Bolzano Festival 2019: una cartolina di tre concerti
Jean Rondeau, Andreas Ottensamer e la Euyo, così le stelle della musica attraversano le Dolomiti
Impegnato a riunire in un’unica formula differenti generazioni di musicisti, il Bolzano Festival 2019 alterna i solisti più in vista e le orchestre giovanili più celebrate al mondo, a invitanti progetti cameristici in alcuni dei luoghi più suggestivi della città.
Così per il concerto del clavicembalista francese Jean Rondeau (12/08), su musiche di François Couperin, Jean-Philippe Rameau e Pancrace Royer, si è scelto il bellissimo cortile interno del Castel Mareccio, protetto da un tetto di vetro e attorniato da un suggestivo loggiato. Al contrario di quanto ci si poteva aspettare, pur richiamando una buona presenza di pubblico, l’evento non ha rischiato di lasciare in piedi l’appassionato dell’ultimo momento, ma la cosa non ha affatto infastidito i presenti, caricando l’atmosfera di maggior intimità. Al sobrio inchino, il clavicembalista dal capello lungo e camicia in jeans ha incantato il pubblico tanto nei momenti lirici quanto nei passaggi più virtuosistici, dimostrando grande abilità nel condurre il discorso musicale, sostenuto da un piglio chiaro e particolarmente incisivo. A ogni ripresa il tifo è da stadio e Rondeau ringrazia con un Sonata di Scarlatti fuori programma. Prima di concedersi ai molti fan diligentemente in fila per l’autografo, Rondeau invita tutti a partecipare al suo progetto cameristico nella Vecchia Chiesa parrocchiale di Gries, a pochi passi dal centro storico.
Immersa in una distesa di vigneti, oltre i quali l’accesso alla chiesetta è consentito solo attraverso un antico cimitero, tra i molti tesori che il luogo custodisce il trio Jasmin Toccata attira subito l’attenzione (14/08). Thomas Dunford al liuto e Keyvan Chemirani al Santur si stringono al clavicembalo di Rondeau nel tentativo di fondere le diverse esperienze dei tre protagonisti, tra musica barocca e sonorità della tradizione persiana. Affiatamento e virtuosismo non riescono però a mascherare qualche punto di debolezza sul piano dell’elaborazione del repertorio e nella tenuta di un pubblico che alla fine ha comunque premiato l’operazione.
Tra i vari aperitivi, l’entrata del Teatro Comunale per l’esibizione dell’European Union Youth Orchestra non poteva essere più disinvolta (13/08). Il preludio a una serata già ampiamente giustificata dalla Quinta Sinfonia di Mahler, si avvia sulle note di Flammenschrift del compositore Guillaume Connesson. Nonostante il direttore Stéphane Denève l’abbia annunciato come un omaggio rivolto alla musica tedesca, in particolar modo a Beethoven, il brano si dimostra invece un infinito pasticcio tra echi alla Ravel e guizzi alla Prokofiev. L’orchestra si riorganizza per accogliere il solista Andreas Ottensamer, che raggiunge il palco in un giovanile doppiopetto blu per il Concerto di Mozart. Impressiona la qualità del suono e la sua capacità di controllarlo, calibrato su minime sfumature. L’attacco incerto dell’orchestra nell’Adagio non lo scalfisce minimamente. Da grande professionista, conduce il suo canto indisturbato mentre l’orchestra ritrova il suo cammino. Il Rondò finale assicura la freschezza necessaria a celare passaggi delicatissimi, spesso affrontati con un unico ampio respiro. Richiamato a più riprese, il primo clarinetto dei Berliner Philharmoniker si concede nel passo di E lucevan le stelle mentre una voce tra il pubblico, per un attimo, si unisce al canto.
Sulla scia dell’esecuzione del primo brano in programma, la Quinta di Mahler ha immancabilmente tradito le aspettative. Che sia colpa della vastità del programma proposto o del gesto del direttore, che in questa occasione si è forse fatto troppo trascinare, ormai poco importa. Di sicuro lo scambio di ostentati sorrisi tra orchestrali nel bel mezzo del Rondò-Finale con tanto di ammiccanti sguardi rivolti ai compagni e non al direttore, forse potevano essere evitati: ma è davvero questo ciò che serve a ringiovanire la musica?
Trasformata in un grande ring, in questi giorni il Festival prosegue con i pianisti di tutto il mondo pronti a sfidarsi nelle varie prove di del Concorso Busoni che proprio quest’anno festeggia settant’anni.
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