Quella del “Viaggio a Reims” di Rossini è davvero una prodigiora storia di successo: ritenuta perduta fino alla storica riesumazione al ROF del 1984, dopo oltre trent’anni non c’è teatro che non lo programmi. In questa stagione Zurigo la propone addirittura come spettacolo delle feste, accanto all’irrinunciabile circo. Il teatro svizzero non lesina certo sui mezzi: cast privo di stelle di prima grandezza ma con voci collaudate, un giovane direttore italiano del promettente futuro e un vecchio leone per la regia. E proprio da lì vengono i problemi maggiori. Maestro riconosciuto di un teatro dell’assurdo in cui la musica svolge un ruolo fondamentale, Christoph Marthaler sbaglia praticamente tutto. Non trova una chiave convincente e coerente ma soprattutto intelligibile, sbaglia tempi e modi, infarcisce con alcune delle sue gag che qui risultano e fa ricorso all’avanspettacolo per animare uno spettacolo altrimenti completamente inerte. Il che ha dell’incredibile trattandosi di Rossini. Anche la chiave visuale fornitagli da Anna Viebrock, complice di tante operazioni di successo, questa volta sembra priva di ispirazione e originalità nel disegno di una asettica casa di cura dal décor generico con una soffitta-bunker zeppa di ritratti di capi di stato e sovrani (ma c’è anche Blattner) buttata là come la coppa FIFA che vi viene esibita mentre di sotto gli ospiti cantano gli inni nazionali. E quando tocca a Corinna esaltare le virtù del sovrano Carlo nella generale immobilità, i sopratitoli avvisano di una traduzione temporaneamente non disponibile, che ha tanto il sapore di una resa incondizionata a un lavoro che Marthaler visibilmente dimostra di non saper come trattare. Fortunatamente sul piano musicale le cose filano molto meglio grazie a un plateau ben assortito con qualche punta di pregio come il Libenskof del bravissimo Javier Camarena e la Folleville della spumeggiante Julie Fuchs. Niente male nemmeno la Corinna di Rosa Feola, che magari si vorrebbe più sognante e il Belfiore disegnato con eleganza da Edgardo Rocha. Corretti sul piano vocale ma poco incisivi i tre bassi Nahuel Di Pierro, Scott Conner e Yuriy Tsiple, che pagano un prezzo più alto alle infelici scelte di regia, così come Serena Farnocchia. Daniele Rustioni non ha forse la tempra del rossiniano di razza ma dirige con gusto e buon senso del ritmo (quando Marthaler non rema contro). Buone le prove di orchestra e coro. Accoglienza calorosa a tutti gli interpreti, qualche contestazione a Marthaler e al suo team. Si replica per tutte le feste.
Note: Nuovo allestimento dell’Opera di Zurigo in co-produzione con l'Opera di Copenhagen e Opera Australia. Date rappresentazioni: 6, 11, 13, 16, 18, 23, 27 dicembre 2015, 1, 3, 5, 7 gennaio 2016.
Interpreti: Rosa Feola (Corinna), Anna Goryachova (La Marchesa Melibea), Julie Fuchs (La Contessa di Folleville), Serena Farnocchia (Madama Cortese), Edgardo Rocha (Il Cavaliere Belfiore), Javier Camarena (Il Conte di Libenskof), Nahuel Di Pierro (Lord Sidney), Scott Conner (Don Profondo), Yuriy Tsiple (Il Barone di Trombonok), Pavol Kuban (Don Alvaro), Roberto Lorenzi (Don Prudenzio), Spencer Lang (Don Luigino), Liliana Nikiteanu (Maddalena), Rebeca Olvera (Modestina), Estelle Poscio (Delia), Iain Milne (Zefirino), Ildo Song (Antonio), Christopher William Hux (Gelsomino), Marc Bodnar e Raphael Clamer (mimi)
Regia: Christoph Marthaler
Scene: Anna Viebrock
Costumi: Anna Viebrock
Coreografo: Altea Garrido
Orchestra: Philharmonia Zürich
Direttore: Daniele Rustioni
Coro: Chor der Oper Zürich
Maestro Coro: Ernst Raffelsberger
Luci: Martin Gebhardt