Ofelia, pazzia e morte 

Firenze: il Gamo Festival chiude con Shakespeare

Gamo ensemble
Gamo ensemble
Recensione
classica
Museo del Novecento, Firenze
Ophelia Suite
09 Dicembre 2017

Domenica mattina, nell’altana del Museo del Novecento di Firenze, l’ultimo concerto del festival del Gamo 2017 era una nuova produzione, realizzata dalla storica associazione fiorentina di musica contemporanea che si appresta a festeggiare i quarant’anni: Ophelia Suite di Stefano Pierini, ossia testi e musiche da Shakespeare, Rilke, Sylvia Plath,  Heiner Müller, Schumann, Brahms, Richard Strauss e dello stesso Pierini, in un palinsesto ordinato e “riscritto” per soprano (Ljuba Bergamelli), voce su nastro (l’attore Eugenio Allegri) e un ensemble diretto per l’occasione da Francesco Gesualdi, attuale direttore artistico del Gamo. Già così è nitido il tragitto poetico e musicale imperniato su un’eroina-vittima sacrificale, una Via Crucis laica e anche un archetipo per tante scene di pazzia, ma il progetto, che a Firenze ha avuto il sostegno di SIAE – Classici di Oggi 2017, avrà, si spera, un suo sviluppo ulteriore sul modello delle quattordici stazioni della Via Crucis, a cui fin da questa prima esecuzione si allude nella voce recitante, con la descrizione e prescrizione di quel rito, di ambito, ispirazione e epoca francescana. Il lavoro ci è sembrato molto ben condotto nei dosaggi e nella drammaturgia, come cronaca tutta interiore di una pazzia generata da una doppia perdita (Polonio e Amleto) e da un’insanabile alterità dell’essere donna,  e come racconto di una morte trasfigurata non sulla croce ma fra le acque e i fiori. La riscrittura musicale di Pierini ha dato veste novecentesca e cameristica ai frammenti o  una libera reinterpretazione degli originali  Lieder di Schumann (Herzeleid, Abendlied), Brahms (gli Ophelia Lieder WoO 22), Strauss (dai Lieder op. 67), componendo in proprio, sempre con questa modalità di frammento e di cosa sognata e riflessa, due canzoni sui testi dell’antico song inglese There is no rose (testo presente anche nella Ceremony of Carols di Britten) e di Heiner Müller. Originale e molto interessante per risonanze spettrali e fantastiche la formulazione strumentale, per clarinetto in alternanza al clarinetto basso (Marco Ortolani), fisarmonica (Nicola Tommasini), viola (Camilla Insom), violoncello (Giorgio Marino) e contrabbasso (Alberto Lo Gatto), intensa e convincente Ofelia Ljuba Bergamelli, e alla fine ottimo e prolungato successo.      

Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche

classica

Torino: inaugurazione di stagione con Le nozze di Figaro

classica

Saltata la prima per tensioni sindacali, il Teatro La Fenice inaugura la stagione con un grande Myung-Whun Chung sul podio per l’opera verdiana

classica

Napoli: Dvorak apre il San Carlo