Miseria e nobiltà al Carlo Felice
Genova: da Scarpetta a Tutino
Chi ha visto lo splendido film “Miseria e nobiltà” ispirato alla omonima commedia di Eduardo Scarpetta e interpretato da Totò e Sofia Loren, ricorda bene la scena della spaghettata: l’avidità liberatoria con la quale i protagonisti si gettano sulla pasta rossa di allettante ragù costituisce una delle sequenze più geniali del cinema italiano anni Cinquanta. La scena della spaghettata (felicemente resa dalla regista Rosetta Cucchi) rappresenta anche il momento clou dell’opera “Miseria e nobiltà” presentata in prima assoluta venerdì sera al Carlo Felice che l’ha commissionata al compositore Marco Tutino.
Il libretto di Luca Rossi e Fabio Ceresa è liberamente tratto dalla citata commedia di Eduardo Scarpetta.
Tutino e i suoi collaboratori hanno spostato in avanti la datazione del racconto: ci si ritrova dunque a Napoli nei giorni del referendum fra monarchia e repubblica e questo consente agli autori di calare il racconto in un contesto sociale e politico più generale, l’attesa di un’Italia diversa, più giusta, più libera e meno povera.
Ciò che differenzia il lavoro di Scarpetta da quello di Tutino è il “tono”: nell’opera prevale un’atmosfera drammatica alla quale non si sottrae il protagonista, Felice Sciosciammocca, trasformato in un eroe tragico. Il primo atto è decisamente volto al patetico, il secondo ha momenti iniziali più leggeri, ma nel finale scivola nuovamente in un patetismo di maniera nella celebrazione dell’Italia finalmente repubblicana.
Tutino, in un impianto teatrale tradizionale, regala melodie fluenti, squarci di ampia cantabilità (con abbondanti citazioni da Verdi, Puccini o dalla canzone napoletana), in un contesto armonico non ostico, con un’orchestra piena, a tratti persino troppo ridondante. Ciò che manca, a nostro parere, alla musica è la capacità di accompagnare l’ascoltatore in una crescente tensione drammaturgica verso i momenti culminanti dell’azione.
Sul podio Francesco Cilluffo ha diretto con energia, anche se qua e là si sono avvertiti squilibri ritmici, soprattutto nei brani corali.
Bella la regia di Rosetta Cucchi che ha sfruttato abilmente le scene di Tiziano Santi per descrivere una Napoli colorita e affamata, vivace e speranzosa.
Bene tutto il cast: dal protagonista Alessandro Luongo a Valentina Mastrangelo (Bettina), da Francesca Sartorato (Peppiniello) a Martina Belli (Gemma), da Fabrizio Paesano (Eugenio) a Nicola Pamio (il cameriere), da Alfonso Antoniozzi (Don Gaetano) a Andrea Concetti (Ottavio).
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