Blick Bassy, militante con dolcezza

Il camerunense Blick Bassy si conferma tra le più interessanti voci d'Africa con 1958

Blick Bassy
Blick Bassy
Disco
world
Blick Bassy
1958
No Format
2019

«Se vogliamo cambiare il nostro avvenire, se vogliamo fare qualcosa per far crescere l’Africa, dobbiamo conoscere le nostre lingue, la nostra cultura, la nostra storia». Il cantante, compositore, chitarrista e percussionista camerunense Blick Bassy si cimenta con una pagina dimenticata della storia patria e il risultato è 1958, album di delicata bellezza.

«Se vogliamo cambiare il nostro avvenire, se vogliamo fare qualcosa per far crescere l’Africa, dobbiamo conoscere le nostre lingue, la nostra cultura, la nostra storia».

Guardate il videoclip di “Ngwa”: è un omaggio, questa volta visuale (infatti tutto il disco è dedicato a lui), a Ruben Um Nyobé, leader anti-colonialista camerunense dell’UPC (Union des Populations du Cameroun) che chiese l’indipendenza del suo Paese all’assemblea delle Nazioni Unite e che per questo fu assassinato dall’esercito francese nel 1958 (ecco spiegato il titolo dell’album).

Questa meraviglia è stata realizzata da Tebogo Malope, in arte Tebza, regista anche di Soweto, vincitore del Leone d’oro a Cannes e del South African Music Award.

«La storia di Ruben Um Nyabé ha una risonanza su tutto il continente africano, sempre alle prese con la sua eredità post-coloniale. Cosa sarebbe successo se certi leader di tale caratura non fossero stati massacrati? All’inizio del videoclip un combattente per la libertà depone il suo fucile con la speranza di un avvenire prospero e senza spargimenti di sangue. Si pentirà della sua decisione? Alla fine le immagini del combattente senza vita che si trasforma in albero sono un omaggio all’icona politica sudafricana Solomon Mahlangu, ucciso dal governo dell’apartheid e le cui ultime parole furono “il mio sangue nutrirà l’albero che porterà i frutti della libertà». Tebza  

Ma forse ricordate il nome di Blick Bassy: nel 2015 la sua canzone “Kiki” fu scelta per la campagna mondiale per il lancio dell’iPhone6. E se non lo ricordate, beh, è arrivato il momento di colmare questa lacuna ascoltando questo suo quarto lavoro.

Una musica che miscela abilmente blues acustico, musica tradizionale e folk contemporaneo, il tutto con una spruzzata di bossa nova brasiliana – per alcuni anni il Brasile è stato la sua residenza – è la base su cui si dispiega la voce di Blick Bassy, poco più di un sospiro, ma un sospiro potente, appassionato ed evocativo: bastano pochi secondi e l’ascoltatore è prigioniero di un mondo affascinante, intriso di malinconia e sentimento, personale ma allo stesso tempo universale. È come se Bon Iver incontrasse Moses Sumney, con il falsetto inquietante del bluesman Skip James.

Le undici canzoni che concorrono alla costruzione di 1958 sono in lingua Bassa, una delle duecentosessanta lingue del Camerun - «io penso, creo e sogno in Bassa» – e se anche non capiamo le parole, l’interpretazione di Blick Bassy riesce con naturalezza ad abbattere le barriere e a comunicare i sentimenti di cui le canzoni sono intrise.

Disco di grazia e dignità straordinarie, al suo interno segnalo volentieri “Pochě”, forse la canzone più cinematografica, quasi mediterranea per il calore della sua oscura storia d’amore, “Woñi”, ritmo upbeat che si combina con la tromba malinconica di Alexi Merrill, la successiva “Mpodol”, arpeggio di chitarra e la voce di Bassy che fa strame dei nostri cuori, “Ngui Yi” e “Kundé”, a ricordarci che nella gentilezza risiede la forza.

1958 ci conferma che Blick Bassy oggi è uno degli artisti più importanti della nuova scena africana, una delle più eccitanti al momento.

«L’ultimo partigiano» – dall’account Twitter di Blick Bassy

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