L’omaggio a Hanns Eisler di Heiner Goebbels
L’Ensemble Modern riporta Eislermaterial in scena al Bockenheimer Depot di Francoforte
A una settimana di distanza dallo spettacolo di Gießen, per iniziativa congiunta di Schauspiel e Mousonturm torna in scena al Bockenheimer Depot di Francoforte per sole due date un altro concerto scenico di Heiner Goebbels a vent’anni dalla creazione a Monaco di Baviera. Si tratta di Eislermaterial, omaggio molto personale di Heiner Goebbels a un personale eroe musicale, Hanns Eisler, composto nel 1998 nell’occasione del suo centesimo compleanno. Come Kurt Weill e Paul Dessau, nella nostra memoria Hanns Eisler è indissolubilmente legato alla figura di Bertolt Brecht, l’amico di una vita, il cui approccio distaccato e razionale traduce nella sua musica: “Non illustrate i vostri sentimenti ma commentateli musicalmente. Siate oggettivi.” Fervente militante comunista anche negli anni dell’esilio americano, interrotto nel 1948 dall’espulsione per quella militanza sospetta, diventa poi cittadino della DDR, che celebra con la musica per il nuovo inno nazionale “Auferstanden aus Ruinen” (Risorti dalle rovine). Eppure fu educato alla musica da Schoenberg, che a quell’allievo dotato non gli chiese mai alcun compenso ma che accusò di slealtà. E a quel padre, Hanns scagliò parole pesanti come pietre: "La musica moderna mi annoia, non mi interessa, e alcune cose odio e disprezzo. Non voglio avere a che fare con ciò che è “moderno” … e aggiungo di non capire nulla (se non gli aspetti superficiali) della tecnica dodecafonica e della musica dodecafonica." E giù con l’educazione (musicale) delle masse oppresse.
“Credo che la mia decisione di fare musica a livello professionale abbia molto a che fare con la sua musica” ha scritto Heiner Goebbels, che proprio a Eisler dedica la tesi di laurea. “Ero affascinato dall’intera gamma di temi discussi da Eisler, compresa la letteratura, la politica, la matematica, la filosofia, le arti visive e naturalmente la musica.” E da vero nume tutelare, un busto del compositore sorveglia sul tavolo di lavoro i suoi sforzi di compositore. Una piccola statua del compositore con le braccia sollevate come un direttore d’orchestra nell’atto di dirigere è al centro della scena, appoggiata su una pila di partiture di Eisler, tutte con copertina rossa. Altre partiture e qualche coccio sparso sono gli altri, pochi elementi che riempiono lo spazio vuoto chiuso su tre lati dalle panche dove si siedono i 15 musicisti dell’Ensemble Modern e il loro strumenti. Sono ancora loro da vent’anni a dare un’anima a questo originale e vitale in 21 frammenti di un discorso musicale che germinano da Hanns Eisler.
Tolte le luci, che danno da sole la dimensione teatrale a questo spettacolo (e sono quelle, raffinatissime, del “mago” Jean Kalman), il resto lo fa la musica liberamente “interpretata” da Heiner Goebbels con strumentazioni insolite, formazioni variabili, strumentisti che cantano (il Kinderhymne, che comincia solenne quasi come un corale di Bach), archi che imbracciano ottoni come una banda di paese, innesti spiazzanti di generi e linguaggi fra marcette brechtiane, parentesi liriche degli archi, drift atonali e uno straordinario momento da free jazz del sassofonista Matthias Stich. Compagno di strada dell’Ensemble Modern per questo vitalissimo omaggio a Eisler è da vent’anni Josef Bierbichler che, chino sul leggio, più che cantare accenna con voce ruvida e un distacco che sfiora il disincanto, i versi di Brecht delle quattro Ninne nanne per madri lavoratrici, di Sul suicidio e degli altri lied militanti di un’epoca più lontana che mai. E poi, nei due momenti in cui la musica si spegne, si sente la voce acuta di Eisler parlare di tutto e del suo contrario nei due “Hörstücke”, frammenti di interviste radiofoniche montati da Goebbels con il sorriso.
Sala esaurita per entrambe le recite. Molti applausi.
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