Mozart a Verona 250 anni fa
Alla Sala Maffeiana del Teatro Filarmonico un concerto per rievocare la visita di Mozart alla città veneta
«Egli, fra una scelta adunanza di valenti Professori ha saputo prima d’ogni altra cosa esporre una bellissima sinfonia d’introduzione di composizion sua, che ha meritato tutto l’applauso. Indi ha egregiamente sonato a prima vista un concerto di cembalo, e successivamente altre sonate a lui nuovissime. Poi sopra quattro versi esibitigli, ha composta sul fatto un’aria d’ottimo gusto nell’atto stesso di cantarla. Un Soggetto ed un Finale progettatogli, egli mirabilmente concertò sulle migliori leggi dell’arte. Suonò all’improvviso assai bene un Trio del Bocherini. Compose benissimo in partitura un Sentimento datogli sul violino dal Professore. Insomma sì in questa, che in altre occasioni, esposto a’ più ardui cimenti, gli ha tutti superati con indicibil valore, e quindi con universale ammirazione, specialmente de’ Dilettanti …» Così raccontava un anonimo giornalista sulla Gazzetta di Mantova del 9 gennaio 1770 il sensazionale concerto che il “giovanetto Tedesco Sig. Amadeo Wolfgango Motzzart” tenne all’Accademia Filarmonica di Verona il 5 gennaio 1770, il primo in territorio non austriaco del suo primo viaggio in Italia. Un viaggio che probabilmente non era destinato a portare grandi ricchezze materiali al giovane prodigio (“… né questa accademia a Mantova, né quella di Verona sono state a pagamento; erano a ingresso libero … Ne dedurrai facilmente che in Italia non diventeremo ricchi, e potremo già ritenerci fortunati se riusciremo a recuperare le spese di viaggio …” secondo quanto scriveva il padre Leopold alla moglie, sebbene un Accademico veronese parlasse di un discreto “regalo di 18 Zecchini” al giovane musicista) era certamente destinato ad arricchirne la già fertile vena creativa e a portargli ancora maggiore fama.
Più che opportuna l’occasione per rievocare a Verona quell’importante evento attraverso tre appuntamenti pensati quasi come un piccolo festival intitolato “Mozart a Verona” e aperto da un concerto proprio in quella Sala Maffeiana, che accolse il non ancora quattordicenne salisburghese esattamente 250 anni prima. Non disponendo di indicazioni precise sul programma di allora, si è optato per una scelta di pezzi scelti con l’esperta consulenza di Andrea Marcon dal ricchissimo catalogo cameristico mozartiano con l’aggiunta di due composizioni vocali del padre Leopold, Geheime Liebe e Die großmütige Gelassenheit entrambe del 1772 – dunque in un periodo in cui ancora forte doveva essere l’influenza estetica sul giovane figlio – e dell’elegante Trio n. 6 in sol minore dalle Sei sonate per clavicembalo con accompagnamento di un violino e violoncello di Luigi Boccherini, pubblicate nel 1781 ma plausibilmente contenenti anche quella eseguita a prima vista da un manoscritto nell’esibizione veronese.
Particolarmente interessante la piccola antologia di composizioni di Wolfgang Amadeus Mozart con tre Sonate per violino e fortepiano, scelte quasi come istantanee di tre momenti diversi del suo estro creativo: dall’ingenua freschezza di quella quasi infantile in do maggiore KV 28 del 1766, a quella più matura in fa maggiore KV 280 del 1774 con l’incipit del secondo movimento che sembra anticipare il sublime tema dell’Adagio del Concerto per pianoforte KV 488, a quella più profonda e tecnicamente complessa in mi minore KV 304 del 1778. Lo stesso criterio sembra guidare la scelta dei quattro Lied dalle ingenue An die Freude KV 53 del 1767 e An die Freundschaft KV 148 del 1772, a quella in quattro versi in italiano di Ridente la calma KV 152 del 1775 (che chissà non siano gli stessi dell’improvvisazione mozartiana “d’ottimo gusto” citata dall’anonimo cronista mantovano) fino alla gemma più matura di Abendempfindung KV 523 del 1787 dall’atmosfera notturna che sembra anticipare un certo intimismo beethoveniano.
Inappuntabile l’esecuzione dei quattro bravi interpreti del composito programma, il violinista George Kallwit, che per l’occasione suonava uno strumento del veronese Giovanni Battista Zanoli, la brillante fortepianista Christine Schornsheim, il violoncellista Francesco Galligoni e l’espressiva mezzosoprano Britta Schwarz. I quattro interpreti si esibivano insieme solo nel pezzo che concludeva la serata: una trascrizione del terzetto “Ah! Caro sposo” dall’Ascanio in Alba, festa teatrale composta per il Teatro Ducale di Milano dal giovane Amadé in occasione delle nozze del figlio di Maria Teresa d’Austria nel 1771, come il Ruggiero del più celebrato Johann Adolf Hasse. E proprio a un Ruggiero ma con musiche di Pietro Guglielmi assistettero i Mozart padre e figlio il 3 gennaio durante i loro venti giorni veronesi. Coincidenze della storia?
Generoso di applausi il pubblico di invitati presente nella sala.
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