Festa vera con Li Ucci
Il disco della Li Ucci Orkestra, registrato dal vivo a Cutrofiano durante il Li Ucci Festival è un'esplosione di gioia e ballo
Li Ucci Orkestra: quando una registrazione – di per sé specchio infedele di un grumo di emozioni in musica che nella performance conosce un momento di irripetibile emotività – riesce a trasmettere un palpabile senso di entusiasmo vuol dire che si sta ascoltando qualcosa di speciale.
Il 16 settembre del 2017 alla “Rimesa” (antico toponimo della piazza municipale di Cutrofiano s’è tenuta la settima edizione del Li Ucci Festival. È una grande festa di popolo che omaggia la memoria degli Ucci, i grandi cantori di Cutrofiano: Uccio Bandello, Uccio Aloisi e Narduccio Vergaro. Tutto succede, però, tranne che un’asettica e filologica riproposizione dall’immenso repertorio di canzoni a ballo, canti sociali, canti d’amore e stornelli che erano materia viva e quotidiana per Li Ucci, e per tutto la cultura musicale tradizionale salentina.
In piazza c’erano un’orchestra di venti persone, gente che sa affrontare una partitura jazz come un’aria d’opera, e almeno altrettante voci giovani e antiche in alternanza, più una corposa rappresentanza di danzatori. Poi è partita la festa, e un “quid” di travolgente autenticità ha squassato l’aria e indotto alla danza, o a un ondeggiare ipnotico delle teste che seguivano parole e melodie che proprio non possono morire. Quella sera a microfoni aperti alla Rimesa furono incisi una trentina di brani. Immaginiamo che chi c’era e partecipava alla festa ne sia uscito stremato e felice.
Ne sono stati scelti saggiamente sette, un concentrato di energie diverse e a palpitante che ha l’impatto, mutatis mutandis, dei Pogues di trent’anni fa, o della Mano Negra. Ecco allora riferimenti di sapido tex mex, nel levarsi di riff grassi e sapidi dei fiati dall’orchestra (una contraddizione geografico-culturale solo apparente) impennate di fisarmonica, pizziche orchestrali radenti a tempo folle che incorporano “soli” di tromba e trombone, tamburi a cornice che stendono tappeti di ritmi fibrillanti e incandescenti.
Festa vera con Li Ucci Orchestra, insomma. E un altro pezzo di memoria che continuerà a vivere. Senza la maschera di ossigeno applicata, perché l’ossigeno qui è nell’aria.