Il virtuosismo di Mintz

Il violinista a Napoli per l'Associazione Scarlatti

Shlomo Mintz
Shlomo Mintz
Recensione
classica
Teatro Sannazzaro di Napoli
Shlomo Mintz
30 Ottobre 2018

Martedì 30 Ottobre Shlomo Mintz era insieme al pianista Sander Sittig al Teatro Sannazaro di Napoli per la stagione dell'Associazione Alessandro Scarlatti. E ogni esecuzione è un'avventura, scuola, scoperta. Il musicista ebreo ha presentato uno splendido impaginato di Mozart la Sonata in si bemolle maggiore K. 454 seguita da Chausson, Brahms e Sarasate in equilibrio tra umorismo settecentesco e virtuosismo strumentale. 

Esordisce il pianoforte in un largo-allegro, quasi spensierato Sittig, che dopo poche battute ispira una cantabile melodia del violino: di lirismo soave Mintz anche se non subito al meglio nell'intonazione e sempre infastidito dalla tenuta dell'accordatura per tutto il concerto. Musica delicata quella dell’Andante, densa e complessa, intima l’interpretazione, e, anche se per l'allegretto, mai veramente scattante, Mozart affida al violino un moderato e fresco virtuosismo, il carattere leggero e salottiero mantiene il sopravvento nella Sonata. Temi limpidamente cristallini emergono chiari e leggeri come tutto fosse parlato. Si entra nel vivo del concerto con Poème op. 25 in mi bemolle maggiore di Ernest Chausson. Altre pagine, altra forza drammatica. In un unico movimento, dopo un Lento carico di mistero, Animato, notevoli le vigorose arcate negli sforzando e particolari le frasi all’unisono, segue l’Allegro, più cantabile e di inaspettata bellezza, Mintz sembra rapito, beato. 

La Sonata n. 3 in re minore op. 108 di J. Brahms apre la seconda parte del concerto. Magnetico l’Allegro, pieno e caldo il suono del violino nell'Adagio. Spostamenti d’accento caratterizzano Un Poco Presto, mentre nel Presto Agitato finale, che ricorda temi e atmosfere iniziali, un continuo rincorrersi tra pianoforte, che tiene testa, e violino, con sovrapposizioni melodiche, scale incalzanti e staccati incedono fino alla fine strappando il grande applauso. Ma il pubblico è catturato all’unanimità con Capriccio Basco op. 24 e Fantasia su temi della Carmen di Bizet op. 25 di Pablo de Sarasate: rimbalza l’archetto sulle corde, ma solo quando il pianoforte inizia a dettare il ritmo si entra in un vortice melodico, ed è tutto virtuosismo puro. Un Perpetuum mobile da fiato sospeso caratterizza le variazioni sui vari temi, trilli, accordi, glissandi effetti sonori, pizzicati, scale vorticose ecc. ecc. e da questo momento il pianoforte scompare, non tanto perché il capriccio sopra il canto popolare Basco vede il violino protagonista, quanto per il fatto che, anche quando il pianoforte torna più insistente per Bizet, si fonde con il violino e riempie di armonia il suono di Mintz. Platea e palchi traboccano di violinisti e appassionati, giovani e meno giovani catalizzati fino al secondo bis sempre di Sarasate, e Mintz non si fa pregare. 

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