L'energia di Mahler secondo Gatti
Trionfale debutto di Daniele Gatti sul podio dell'Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai
La prima volta di Daniele Gatti sul podio dell'Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai ha avuto un esito soprendente. Non solo per l'immediata intesa che si è creata fra direttore e organico, ma perché l'esecuzione della Nona di Mahler è risultata carica di un'energia inconsueta, che ha messo in secondo piano i presagi di morte dei quali è ricca la partitura e fatto affiorare le nervature vitali. Gatti ne ha dato subito un esempio nel primo movimento scatenando sonorità violente, quasi ai confini della deflagrazione, e calibrando momenti delicatissimi e sospesi al limite del silenzio. Come anche, complice l'acustica dell'Auditorium Toscanini, nell'estenuante Adagio finale, che prende le mosse dalla chiusa del primo movimento. Il direttore non ha lasciato spazio ad alcuna tristezza compiaciuta per il dissolversi della vita nel nulla, ma ha dato corpo a una sorta di attesa sacrale, di speranza di rinascita. Insomma un ascolto per certi versi inedito, affascinante, del tutto convincente. I movimenti centrali, racchiusi fra questi due estremi, sono invece stati ottimamente delineati nella loro corporeità terragna e beffarda.
Applausi a non finire al termine dell'esecuzione, per Gatti visibilmente commosso, per il violino di spalla Alessandro Milani e Luca Ranieri prima viola, per i bravissimi quattro corni, per gli archi, per gli strumentisti tutti.
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