Torna Lohengrin nelle Fiandre
Successo per la coproduzione anglo-belga, con la regia di David Alden
Una nuova coproduzione con il Covent Garden, il Lohengrin firmato dal regista statunitense David Alden, che a Londra è andata in scena lo scorso giugno, ha aperto la nuova stagione dell’OperaBallet delle Fiandre nella sede di Gand riportando così, dopo quattordici anni di assenza, l’opera di Wagner nei luoghi in cui la trama del libretto è stata immaginata. Lopera sarà a Gand fino al 28 settembre, e poi dal 7 al 23 ottobre ad Anversa
Uno dei meriti maggiori di questo nuovo allestimento, che è un susseguirsi di spunti interpretativi e rimandi storici di varie epoche, è forse il ruolo del coro che raramente è così valorizzato e in primo piano nella messa in scena del Lohengrin, e che a Gand è stato invece veramente uno dei protagonisti, con movimenti molto curati non solo dal punto di vista complessivo ma anche corista per corista. Parti corali oltretutto molto ben eseguite sotto la direzione del maestro Jan Schweiger, sul podio il direttore argentino Alejo Pérez, nuovo direttore musicale dell’OperaBallet Flanders, che ha saputo dare una lettura della partitura assai misurata ma ricca di sfumature, e con qualche effetto speciale come le trombe registrate (peccato) che si sentono dal fondo della sala creando un coinvolgimento sonoro più ampio e intenso. In un decor e costumi che mescolano le epoche, rimandi al medioevo e sopratutto al nazionalismo (ancora! ma questa volta con il cigno nell’insegna), degne di nota le belle strutture sghembe, mura e impalcature, che donano movimento e prospettiva firmate Paul Steinberg (ma un po’ scrano il solo arazzo per il post nozze). Il libretto wagnerano risulta comunque ben comprensibile anche se con qualche eccentricità, come il vestito da sposa che scende dall’alto e le cameriere che danno una spolverata pure a Elsa. Una Elsa davvero godibilissima, interpretata dal giovane soprano lettone Liene Kinca, perfetta per la parte, dalla bella voce tecnicamente ben impostata e ben controllata, sia nelle note più basse che in quelle più alte, con emissione di fiato rimarcabilmente uniforme e apparentemente senza sforzo. Ha deluso un po’ invece il tenore serbo Zoran Todorovich nella parte di Lohengrin mancando di potenza, apprezzabile però nelle parti più intime come quando si rivolge con somma dolcezza a Elsa.
Voce potente, ma un po’ strillata, invece quella del soprano svedese Iréne Theorin, una Ortrud di forte effetto che manca però della altrettanto necessaria fine ambiguità. Più sottile nell’interpretazione il basso-baritono americano Craig Colclough nella parte di Telramund, che già la scorsa stagione si era qui fatto apprezzare come Falstaff; invece il re Heinrich è stato interpretato sulla scena da Thorsten Grumbel ma, avendo quest’ultimo problemi di voce, con la parte cantata dal proscenio in realtà da Wilhelm Schwinghammer. Menzione doverosa infine per il baritono italo-tedesco Vincenzo Neri che ha avuto un personale successo nella parte di Heerrufer, l’araldo del re.
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