Nilüfer Yanya, il giglio di Londra

Miss Universe è il sorprendente debutto di Nilüfer Yanya, camaleonte musicale tra R'n'B, pop e canzone

Nilüfer Yanya - Miss Universe
Nilüfer Yanya
Disco
pop
Nilüfer Yanya    
Miss Universe
ATO
2019

Dopo alcuni EP, Nilüfer Yanya realizza il suo album d’esordio e conferma le aspettative: ci troviamo di fronte a un’artista destinata a ricoprire un ruolo di primo piano nel panorama musicale dei prossimi anni.

Negli ultimi mesi, a quanto pare, non facciamo in tempo a imparare i complicati nomi di nuove artiste che subito dobbiamo applicarci su altri personaggi: abbiamo cominciato con Gaye Su Akyol, poi sono arrivate Deena Abdelwahed e Lafawndah, e adesso è il turno – appunto – di Nilüfer Yanya

Ventitré anni, londinese, madre mezza irlandese e mezza bajan (ovvero di Barbados) e padre turco (da cui il nome Nilüfer, che in turco vuol dire “giglio”), ambedue artisti, comincia a suonare il pianoforte all’età di sei anni e la chitarra sei anni dopo, componendo anche le prime canzoni. Innamorata delle composizioni di Nina Simone e Jeff Buckley, si fa notare per il singolo “Small Crimes” e per una versione di “Hey”, brano dei Pixies, che trova posto all’interno di una compilation: «È una delle mie canzoni preferite, ho sempre desiderato farne una mia versione, anche se non c’era un motivo preciso, ho sempre scritto canzoni mie. Ovviamente s’impara molto suonando le canzoni degli altri quando si è giovani e agli inizi ma, davvero, io ho iniziato a scrivere fin da subito».

Nilüfer Yanya comincia a esibirsi con regolarità, anche fuori dai confini britannici, apre i concerti di Broken Social Scene e di The XX, il suo nome inizia a girare, arrivano le prime interviste per giornali importanti: è normale che ci fossero aspettative intorno all’album d’esordio.

Come già anticipato, quest’ultime non vanno deluse, anzi si può tranquillamente parlare di esordio col botto, per la varietà autoriale, per le grandi capacità interpretative di Nilüfer e per l’apparente facilità con cui riesce a cambiare registro vocale all’interno delle singole canzoni.

La varietà viene compressa e tenuta a bada grazie a un espediente: cinque delle dodici canzoni sono precedute da interventi vocali, specie di spot pubblicitari, della Yanya in versione Miss Universe che immagina un’ipotetica WWAY HEALTH, una di quelle società che si incrociano sulla Rete o che bombardano le nostre caselle di posta elettronica e che promettono di farci perdere una taglia o di migliorarci la vita al di là della nostra immaginazione. E in mezzo a questi spot ridicoli Miss Universe dispiega una miscellanea di stili – alt-rock, pop radiofonico, R’n’B, jazz, un sassofono che sembra uscire dagli album di Sade, quelli degli anni Ottanta, un’attitudine che fa venire alla mente i nomi di Kate Tempest e King Krule, drum machine poco elaborate – con un elemento costante, la totale facilità melodica che Nilüfer dispiega per tutto l’album.

Registrato in Cornovaglia, Miss Universe è un lavoro per molti versi sorprendente, all’interno del quale ci sono degli autentici gioielli come “Heat Rises”, influenzata da “Millionaire” di Kelis, "Baby Blue”, un elegante esempio di R’n’B che nella seconda parte si trasforma in un gospel da cantare a squarciagola, l’iniziale “In Your Head”, descrizione della fine di un rapporto, “Paralysed” e la conclusiva “Heavyweight Champion of the Year” ("Tutti questi sogni mi hanno stancata, mancanza di sonno, sono ancora così connessa da volere queste cose, non me lo riportano indietro, non me lo riportano indietro").

Nilüfer Yanya è un camaleonte musicale e Miss Universe è uno di quei dischi, malgrado la vena di ansia che lo percorre, da cui si fa fatica a staccarsi.

«Mi piacciono le canzoni che parlano di storie e situazioni che puoi quasi catturare, ma che in realtà  non potrai mai catturare nella maniera dovuta».

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