Il violino ispirato di Kremer
Applausi al Regio di Parma per il musicista lituano e la giovane coreana Clara-Yumi Kang
Una suggestione intensa, nutrita da un segno interpretativo disegnato con densa limpidezza espressiva: questa è l’impressione regalata dal bel concerto che vedeva protagonisti i due violini di Gidon Kremer e della giovane coreana Clara-Yumi Kang, ospitato nell’ambito del cartellone concertistico del Teatro Regio di Parma. Il programma partiva da sei dei ventiquattro preludi per violoncello solo op. 100 composti nel 1968 da Mieczysław Weinberg e trascritti per violino dallo stesso Kremer, il quale ha saputo restituire i caratteri suggestivi di una scrittura musicale dal fascino strutturale misurato, carattere stemperato dalla maggiore liricità che permeava la Sonata per due violini op. 69 che il compositore sovietico di origine polacca aveva pubblicato quasi dieci anni prima. Un brano la cui interpretazione ha confermato la rodata affinità tra Kremer e Clara-Yumi Kang, già ben delineata nell’intensa lettura di Hay que caminar soñando di Luigi Nono, brano del 1989 dedicato dal compositore veneziano a Tatiana Gridenko e allo stesso Kremer, dove l’ideale peregrinazione dei due musicisti tra i diversi leggii distribuiti sul palcoscenico ha trovato plastica espressività nella restituzione di un intarsio sonoro limpido e pregnante. Altri momenti di segno coinvolgente sono state le oasi solistiche rappresentate dalla Ciaccona bachiana (Partita n. 2 in re minore BWV 1004), dove la violinista coreana ha dato prova di solida ed efficace personalità, e da Requiem for Ukraine di Igor Loboda, meditazione intensa che Kremer ha tratteggiato con pregnante maestria. Completava il programma la trascinante Sonata in do maggiore per due violini op. 56 di Sergej Prokof’ev, più che appropriato suggello a una serata coronata da applausi convinti e due brani fuori programma.
Note: Foto Roberto Ricci
Interpreti: Gidon Kremer (violino), Clara-Yumi Kang (violino)
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