Le seduzioni di Gergiev

Al San Carlo di Napoli con la sua Orchestra del Teatro Mariinsky di San Pietroburgo

Valery Gergiev e l'Orchestra del Teatro Mariinsky di San Pietroburgo (Foto L. Romano) 
Valery Gergiev e l'Orchestra del Teatro Mariinsky di San Pietroburgo (Foto L. Romano) 
Recensione
classica
Teatro San Carlo di Napoli
Valery Gergiev e l' Orchestra del Teatro Mariinsky di San Pietroburgo. 
02 Febbraio 2019

Valery Gergiev al Teatro di San Carlo di Napoli Sabato 2 Febbraio, si presenta con la sua fedelissima orchestra del Teatro Mariinsky di San Pietroburgo. Il direttore russo è uno straordinario dominatore di forme, volumi, colori e intrecci timbrici: in un mondo di retorica e stili ricreati, aspira all'effetto, alla seduzione timbrica ed espressiva, senza dar solo peso alla tecnica e all'esattezza millimetrica. Più che braccio e dominio tecnico, è mano, anzi mani che indicano i più segreti accenti, inclinazioni melodiche e espressioni timbriche. Un prodigio di virtuosismo, che non colpisce per compiutezza plastica, ma per gesto e ricerca espressiva. Guida con naturalezza l'espressione emotiva, vicinissimo all'orchestra - senza podio, affidando il tutto ai tempi giusti, calibratissimi - nei contrasti fra le parti e il tutto. 

 

Il Prélude a l'après-midi d'un faune di Claude Debussy entra sottovoce, il flauto di taglio affilato più che dolce fino all'impercettibile. Gergiev lo segue, gli dà respiro in un'interpretazione intensa, mai spigolosa nell'Espressivo e assai sostenuto di tinta cangiante tra legni ed archi. Il timbro è spesso bello ma quando scende di registro si perdono leggermente i trilli, pizzicati, i glissandi. L'orchestra è sempre fluida, a tratti impalpabile, già subito nel finale, con più languore. A seguire, in una manciata di minuti, Gergiev dispiega i lunghi temi dell'Allegro vivace della Sinfonia n. 4 in la maggiore detta "Italiana" Op. 90 di Felix Mendelssohn-Bartholdy, ricchi di sfumature timbriche e dolcezze espressive. Magnifico l'Andante con moto a tratti drammatico nei crescendo. Veloce e leggero il salterello in cui Gergiev ricompatta archi, legni e tutti in un'unica maestosa cavalcata in avanti, incantando con vitalità. Fantastica l'orchestra. Nella seconda parte del concerto, finalmente la Russia: Quadri di un’esposizione di Modest Petrovich Mussorgsky nell'orchestrazione di Maurice Ravel. Coerente con le interpretazioni tradizionali, Gergiev è avvolto da un'orchestra equilibratissima, inappuntabile, con timbro suadente e ricco di malia. Rimane certo, lo slancio di forte personalità ed esperienza da parte di Gergiev e la robusta professionalità dell'orchestra come nella cangiante promenade e nel ritmico finale, maestoso della grande porte de Kiev

 

Il bis poi ha suonato importante, l'orchestra si è esaltata nella magnetica ouverture da La Forza del Destino di Verdi, quanti di noi incantati saremmo volentieri rimasti per tutti gli atti che avrebbero seguito. Pubblico festoso con tutto esaurito, a conferma che la macchina, al San Carlo, funziona. Un sabato trionfale per il teatro napoletano, operoso ma senza trionfalismi per un concerto organizzato con il fondo "Concerto d'imprese", un investimento triennale costituito da dodici aziende del territorio campano, che rappresenta un modello nel suo genere e che fattivamente incide nella cultura musicale campana e non.

 

Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche

classica

Madrid: Haendel al Teatro Real

classica

A Roma, prima con i complessi di Santa Cecilia, poi con Vokalensemble Kölner Dom e Concerto Köln

classica

Federico Maria Sardelli e il sopranista Bruno de Sá per un programma molto ben disegnato, fra Sturm und Drang, galanterie e delizie canore, con Mozart, da giovanissimo a autore maturo, come filo conduttore