“Gli anni della vertigine hanno molto in comune con i nostri giorni, non ultimo il loro essere aperti: nel 1910 e persino nel 1914, nessuno si sentiva certo su come sarebbe stato il futuro, su chi avrebbe detenuto il potere, di quali costellazioni politiche sarebbero state vincenti o di quale tipo di società sarebbe emersa dalla rapidissima trasformazione”, scrive Philipp Blom in “The Vertigo Years”, il saggio da cui nasce l’ispirazione dell’ultimo spettacolo firmato da Alain Platel per i ballets C de la B andato in scena alla Jahrhunderthalle di Bochum nel quadro della Ruhrtriennale. Anni lontani, eppure così vicini. Anni di rapidissime e sconvolgenti trasformazioni, destabilizzanti per l’ordine del mondo e la psiche degli individui, culminati nel grande bagno di sangue della prima guerra mondiale. Quegli anni Platel fa parlare con l’alfabeto musicale di Gustav Mahler, morto nel 1911, figura emblematica del conflitto fra la forma sinfonica tradizionale e il suo superamento. Ultimo dei classici e liquidatore della tradizione, Mahler apre la strada a nuove forme, più estreme dell’espressione musicale.
Dopo esperienze di segno più marcatamente teatrale (si veda il recente “En avant, marsch!”), con “nicht schlafen” Platel torna alla danza “pura”, ossia a uno spettacolo per 9 danzatori, coinvolti in prima persona nella concezione coreografica. Fedele alla sua poetica, Platel non rinuncia alle consuete contaminazioni, “sporcando” la purezza del movimento coreutico con una gestualità scomposta (come in “Out of context. For Pina”) o incrociando tradizioni musicali lontanissime (come l’Africa e il barocco di “Coup fatal”) in funzione di un preciso disegno drammaturgico. La metafora del conflitto e della difficile (impossibile?) ricomposizione di un’armonia diventa uno scontro implacabile e violenta fra danzatori sul tema del primo movimento della Prima sinfonia che si placa, ma non del tutto, sulle note del celebre Adagietto della Quinta. Conflitto è anche nella tensione che sprigiona dalle torsioni dei dorsi a contatto di un duo di danzatori (David Le Borgne e Romain Guion) nel silenzio rotto solo dai loro respiri affannosi, ma anche nella vorticosa “Totentanz” di colore già espressionista dello Scherzo della Settima nella quel si innesta un canto africano degli straordinari Boule Mpanya e Russell Tshiebua (la coppia di performers di “Coup fatal”) e nei loro geometrici movimenti, quasi rituali, che accompagnano i terribili colpi d’arco della marcia che apre la Sesta sinfonia con quell’ombra evanescente del Kaiserwaltz sullo sfondo. Il finale è tutto dell’Allegro maestoso con quelle perentorie frasi dei violoncelli e quello slancio continuo verso una luce abbacinante, continuamente spezzato e sprofondato nella disperazione allucinata di temi sovrapposti, che quasi confonde i danzatori in una cacofonia di movimenti. Sull’orlo dell’abisso la danza è impossibile.
L’artista visuale Berlinde De Bruyckere, alla prima collaborazione con Platel, disegna una scena fatta di pochi ma incisivi elementi: una tela ocra lacerata come fondale e tre cadaveri contorti di animali. Steven Prengels assembla la composita e incisiva tavolozza musicale mahleriana. Il resto lo fanno gli straordinari danzatori, festeggiatissimi. Successo senza riserve di buon auspicio per la lunga tournée che seguirà la decina di recite di Bochum.
Note: Produzione de les ballets C de la B in collaborazione con Ruhrtriennale, La Bâtie-Festival de Genève, TorinoDanza, la Biennale de Lyon, L’Opéra de Lille, Kampnagel Hamburg, MC93 - Maison de la Culture de la Seine-Saint-Denis, Holland Festival, Ludwigsburger Schlossfestspiele, NTGent. Alla Ruhrtriennale dal 1 al 10 settembre 2016, quindi in tournée europea (a Torino Danza il 23 e 24 settembre e a Reggio Emilia 8 e 9 ottobre).
Interpreti: Bérengère Bodin, Boule Mpanya, Dario Rigaglia, David Le Borgne, Elie Tass, Ido Batash, Romain Guion, Russell Tshiebua, Samir M’Kirech (danzatori)
Regia: Alain Platel
Scene: Berlinde De Bruyckere
Costumi: Dorine Demuynck
Corpo di Ballo: les ballets C de la B
Coreografo: Alain Platel
Direttore: Steven Prengels (sound design: Bartold Uyttersprot)
Luci: Carlo Bourguignon