Il songbook di Marc Cohn

Il fantastico disco del singer-songwriter con i Blind Boys of Alabama, un (nuovo) classico americano

Marc Cohn and Blind Boys of Alabama
Disco
pop
Marc Cohn & The Blind Boys of Alabama
Work to Do
Bmg
2019

Marc Cohn è autore da american songbook, come si suol dire, con uno stile non molto lontano dalla Broadway più segnatamente “pop” di fine anni settanta (per lo meno in parte, perché poi all’altro capo del suo plastico stile c’è fin dall’inizio una sensibilità ancor più specificamente nera).

Pianista, compositore, vocalist emozionale, originario di Cleveland, residente a New York, Cohn raggiunge un ampio successo, in realtà mai più replicato in quei termini, all’inizio degli anni novanta del secolo scorso, con la sua celebre "Walking In Memphis" (che anche qui non manca di comparire in una sorta di veste definitiva), già così intrisa di gospel sound, poi rilanciata a metà di quel decennio da un personaggio del calibro di Cher (ma non solo).

La pregevole ed elegante collaborazione, immortalata soprattutto dal vivo, con una delle più blasonate corali gospel di sempre, il leggendario quartetto dei Blind Boys of Alabama, riporta Marc Cohn brillantemente al centro della scena, pur in presenza di un solo paio di nuove composizioni, qui realizzate in studio (l’ottima title track, dal classico incedere, "Work to Do" e la dinamica e coinvolgente "Talk Back Mic", che avrebbero potuto scrivere anche un Eric Bibb o un Kelly Joe Phelps). Ma, insomma, poco male, quando la restituzione di materiale di repertorio avviene a questi livelli di eccellenza (si ascoltino solo le impeccabili "Ghost Train" e "Baby King").

Peccato invece che il sentito omaggio a Levon Helm ("Listening to Levon"), vocalist anch’egli intriso di indimenticabile soulfullness e gospel feeling, con tanto di “inciso” all’organo hammond in stile The Band, non sia altrettanto impreziosito dalle voci del quartetto guidato da Jimmy Carter, che invece dal canto suo ha l’opportunità di mostrare tutte le sue straordinarie capacità tecniche, mai disgiunte da una sincera ispirazione, in un paio di momenti dedicati (oltre che nelle pirotecniche evoluzioni di "Silver Thunderbird"): nell’entusiasmante e decisamente interessante riproposizione della tradizionale "Amazing Grace", sorprendentemente snocciolata sulla melodia e gli accordi dell’immortale "House Of The Rising Sun", e nella sontuosa e giubilante traccia d’apertura "Walking In Jerusalem". Spettacolare. Marco Maiocco

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