Monsieur Doumani, freak folk da Cipro
Angathin è il terzo esaltante disco del trio di Nicosia Monsieur Doumani
Che musica si fa a Cipro? Sono molto grato ai Monsieur Doumani dell’aver aggiunto l’isola mediterranea sulla mia personale geografia. La risposta – ascoltando il terzo disco del trio di Nicosia, Angathin – è “musica dannatamente esaltante”.
Il progetto Monsieur Doumani (incontrato recentemente dal vivo al Premio Parodi di Cagliari, dove hanno vinto il Premio della Critica) nasce nel 2011, e comprende Antonis Antoniou allo tsouras (il taglio intermedio del bouzoki, dal caratteristico timbro nasale), Angelos Ionas alla chitarra classica e acustica e Demetris Yiasemides a trombone e flauto. Il combo è originalissimo, e i tre giovani musicisti lo sfruttano in ogni possibile direzione: affidando spesso al trombone le parti del basso, con un uso attento degli effetti (delay e distorsioni, su tutti gli strumenti), andando ora verso sequenze più ironiche e leggere, ora verso pezzi quasi da blues transe (“Antics”), ora toccando momenti da party music fricchettona (“Mishmash”).
Siamo dal lato greco di Cipro, dunque la musica così come la lingua in cui si canta possono rimandare (in assenza di modelli ciprioti noti, devo ammettere la mia ignoranza su questo) alla tradizione della nuova canzone greca, con tempi dispari qui e là e quegli incastri ritmici che suonano (all’orecchio italiano) quasi prog. In più, i Monsieur Doumani ci mettono una sensibilità da freak-rock, nell’approccio nella musica e nei testi – che mescolano elementi della tradizione locale con vicende personali, malesseri giovanili e impegno politico (come in “Akamas’ Dragons”, che denuncia un episodio di speculazione edilizia). Se cantassero in italiano – almeno a leggere le traduzioni inglesi delle loro canzoni (anche qui, devo ammettere la mia ignoranza sul greco moderno, e in particolare sulla variante cipriota) li catalogheremmo nella canzone d’autore, forse dalle parti di un Vinicio Capossela. Se cantassero in inglese sarebbero degli idoli del freak-folk-indie alla Beirut. Cantano in greco, dunque li mettiamo nella world music, ma siamo lontani anni luce (grazie a Dio) da tutti i cliché del genere.
Da ascoltare, riascoltare e studiare.