La storia d'Italia cantata
Giovanna Marini e la Scuola del Testaccio per un nuovo disco Nota
C'è un prima e un dopo il 1789, il discrimine fondamentale che separa due mondi tra loro pressoché estranei. Quello in cui la libertà di agire, in limiti del tutto discrezionali, è gentile concessione di qualcuno che ritiene di essere superiore agli altri per presunta investitura divina, e quello che riconosce a tutta la comunità delle persone medesimi diritti alla libertà, perché incardinati su un concetto oggi purtroppo ridivenuto assai sospetto, quello di uguaglianza.
Un prima e un dopo, si diceva, che scompagina la storia dell'Europa e la rende unica. Tendiamo a dimenticare questa lezione, peraltro assai poco retoricamente costruita col sangue di milioni di persone. Il discrimine del 1789 fa da pietra angolare per la costruzione di questo palpitante nuovo lavoro dell'indomabile giovanissima ottantenne Giovanna Marini con il suo Coro Inni e Canti di Lotta (diretto da Sandra Cotronei) e la sferzante Banda della Scuola Popolare di Musica di Testaccio sotto la guida del maestro Silverio Cortesi.
Realtà queste ultime, come sappiamo a serio rischio di sfratto dopo decenni di presenza e presidio culturale sul territorio. Ben venga dunque un nuovo progetto che fa da tassello della memoria, a reggere il peso difficile della storia che rischia di svanire nell'autoreferenzialità assoluta di quest'epoca tutta click sui microschermi, information overload e selfie.
Qui, invece, e rigorosamente in presa diretta e dal vivo (perché non c'è nulla come mettere insieme cori, bande e voci soliste: una potenza di fuoco musicale che fa rabbrividire) si torna a far storia, e a far musica. Sulla durata lunga di due cd. Raccontando come la Rivoluzione Francese arrivata nella Penisola sia stata un formidabile innesco di lotte per la libertà, il fertilizzante di idee che poi conobbe altri e imprevedibili sviluppi nei moti risorgimentali, nei movimenti anarchici e socialisti, nella resistenza alla brutalità fascista che tutte quelle lotte di libertà tentò di offuscare, con la mendacia massima di far credere di incarnare un'idea di patria nata dal Risorgimento. Le ottave storiche e le Strofette, l'inno del Primo maggio scritto da Pietro Gori sull'aria del "Và pensiero" verdiano, "Addio a Lugano" e le storie della Brigata Garibaldi, "O Gorizia" e "Italia Bella mostrati gentile". Come di dice con parole semplici ma concrete nel libretto: “la musica e il canto hanno il potere di restituire alla storia la sua verità e la sua umanità”.