Quel Pierino di Paolo Rossi

L'attore "recita" il Pierino e il lupo di Prokof'ev per l'Orchestra di Padova e del Veneto

Paolo Rossi e Marco Angius
Paolo Rossi e Marco Angius
Recensione
classica
Padova, Orchestra di Padova e del Veneto
Paolo Rossi, Marco Angius, Orchestra di Padova e del Veneto
11 Novembre 2017

Benché fossero già noti il programma e i nomi degli interpreti coinvolti, sin dal suo annuncio appariva come un evento a scatola chiusa. E così è stato fino a quando non è apparso Paolo Rossi sul palco dell’Orchestra di Padova e del Veneto, prima per introdurre il programma con brevi e folgoranti interventi, poi nella seconda parte del concerto in Pierino e il lupo di Prokofiev. Poiché ogni fiaba ha bisogno di rapportarsi al tempo in cui rivive, nel racconto di Paolo Rossi l’uccellino è imbottito di psicofarmaci per superare le angosce che lo affliggono, l’anatra è bipolare, il gatto vegano, mentre un maiale “biologico steineriano” si candida ad entrare nel cast. 

Il racconto viene assorbito dal discorso musicale in una rielaborazione esplosiva e allo stesso tempo critica nei confronti della società, per allinearsi a vizi e nevrosi che la irrorano.

Nella Suite ricavata dalle musiche per il film Hamlet si condensa invece l’intera esperienza teatrale, cameristica e sinfonica di Shostakovic, mentre la sua latitanza nei programmi musicali, del tutto ingiustificata, non ha niente a che vedere con il suo valore artistico. Nelle sferzanti sciabolate introduttive, nelle ambientazioni cupe che attendono l’apparizione del fantasma, fino alle atmosfere congelate che precedono il verificarsi del dramma, le possibili sfumature sono veicolate dalla musica che si insinua nell’ascolto di questa incredibile partitura, prima di poter avvertire l’estrema vitalità nelle sonorità e sensazioni che animano l’opera. Ne è complice l’orchestra di Marco Angius e di una lettura talmente profonda da animare il programma con eccezionale disinvoltura, dai toni ironici e grotteschi ispirati dalla tragedia shakespeariana, fino a rinvigorire le raffinatissime e delicate combinazioni timbriche del Notturno di Chopin, capace di parlare dritto all’anima dell’orchestra grazie al lavoro di un giovanissimo Stravinsky.

Lunghi e meritati applausi incoronano l’orchestra, il suo direttore e l’ospite.

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