Afrobeats, il «gospel porno» dei FOKN Bois

Dal Ghana il duo FOKN Bois tra  hiplife, jazz, funk, e afrobeats (ma non quello di Fela Kuti)

FOKN Bois - afrobeatsLOL
FOKN Bois
Disco
world
FOKN Bois
afrobeatsLOL
FOKN Inc.
2019

Nella lingua pidgin parlata dalle generazioni più vecchie un fokbois è un mascalzone, un buono a nulla; oggi nel linguaggio dei giovani che gironzolano in quelle vie dove è meglio non trascinarsi se non si è stati invitati vuol dire che sei un fico, uno a cui bisogna dare retta. AfrobeatsLOL, terzo disco del duo del Ghana FOKN Bois, oscilla tra hiplife e afrobeats ironico: nato come satira di quest’ultimo genere musicale, alla fine questo disco risulta paradossalmente esserne uno dei migliori esempi realizzati finora. E c’è già qualcuno che ha fatto il nome degli Outkast.

Sgombriamo il campo da possibili confusioni: l’afrobeats non ha nulla a che vedere con l’afrobeat, genere musicale iniziato da Fela Kuti negli anni Settanta; nato anch’esso in Nigeria, è una commistione tra hiplife, jazz e funk, con ritmi complessi, percussioni dense, parti vocali ripetitive, il più delle volte cantate in pidgin. Il pubblico occidentale ha avuto un assaggio di questo genere nel 2016 quando il rapper canadese Drake ha realizzato "One Dance" in collaborazione con il cantante nigeriano Wizkid.

Wanlov the Kubolor (Emmanuel Owusu Bonsu, cantante, rapper e chitarrista nato a Ploesti, Romania) e M3nsa (Bondzie Mensa Ansah, vocalist e tastierista) si conoscono da ragazzini, quando entrambi frequentano gli scout, ma è nel 1997, all’Adisadel College di Accra, che capiscono di avere gli stessi gusti musicali: Fugees, Busta Rhymes, reggae e hiplife. I FOKN Bois nascono nel 2010 quando i due compongono le canzoni del musical di King Luu Coz Ov Moni; due anni dopo è la volta del loro esordio discografico FOKN Wit Ewe, seguito nel 2016 dal tributo alla loro terra Ode to Ghana.

«Facciamo gospel porno» – dalla pagina Facebook dei FOKN Bois

2019 ed ecco AfrobeatsLOL, una specie di mini-LP con sette brani che trattano temi quali la corruzione, l’ineguaglianza sociale, lo sfruttamento religioso, oppure che prendono apertamente in giro i personaggi famosi della televisione e della radio, come “Wo Nim Mi”, canzone afropop con un’estetica EDM dove compare il rapper Medikal, guadagnandosi il boicottaggio da parte delle stazioni radiofoniche, poi rientrato grazie alla reazione indignata del pubblico sui social.

Mr. Eazi, Sister Deborah, Dex Kwasi e l’icona highlife Gyedu Blay Ambolley fanno parte del team che realizza il disco, le cui perle sembrano essere “True Friends”, il cui testo si fa beffe degli ipocriti che ignorano gli sforzi degli altri per riuscire in qualcosa ma che sono pronti a saltare sul carro del vincitore con la speranza di ottenere qualche vantaggio, “Account Balance”, un low-tempo che profuma di anni Settanta e con una parte vocale che fa addirittura venire in mente gli Animal Collective, e “African Holiday”, una canzone che sulla carta dovrebbe promuovere il turismo transafricano ma che in realtà evidenzia le difficoltà per ottenere i visti e le molestie da parte dei poliziotti di frontiera, un brano crossover con tutte le potenzialità per sfondare sulle radio mainstream.

Come già scritto, un disco nato per prendere in giro l’afrobeats risulta suonare meglio rispetto a molti altri realizzati da artisti “afrobeats certified”. Mai sottovalutare l’ironia.

«Questa è musica pop, quindi c’è un’evidente influenza occidentale. È interessante che quella che è considerata pura highlife ghanese in realtà è stata creata dalla diaspora conseguente al colpo di stato militare del 1966 che spodestò Kwame Nkrumah, quando molti musicisti si rifugiarono ad Amburgo, entrando in contatto coi sintetizzatori del suono tedesco». 

 

 

 

 

 

 

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