Emily Sprague, fioraia in solitudine
Il terzo disco dei Florist è una personale introspezione della cantante e autrice Emily Sprague
Il terzo disco dei Florist, un progetto indie-folk con base a New York, è piuttosto strano: gli altri tre membri del gruppo si fanno da parte per lasciare la scena alla loro songwriter Emily Sprague. Del resto il titolo parla chiaro: Emily Alone.
Scritto e registrato a Los Angeles durante un inverno particolarmente umido, Emily Alone è il frutto di un periodo di isolamento e di riflessioni personali, resi ancora più necessari dall’improvvisa morte della madre di Emily.
Le dodici canzoni che compongono il disco sono costruite intorno a elementi spogli, lasciando solo la voce e le parole accompagnate dalla chitarra acustica (con una sola eccezione) e da improvvisi cinguettii di uccelli registrati attraverso la finestra della stanza dove sono avvenute le registrazioni.
“Scrivo e leggo / passo del tempo nell’oceano/ ma non c’è nulla che porti chiarezza in ciò che mi rende davvero 'me'” – "As Alone"
Si potrebbe pensare a un cosiddetto “disco inciso nella camera da letto” ma in realtà ci troviamo di fronte a dodici canzoni di introspezione, confusione, emozione, rivelazione e, ovviamente, consolazione, come quando, sempre in “As Alone”, la Sprague si rivolge a se stessa dicendo “Emily, sappi che non sei così sola come ti senti quando sei al buio”.
È un disco intimo, per molti versi coraggioso, una sorta di viaggio verso l’accettazione; l’auto-analisi è dolorosa introspezione in brani quali “Today I’ll Have you Around” e “I Also Have Eyes”, mentre l’atmosfera si fa più eterea in “Ocean Arms”, in cui la resa della canzone da parte della Sprague sembra avvenire senza sforzo. Siamo i testimoni del tentativo della Sprague di venire a patti con avvenimenti davvero duri, siano essi lo spostamento da una costa all’altra degli Stati Uniti, la fine di una relazione amorosa o la morte di una persona cara. Se sommate i tre avvenimenti, capirete che Emily Alone non significa soltanto “Emily senza gli altri membri della band” ma anche “Emily da sola, fisicamente e spiritualmente”.
“Da dove sono arrivata? E perché sono così felice quando guardo l’oceano? / E poi devastata quando guardo l’oceano? / (…) Alcune cose durano centinaia di vite / so di essere morta molte volte / tu non eri la forma ultima / tu non eri le braccia dell’oceano” – "Ocean’s Arms"
Da quando è arrivata in California la Sprague ha cominciato a praticare il surf (nulla di meglio per sentirsi vivi) e l’oceano ricopre una parte importante all’interno delle sue composizioni, a volte terrificante, altre confortevole, fino a immaginare come sarebbe arrendersi alla sua forza: «Penso che il suono sparirebbe, come pure la luce. Sarebbe bello, dopo una serie di pensieri molto materiali».
A un ascolto poco attento il disco potrebbe sembrare monotono, fatto di canzoni simili tra loro, quando in realtà le differenze ci sono, ma bisogna lasciarsi catturare dall’atmosfera complessiva. Se siete nella giusta predisposizione, Emily Alone vi colpirà in pieno: è un disco che con ostinazione parla al cuore, in una lingua che solo lui sa capire.