Sufjan, ascoltare con pudore

Sufjan Stevens fa uscire - forse - il suo capolavoro, Carrie & Lowell: un album acustico e intimo fra dolore, dolcezza e vecchie ferite

Sufjan Stevens Carrie & Lowell
Disco
pop
Sufjan Stevens
Carrie & Lowell
Asthmatic Kitty
2015

Noi adoriamo Sufjan Stevens dai tempi di Michigan (2003) e Illinois (2005), le prime (e uniche) tappe del progetto megalomane, che prevedeva un album per ciascuno dei cinquanta Stati americani. Un miracoloso incontro tra testi letterari ricchi di riferimenti autobiografici e/o biblici, neo-folk e (a volte) orchestrazioni degne di Gershwin e/o Broadway.

Sono poi arrivati progetti vari, collaborazioni, i deliziosi album natalizi (ben dieci, uno per ogni anno dal 2001 al 2010), e infine The Age of Adz (2010), omaggio sopra le righe ai quadri apocalittici del pittore schizofrenico Royal Robertson. Ora giunge quello che forse è il suo capolavoro: un album decisamente autobiografico, dedicato alla madre Carrie, alcolista e anche lei schizofrenica, che lo abbandonò all'età di un anno, e al di lei nuovo marito Lowell. Parla delle vacanze estive quando aveva tra i cinque e gli otto anni a Eugene, Oregon, dove i due vivevano, e della recente morte di Carrie, per cancro allo stomaco, a cui Sufjan ha assistito e che lo ha lasciato come tramortito. Come se tutto quello che non aveva potuto vivere con la madre fosse improvvisamente emerso.

Ne risulta un album scarno, intimo e doloroso, dove la voce sussurrata di Sufjan interagisce con la chitarra acustica, arrangiamenti essenziali, pizzichi di elettronica e rumori di fondo e ci conduce nella sua infanzia e nei luoghi degli unici momenti da lui veramente vissuti con la madre. Ci sono anche tanti simbolismi (religiosi e mitologici) e riferimenti, spesso incomprensibili ma misteriosamente comunicativi. Un album da ascoltare con pudore, magari in cuffia (come nei listening parties di #SilentSufjan, il tour silenzioso di promozione), per lasciarsi catturare dalle emozioni che rievoca e scatena. Undici tracce stupende (la nostra preferita è "Should Have Known Better"), dove si alternano dolore e dolcezza, amore e ferite mai completamente rimarginabili. Il disco è in uscita a fine mese, ma è già in circolazione da diverse settimane in rete (con una implicita accettazione di Asthmatic Kitty, che non lo ha fatto ritirare), nonché - da poco - in streaming integrale su NPR.org.

Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche

pop

Un sermone (in sanscrito) da Father John Misty

Mahashmashana, nel segno di un massimalismo esistenzialista, è il sesto album di Father John Misty

Alberto Campo
pop

La prima da solista di Kim Deal

Nobody Loves You More è il primo album dell’icona femminile dell’indie rock statunitense

Alberto Campo
pop

L'album di famiglia di Laura Marling

Il nuovo disco della cantautrice inglese Laura Marling nasce dall’esperienza della maternità

Alberto Campo