Il Catalogo di Messiaen secondo Aimard

A Francoforte Pierre-Laurent Aimard presenta il Catalogue d’Oiseaux di Olivier Messiaen in tre concerti in luoghi diversi dall’alba al tramonto

Catalogue d'oiseaux - Aimard
Foto di Wonge Bergmann
Recensione
classica
Francoforte
Pierre-Laurent Aimard, Catalogue d’Oiseaux
23 Settembre 2018

Pierre-Laurent Aimard non è nuovo all’impresa: l’integrale del Catalogue d’oiseaux di Oliver Messiaen l’aveva già presentato dall’alba alla notte nello scorso marzo alla Philharmonie di Parigi in occasione dell’uscita della sua registrazione per Pentatone, ma soprattutto con una formula simile (ma all’aria aperta) un paio di anni fa a Snape Maltings e nella riserva naturale di Minsmere nel Suffolk a coronamento dei suoi sette anni alla direzione artistica del Festival di Aldeburgh.

Aimard ripete ora l’impresa a Francoforte su invito dell’Alte Oper che inserisce la sua performance nella rassegna di apertura della propria stagione, il festival Atmosphères. Intitolata come la composizione di György Ligeti datata 1961, l’eterogenea rassegna ha privilegiato musiche che non sembrano obbedire alle leggi di gravità e suoni che esercitano una forte attrazione e incantano l'ascoltatore, nell’intenzione degli organizzatori.

«Proprio come Bartók si aggirava per l’Ungheria per raccogliere canzoni popolari, ho vagato per molti anni nelle province francesi per scrivere le canzoni degli uccelli. Si tratta di un’opera straordinaria e infinita», scriveva Messiaen del suo Catalogue, composto fra il 1956 e il 1958, con un rigore classificatorio degno di un naturalista: 7 album che raccolgono 13 composizioni intitolate ad altrettanti uccelli di varie regioni francesi, meticolosamente osservati e registrati come il loro ambiente e le altre specie minori (in totale 77, per chi ama i numeri). Molto più che semplice catalogo ornitologico – una passione, quella per l’ornitologia, che non lo abbandonò mai in vita – il Catalogue è piuttosto la testimonianza di un sentimento di gratitudine al creatore per la sua opera grandiosa, fonte costante di ispirazione per Messiaen.

Aimard Foto di Wonge Bergmann
Foto di Wonge Bergmann

Formatosi con Yvonne Loriod, dedicataria e prima esecutrice della raccolta di Messiaen (oltre che moglie del compositore), Pierre-Laurent Aimard arriva al Catalogue d’oiseaux solo alla soglia dei sessant’anni e soprattutto dopo un lungo percorso artistico con fondamentali collaborazioni con alcune delle personalità più significative della musica del XX secolo. «Un tale lavoro non si inserisce nel quadro abituale di un concerto», ha dichiarato il pianista. «Penso che Messiaen abbia voluto dare ai suoi ascoltatori un’esperienza del suono nello spazio e delle sue diverse durate. Non si sa in anticipo quando e per quanto tempo un uccello canterà in natura, né da quale distanza lo si può sentire». 

Rifiutata l’asetticità chirurgica della sala da concerto, a Francoforte il ciclo viene proposto in tre stazioni e in tre momenti del giorno per trasmettere quanto più possibile quel senso di dialogo con la natura che anima il grande ciclo di Messiaen. Si comincia alle 6 del mattino al 35° piano del grattacielo dell’Opernturm, dove gli uccelli del mattino (Le traquet stapazin, La bouscarle, Le loriot e Le merle bleu) salutano il levarsi del sole come il pubblico con lo sguardo rivolto verso l’esterno e il pianista invisibile alle loro spalle. La seconda parte è alle 11 accanto alla lussureggiante vegetazione tropicale della grande serra del Palmengarten con il canto degli uccelli del giorno (Le chocard des Alpes, L’alouette calandrelle, Le traquet rieur, La buse variable e il lunghissimo la rousserolle effarvatte). Terza e ultima parte al tramonto fra le voliere degli uccelli dello zoo, il cui canto reale sembra rispondere alle sonorità astratte costruite da Messiaen per i suoi uccelli del crepuscolo (Le courlis cendré, Le merle de roche, La chouette hulotte e L’alouette lulu).

Si respira il grande Novecento musicale nella straordinaria prova di Pierre-Laurent Aimard, che attraversa le sbilenche geometrie con magistrale chiarezza espositiva e imperturbabile grazia. La sua non è una passeggiata fra gabbie di uccelli imbalsamati, ma una autentica scalata intellettuale straordinaria e infinita su uno dei monumenti del pianismo del secondo novecento.

Concerti seguitissimi fin dall’alba. Risposta calorosa.

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