle consuete abitualmente focalizzate sullo strumento, ed è tesa a cogliere le risonanze di quell’ambiente carico di storia».
Per l’interpretazione e registrazione delle quattro raccolte lei ha utilizzato strumenti e luoghi diversi, ossia nove distinti colori timbrici e cinque diversi diapason.
«Ho cercato quegli strumenti che mi sembravano adatti ai differenti momenti nei quali sono state create le opere di Frescobaldi. La loro scelta con i relativi diapason è dovuta al fatto di non aver pensato solo al Frescobaldi romano, ma attraverso le differenze timbriche anche ad altri luoghi, che corrispondono agli ambienti musicali di varie parti d’Italia, tra Ferrara, Venezia, Roma e Napoli. Così il cofanetto consente di immergersi in diverse zone dell’arte cembalaria e organaria di quell’epoca».
«Ho cercato quegli strumenti che mi sembravano adatti ai differenti momenti nei quali sono state create le opere di Frescobaldi».
«Per registrare il Secondo libro di toccate il Museo San Colombano di Bologna, che ospita la collezione di Tagliavini, mi ha messo a disposizione uno strumento non storico ma che è una rarissima copia di un cembalo napoletano della fine del Cinquecento di Nicolò Albana. Come organo ho utilizzato quello costruito da Ennio Bonifazi, l’organaro ufficiale di San Pietro all’epoca di Frescobaldi, che si trova nella Collegiata di San Lorenzo a Sant’Oreste, in provincia di Roma, e che è stato costruito nello stesso anno di quello di San Pietro. A differenza di quelli odierni non è stato alterato e conserva la sua fisionomia originaria».
«Per i Fiori musicali ho utilizzato l’organo di Santa Maria in Vallicella a Roma, che è uno strumento monumentale di 16 piedi del 1612, ed è il tipico grande organo dalla sonorità maestosa delle basiliche romane. Questo restituisce la dimensione solenne e grandiosa di questa raccolta, e delle toccate sopra i pedali del secondo libro, perché erano destinate a strumenti di 16 piedi con il registro di tromboni».
«Nelle registrazioni c’è dunque anche una ricerca di sonorità che costituisce una sorta di riscoperta, perché ad esempio le composizioni contenute nei Fiori musicali in genere vengono suonate su strumenti piuttosto piccoli».
Come si potrebbe definire la toccata frescobaldiana?
«Ascoltare una toccata di Frescobaldi significa intraprendere un percorso nel quale non si può prevedere ciò che avverrà, perché c’è una sospensione continua come di qualcosa che si crea al momento e che rispecchia la pratica dell’improvvisazione».
«Ascoltare una toccata di Frescobaldi significa intraprendere un percorso nel quale non si può prevedere ciò che avverrà».
«È concepita come un poema musicale formato da tanti versi, e ogni verso è una breve sezione che sviluppa un elemento particolare e diverso da quello che lo precede e lo segue, il tutto in una struttura che ha un fluire narrativo molto eloquente e diversificato. È un discorso musicale aperto che oltre alla bellezza delle sue armonie segue percorsi sempre imprevedibili. In un certo senso è una musica che sfugge, ma questa è anche la sua bellezza».
«La toccata frescobaldiana rappresenta una importante evoluzione stilistica. Nel primo libro c’è ancora un riflesso della musica pioneristica così piena di suggestioni ascoltata molto probabilmente in casa d’Este. Vi si avverte il distacco dalla sonata veneziana, con i cromatismi amati da Luzzaschi e da Gesualdo, e la capacità di incanalare tutto questo in una forma toccata completamente nuova e personale degna del suo grande genio».
Toccate destinate sia al cembalo che all’organo.
«Molte toccate non sembrano destinate a un singolo strumento, ma in alcune c’è una scrittura ricca di arpeggi e una grande mobilità delle parti e una trasparenza che inevitabilmente sono destinate al cembalo. È il Frescobaldi della poesia di Tasso e Marini, piena di sentimenti amorosi e di sorprese e iperboli, come nella pittura del tempo».
«All’organo emerge il Frescobaldi mistico, profondamente religioso. Con le messe e le toccate destinate alla elevazione contenute nei Fiori musicali e gli inni e i magnificat del secondo libro, esprime quello stato di elevazione dello spirito innegabilmente sacro e sacrale. Vi si percepisce un sentimento spirituale trascinante, come accade per la musica di Bach. Quelle della contemplazione dell’eucarestia nel momento della consacrazione sono pagine sconvolgenti, e la loro lentezza mantiene la costante tensione di un viaggio nello spirito, di uno scavo interiore, di una meditazione. A proposito degli inni abbiamo alternato i versetti organistici con il canto fermo sulla base degli studi di Daniele Torelli relativi alla esecuzione del gregoriano all’epoca di Frescobaldi».
I Fiori musicali sono l’opera della maturità per eccellenza.
«Sono l’ultima grande opera data alle stampe da Frescobaldi totalmente dedicata all’organo e la sua veste è prettamente legata alla messa cattolica, e rispecchia la sua attività di organista nella Basilica di San Pietro. L’aspetto innovativo è che non si limitano, come negli esempi forniti dalla scuola veneziana del Cinquecento, ai versetti dell’Ordinarium Missae, ma forniscono all’organista tutti quei brani di vario genere musicale che si suonavano nel corso della messa, a partire dall’introito, e poi per l’epistola, l’offertorio e l’elevazione. Per quanto riguarda i versetti dell’Ordinario, Frescobaldi propone esclusivamente il Kyrie, e si tratta di piccoli gioielli che sono un concentrato di grande bellezza musicale».
«In questa raccolta ci sono anche delle canzoni, articolate in più sezioni, e ricercari post il Credo (ossia per l’offertorio) dal tema vigorosamente cromatico».
«Le toccate per l’elevazione, che trascinano l’ascoltatore nella più elevata meditazione spirituale, sono una dimostrazione di altissimo genio. L’ascoltatore di oggi non può che rimanere stupito e profondamente coinvolto da queste pagine assai lente ma al tempo stesso continuamente mutevoli per i percorsi armonici straordinari e i toccanti accenti ritmici che richiamano le sofferenze di Cristo sulla croce. Sono pagine che ispirano un grande senso di pace e obbligano dolcemente a sondare la propria interiorità, e questo vale anche per i non credenti…».
La raccolta dei Capricci è forse la meno nota della sua produzione artistica.
«È un opera fondamentale della sua produzione che attende ancora una piena valutazione, e mi sembra che ingiustamente sia meno eseguita rispetto a quella delle toccate. Il modo innovativo con cui Frescobaldi ripropone il contrappunto è veramente fondamentale. Se prendiamo le sue prima opere come le Fantasie del 1608, che sono un mirabile e densissimo coacervo di tecnica fiamminga, e i Ricercari del 1615, ci rendiamo conto che entrambi dicono l’ultima parola su un genere prettamente rinascimentale. Mentre con i Capricci l’autore gioca con un tema preso di volta in volta come base della composizione proponendo un trattamento imitativo suddiviso in numerose sezioni, ognuna conclusa in sé, con tempi e andamenti ritmici sempre diversi. Potremmo definirli una metamorfosi contrappuntistica nella quale affiora la sensibilità barocca di Frescobaldi che anche attraverso il contrappunto sente l’esigenza di raccontare e di essere narrativo. Nei dodici capricci sceglie temi che vanno dalla austera scala esacordale, o l’antico “la sol fa re mi” di memoria josquiniana, a temi tratti dalla musica popolare come il "Ruggiero", la "Spagnoletta", la "Bassa Fiamenga" che vengono utilizzati per il contrappunto, invece che come oggetto di semplici variazioni».
«Il contrappunto di Frescobaldi rifugge totalmente dalla austerità di quello rinascimentale, e si diverte con una grande varietà di andamenti e di continue modifiche caleidoscopiche del tema, costantemente associato a nuovi controsoggetti. Sono pagine impegnative ma di piacevole ascolto anche per i loro ritmi spigliati, e per le quali ho alternato un organo e un clavicembalo con lo stesso diapason a 465 utilizzato nell’Italia del nord, ed entrambi costruiti dall’artigiano Daniele Giani».
Questo consente di comprendere meglio la qualità della musica di Frescobaldi.
«Ci vuole tempo per imparare ad ascoltare Frescobaldi e ci sono voluti quattro anni di lavoro per registrare tutte queste musiche piene di suggestioni che rifuggono dal facile ascolto. La loro densità e i loro percorsi armonici lasciano senza fiato».
«Ci vuole tempo per imparare ad ascoltare Frescobaldi».
«Le sue raccolte a stampa hanno suscitato molto interesse, e attirato molti allievi, tra i quali Froberger che ha contribuito a diffondere la sua musica in Europa quando il compositore era ancora in vita. E inoltre esistono molte intavolature tedesche che circolavano poco dopo la loro pubblicazione. Vorrei che ritornasse l’attenzione su Frescobaldi perché tutto sommato rispetto ad altri compositori è quasi rimasto nell’ombra, ma non si finisce mai di scoprirlo».